Rivista Santa Maria del Bosco - Serra San Bruno e dintorni

Mia nonna e l'uacchiu, un racconto di Anna Maria Chiapparo.

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Mia nonna e il malocchio
L'altro giorno, mi è venuta in mente una parola che veramente erano anni che non sentivo più. "U gurzuattu" (amuleto). Stavo cucendo dei sacchettini profuma cassetto ed all'improvviso, come un flash mi è apparsa davanti agli occhi mia nonna intenta a creare questo famoso amuleto che andava tanto dalle nostre parti, fino a qualche anno fa. Ebbene sì, mia nonna toglieva il malocchio. A dir la verità non ne andavo tanto fiera all'epoca e mi dava molto fastidio questa sua attività, ma non potevo farci niente e piano, piano l'ho accettata come una sua dote o caratteristica... non saprei... Mia nonna non usciva più di casa da molti anni per i vari acciacchi che aveva, ma la sua vita casalinga non era mai monotona. Aveva il suo bel da fare e riceveva molte visite da vicine, parenti, amici ed anche estranei che la conoscevano di "nominata" (nomea)! Sapeva togliere il malocchio come nessun altro, dicevano. Non usava infatti, il solito piatto con l'olio che usavano i più, ma aveva un modo tutto suo che diceva aver appreso da un'anziana signora di Pizzo, molti, anni addietro, quando lei era ancora giovane. All'inizio, lo usò solo per i bisogni familiari, poi, col tempo e cominciando a spargersi la voce, estese anche agli altri. Non prese mai una lira, ma dalle nostre parti si sa che ci deve bisobbligare per forza al ricevimento di un favore e quindi, ognuno che andava a disturbarla per farsi fare "l'uacchiu", portava di quel che aveva in casa. Le solite cose: patate, frutta, verdura dell'orto, vino, olio ecc... L'olio lo accettava ben volentieri perchè lo usava (e consumava tanto!) per la "lampa" (lume ad olio) che teneva accesa giorno e notte ininterrottamente per le anime dei defunti, soprattutto per le anime del Purgatorio. Io ho passato molto tempo con mia nonna. Sono cresciuta con lei, ma soprattutto nell'adolescenza, ho passato molti anni ad assisterla continuamente tralasciando da parte i miei sogni per il futuro... In quel periodo c'era tra di noi come un rapporto di odio-amore per varie vicissitudini che non sto a raccontare, ma devo dire che da lei, ascoltanto i suoi racconti del passato, i suoi ricordi, la vita che ha vissuto, ho tratto molta della forza che ho oggi. Come carattere le assomiglio anche se allora non mi piaceva questa cosa e non lo ammettevo. Oggi non ci faccio più caso, ma so che è così. L'unica cosa che non ho voluto imparare da lei, perchè mi ero impuntata, furono proprio quelle famose formulette per togliere il malocchio e lei di questo se ne dispiaceva perchè avrebbe voluto tramandare "la sua tradizione" che invece è morta con lei. Io, timida per natura, mai avrei accettato, anche perchè me ne vergognavo un po'. Ricordo che di questa mia insofferenza ne parlai anche con un sacerdote, ma questi mi rincuorò molto dicendomi di valutare se le persone che andavano da lei ne traevano un conforto o meno. Se le persone rimanevano contente per un qualsiasi, anche inspiegabile motivo che le portava a credere nel malocchio, e rimanevano soddisfatte dell'aiuto di mia nonna, potevo convincermi che mia nonna faceva del bene e nulla di male, soprattutto perchè non chiedeva nulla in cambio, anzi, spesso nasceva una sincera amicizia che durava negli anni. Questo, il succo di cosa mi disse il sacerdote che tra l'altro conosceva bene mia nonna e sapeva ciò che faceva. Pregava moltissimo, infatti. Giorno e notte e la sua casetta era tappezzata di immagini di santi. Qualcuno storcerà il naso pensando che tutti i santoni di oggi usano i santi per attirare le persone, ma per lei non era così. Non voleva dimostrare nulla a nessuno. Erano gli altri che la cercavano anche solo per sfogarsi, per confidarsi. Molte volte io ero presente a quegli incontri, vivendo quasi praticamente