I Cori di Monserrato e la Schola Cantorum San Francesco di Pizzo.
In queste brevi osservazioni, per motivi di spazio e di tempo non posso parlare dell’evento culturale ad alto livello organizzato dalla Diocesi di Mileto e dall’attivissimo don Vincenzo Barbieri, quale parroco della Basilica S. Maria di Monserrato di Vallelonga e noto Maestro corista. Parlerò invece del concerto celebrato la sera dell’otto ottobre allorquando il Coro Gregoriano di Monserrato si è alternato sull’altare ottocentesco della basilica, con il Coro Polifonico Schola Cantorum ( San Francesco di Pizzo ) diretto splendidamente dal Maestro corista Diego Ventura. Rinuncio solo provvisoriamente ad illustrare uno dei convegni più importanti dell’anno nella provincia di Vibo e forse della Calabria ( insieme a quello del festival della letteratura di Tropea ), importante sia per i temi trattati ( dal titolo Le arti per lo spazio sacro nell’Italia meridionale tra otto e novecento ), sia per i docenti universitari che hanno aderito e sia per gli specialisti che hanno partecipato ( Università di Napoli, Reggio Calabria, Cosenza e Messina ). Fra gli altri è stato relatore il prof. Domenico Pisani originario di Serra. Auspico che gli atti di questo summit culturale vengano pubblicati al più presto con il fine di farli conoscere a tutti coloro che amano l’arte ed anche il meridione d’Italia. Ma andiamo a sviluppare il tema che ci siamo proposti nella premessa di questo scritto.
La sera dell’evento, entrammo nella basilica di Vallelonga dopo essere giunti dalla vicina Serra San Bruno. Trovammo la chiesa pulita, ordinata ed imponente, con la madonnina al centro dell’altare, i dipinti in alto del pittore di Cortale Andrea Cefaly, prima patriota e poi deputato dello Stato Liberale; scrittore e musicista ed inventore dello strumento a tre corde “il pèssolo”; notammo pure, fra alcune statue in legno, “il San Giuseppe”, pregiata scultura dell’artista serrese Giovanni Scrivo; poi lo sguardo si soffermò sull’ambone in marmo bianco ( leggìo ) posto sulla sinistra per chi si trova di fronte all’altare. Interessanti le simbologie evangeliche in esso scolpite ( insieme ad un grande cero rivestito pure di marmo ) le quali poi tuttavia perdono vigore nell’esecuzione dell’opera in chiave moderna e contrastano con il contesto delicato ed estetico della basilica mariana.
Interruppe le nostre riflessioni di carattere artistico l’intervento di don Vincenzo Barbieri che in un discorso prodromico sulla storia e tecnica corale, creò la giusta e consona atmosfera per gli ascoltatori presenti.
Appena un breve stasimo dopo la presentazione dei protagonisti dell’evento, iniziò a suonare il bellissimo organo della basilica, il Maestro Luigi Fontana, piccolo di statura ma grande nell’esecuzione del Preludio della messa solenne di Vincenzo Pretali. Notammo subito lo stile e la sottile destrezza che dimostrò empiricamente, questo autore che si diplomò al Conservatorio A. Boito di Parma, mentre suonava uno dei più grandi organi del meridione.
Subito dopo le componenti del Coro Gregoriano Monserrato si disposero sull’altare di fronte alla platea. Il coro, costituito da voci femminili, fu fondato da don Vincenzo Barbieri nel 2009 e rappresenta il fiore al’occhiello della provincia di Vibo e della Calabria. Lo scopo è quello di animare le liturgie della basilica ma anche di altri siti religiosi. La specializzazione è il canto gregoriano che com’è noto è un genere musicale vocale, monodico e liturgico senza musica. Storicamente viene elaborato in occidente a partire dall’ottavo secolo d.c. e nasce dall’incontro del canto romano antico con il canto gallicano nel contesto della rinascita carolingia. Dietro i risultati positivi conseguiti ci sono anni di preparazione e sacrificio da parte delle componenti e del loro Maestro.
Il coro femminista iniziò a cantare sotto la direzione di don Vincenzo il canto gregoriano della Certosa di Serra San Bruno. Nel greve e solenne silenzio della chiesa, la voce mantenne la sua unicità dall’inizio alla fine dell’esecuzione, interrotta solo dagli scroscianti applausi del pubblico alla fine del canto corale. Il respiro della preghiera inondò l’aria, toccò i cuori e la dolce melodia raggiunse l’apoteosi della musicalità umana. Pensai ai monaci certosini che ogni notte escono dalle loro celle, si dirigono in silenzio verso la chiesa conventuale e i loro canti e preghiere raggiungono direttamente il Signore senza bisogno di intermediari.
Giusto il tempo per gli apprezzamenti e commenti da parte del pubblico presente, ed ecco disporsi sull’altare il Coro Schola Cantorum Santuario S. Francesco di Pizzo Calabro. Diretto dal Maestro Diego Ventura, elegante e distinto, proveniente dal Conservatorio di Vibo Valentia, laureatosi in “Musica Corale e Direzione di Coro” presso il Conservatorio di Avellino ed affiancato dal Maestro preparatore del coro Alessandro Maglia ( nonché “basso” ), dai solisti Giuseppe Cultrera ( baritono ) e Antonietta Pisano ( soprano ). Gli autori scelti, Lorenzo M. Falduti, Michele Valensise e Francesco Cilea. Canti accompagnati dal Maestro Luigi Fontana che prese posto all’organo della basilica. Attivo dal 2013 partecipa a competizioni di carattere regionale ed il suo successo in soli due anni è direttamente esponenziale rispetto ad ogni nuova prestazione ad eventi canori. Aggiungo storicamente parlando che i primi esempi di musica corale provengono direttamente dalla Grecia classica (es. il frammento dell’Oreste di Euripide del 408 a.c. ).
Inizia a cantare il coro con stile icastico ( si nota subito la professionalità dei componenti ) sotto la direzione del Maestro Ventura che con la gesticolazione di rito, riesce a “domare” e a portare a voce unica oltre 40 tonalità di voci diverse in perfetta sincronia con l’illustre organista. Ad ogni gesto, come per incanto, la voce unica si abbassa e poi si alza repentina, per poi divenire dolce e poi divenire solenne e poi divenire più pacata. Il primo pezzo cantato ( dalle parole del Metastasio ) mi emoziona più degli altri per la qualità dell’esecuzione e per le pulsioni passionali che gli autori riescono ad esternare e a trasmettere all’assemlea.
Alla fine dell’evento complimenti e ringraziamenti per tutti i partecipanti. Usciamo dalla basilica convinti che abbiamo arricchito la nostra cultura e perché no, anche il nostro animo…auspico e spero che questi cori verranno anche a Serra dove troveranno un sito spirituale consono alla loro sottile musicalità umana.