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Il cruciverba in serrese

Gioacchino Giancotti
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Le “immagini” di Mariella Curigliano

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L’accento della poesia si coglie già dalla prima pagina, dalla prima lirica,  “Pioggia di stelle”, nel tono, nel ritmo scarno e sereno ma fortemente ed intimamente musicale, nel mondo dell’immaginazione – realtà, così personale, così sofferto. “ E ,all'improvviso,/ ritrovo / il perduto/ stupore...// se provo/ a specchiarmi/ nel muto silenzio/ dei tuoi occhi/ giulivi,// se provo/ a mirare/ il disincanto/ del tuo sguardo/ sincero,// se provo/ a sentire/ la pioggia di stelle/ che stilla/ dal firmamento/ dell'anima”. Sono i versi che danno l’incipit ad una gradevolissima silloge, finora inedita ma che merita sicuramente il premio della pubblicazione, una silloge che io non esiterei a darle il titolo  “Immagini”. Sono  immagini  come voce ininterrotta che dipana il filo della vita di fronte al lettore, perché egli riceve, via via, le personali esperienze di Mariella Curigliano, di Monterosso Calabro, avvocato, prestata, nel tempo libero, alla poesia  perché “è un’esigenza – come la stessa mi ha confidato - è un mezzo che mi permette di conoscere meglio le mie fragilità, le mie paure e i miei punti di forza. La poesia è, in  una parola, libertà di esprimermi.” Già, la poesia. “La poesia…pensieri sublimi” come ella stessa ci trasmette in questi versi : “Argentei fili/ di parole,/ armoniosi incastri/ del pensiero,/ eleganti sintagma/ della mente/ innalzano/ l'aquilone/ dell'anima/ che, diafana,/ plana/ nel cielo adamantino/ dell'essere,/ e danza al ritmo/ dei dolci zefiri/del bello...”. Ci troviamo davanti ad una poetessa  la cui parola poetica evoca, con limpida chiarezza, davanti alla memoria di ognuno. E più si va avanti nella lettura e più si fa frequente una sentenziosità commossa e luminosa, la sapienza di un’esposizione chiara, incisiva, fortemente intrigante, dove non è difficile scorgere il senso coinvolgente di un dialogo gentile, colmo di sensibile grazia come quando parla al caro papà: “Come d'incanto,/ riaffiora,sovente,/ nitido,/ nella mia mente,/il tuo sguardo,/ Padre... pensoso,/ talora,/ rapito,/che scruta,/ estasiato,/ rossi tramonti/ tuffarsi nel mare,/ foglie dorate/ inseguite dal vento,/rondini/ in volo..../ Mentre,/ il crepuscolo avanza.../ e piovono/ gocce di nostalgia.” Modi poetici non declamatori, sottilmente malinconici che investono il nostro tempo e quello di chi ormai non c’è più, per riflessioni segrete e governate dalla commossa intelligenza che fa scrivere ora versi secchi e poi versi comunicanti e comunque versi sinceri, chiari e mai contorti e che insieme sono pudore, ricerca e “Inquietudine” con cui si rivolge ancora all’amato genitore: “Ti rivedo, padre,/ seduto sull'uscio.../ Il mento racchiuso/ da mani tremanti,/ gli occhi lucenti,/ lontana la mente...// Ti rivedo, padre../ le braccia conserte,/ lo sguardo silente,/ inquieta la mente,/ scrutare/ un'anima// ansante/ in cerca di pace..//. Ti ripenso, padre.../ / mentre accenni/ un sorriso,/ e ritrovi,/ in un cantuccio/ del cuore,/ zampilli di gioia...// Mentre / il vento del tempo,/ i ricordi,/ turbinoso,/ trascina/ nei/ recessi indistinti/ dell'anima.” Continuando nella lettura incontriamo sprazzi di gioiosità, il cui vissuto e la trasparenza dell’anima si equilibrano in un esito di grande intensità come nella lirica “Felicità” laddove la Curigliano scrive che: “È  il maroso// spumeggiante/ che/ inonda/ la scogliera.// È il profumo/ Inebriante/ del narciso/ a primavera.// È il candore/ della luna/ che rischiara/ a prima/ sera.// È/ la quiete/ che segue la bufera.// E’ l’idillio/ di un sogno che s’avvera.”  Ed ancora. Nella poetessa vibonese non c’è uno scavo indifferente, ma tanti interrogativi che denotano tanta attenzione verso il tempo che fugge come in “Vanità” dove “Un relitto/ si staglia/ sulla spiaggia/ deserta/ dell'anima.../ sbiadito,/ corroso,/ consunto/ dalle onde/ impetuose/ del tempo,/ che tutto/ consuma,/ cancella/ e distrugge.”  Sono versi poetici essenziali che traducono i moti dell’anima con testimonianze positive finalizzate alla realizzazione di una realtà migliore e più pulita, di un mondo poggiato su saldi principi morali. Così Mariella, come poetessa autentica, si fa umile e sofferta, perché la sua anima, anima bella, è un’antenna di alta capacità ricettiva e la sua penna sa “trasmettere” e la sua poesia diventa edificante e pedagogica. Insomma questo bellissimo itinerario lirico di Mariella Curigliano, dove le poesie vivono intensamente, ha tutta l’armonia di un raggio di sole riflesso nell’acqua, tutto il trasalimento del cuore, tutto lo slancio di una ancor giovane vita filtrata dalla poesia che anela raccontare il proprio mondo, raccogliere nel proprio bagaglio i segni testimoniali del vivere quotidiano, farsi largo a bracciate per significare verità essenziali, per cercare amore, per dare amore. Sono poesie, queste dell’amica Mariella, belle, piacevoli, da tenere sul comodino e leggerle e quasi sorbirle nel momento in cui il mondo tace e ognuno di noi con la preghiera serale innalza l’inno della speranza del domani. “Al crepuscolo,/ nei lussureggianti/ giardini della vita,/ tra i profumi/ inebrianti/ di mirto e di lavanda,/ ancor prima che/ la bruma rapisca/ luci/ suoni/ colori…/ Ritroverò ancora,/ nel luccichio,/ dei tuoi occhi ridenti/ nel tono dolce della tua voce/ suadente,/ nel forte palpito/ del tuo cuore tremante,frammenti e luce/ e/ gemme d’amore.” E il dolce e tenero epilogo è “A notte fonda” quando “all’improvviso,/ odo/ del vento/ il turbinio,/ lo stormir7 delle fronde,/ dell’usignolo/ il delizioso canto,/ e d’un passante/ il cadenzato passo.// E, mentre/ della pendola/ ascolto/ il ticchettio,/ dall’imposta socchiusa,/ scorgo/ il luccicore/ della luna,/ nel silenzio,/ una preghiera,/ dall’intimo/ s’innalza/ a Te,/ Signore…”

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