con lei ed ero partecipe involontaria di tante sofferenze familiari, di tante preoccupazioni ecc. Mia nonna ascoltava ed affidava tutto al Signore pregando per loro e so che lo faceva veramente. Capitava che mio nonno finisse in ospedale per qualche malanno ed allora io dormivo con lei. Non so come facesse, ma non la vedevo mai dormire. Pregava sempre. Chissà quanti rosari recitava ogni giorno... Aveva un vecchio rosario nero, ormai usurato dal tempo che teneva sempre con sè in mano, ed ogni volta che si rompeva mi chiedeva di cucirglielo come potevo. Ad un certo punto nemmeno io sapevo come sistemarlo visto che erano più le giunture fatte da me che quelle originali. Ne aveva altri comprati da noi o regalati da sue amiche, ma voleva sempre quello e se l'è portato fino alla fine perchè glielo abbiamo messo nel feretro. Non potevamo staccarla da quel vecchio rosario anche se mi sarebbe piaciuto tenerlo come ricordo... Con la "lampa" aveva un rapporto particolare ed io la prendevo in giro per questo. Ero io che la curavo. Cambiavo l'acqua e preparavo le cannucce per mettere il cotone. Colmavo di olio se necessario e quando era proprio sporco, perchè capitava, bruciando il cotone, lo cambiavamo. Osservando la fiammella lei riusciva a capire se avrebbe avuto visite o meno quel giorno e stranamente qualcuno arrivava sempre. Io sorridevo e a volte l'assecondavo, ma sapevo in cuor mio che erano coincidenze anche perchè le visite erano molto frequenti, quindi non mancavano quasi mai! La gente veniva a trovarla anche solo per chiacchierare o farle un saluto, soprattutto d'estate ed oggi dico: meno male! Come può un'anziana che non esce di casa passare le giornate in solitudine? Non aveva nemmeno la televisione perchè non l'ha mai voluta. Ascoltava solo la messa alla radio, la domenica mattina e basta. Quanto abbiamo insistito per un televisore, ma mai ha ceduto. Veniva da altri tempi da altro modo di vivere e non ne sentiva affatto il bisogno. Ritornando al malocchio, quindi, mia nonna aveva un modo tutto particolare di capire se una persona o un bambino avevano subito a "jettatura". Diceva delle preghiere anche su una fotografia e subito capiva se c'era qualcosa o meno. Io credo che il malocchio sia soprattutto una convinzione interiore che qualcosa non va e spesso facciamo coincidere dei fatti con un malessere generale che ci scombussola un po e ci induce a pensare male degli altri che incrociamo o delle sventure che ci accadono normalmente. Comunque sia, nei paesi come il mio, si credeva molto al malocchio, ma è da ricordare che spesso il malocchio prendeva anche per "priaju" (apprezzamento) soprattutto nei bambini quando, smaliziatamente si diceva che erano belli, magari senza dire la "parolina magica", "benedica". Era questa una parola che andava molto, infatti, per non offendere chi riceveva gli apprezzamenti. Se non si diceva si pensava subito male, credendo che l'altro volesse "'ndocchiare" per invidia o malignità. I rimedi, oltre ad andare da persone specifiche, come mia nonna, che sapevano toglierlo quando già era avvenuto, consisteva più che altro nel prevenire coi vari oggetti creduti da sempre dei portafortuna. Ricordiamo il famoso cornetto, interpretato da noi, anche coi peperoncini rossi appesi ai muri e ivi lasciati noncuratamente. Dai ferri di cavallo appesi ai muri e una cosa un po' sgradita alla vista, perchè presagevole di vera cattiveria, a mio avviso, era anche una vecchia grattugia, magari arrugginita, lasciata in bella vista per i vicini. Nelle case di campagna o nei fondi facevano bella mostra fino a qualche tempo fa anche le corna degli animali tipo buoi, capre, ecc. ma anche rudimentali croci fatte con due pezzi di legno o disegnate sui muri. Una cosa gradita dalle puerpere, appena avevano dei figli, ma anche dai grandi, era il famoso "gurzuattu" (talismano) che ha dato il via a questo mio ricordo. Ricordo benissimo come li faceva mia nonna e qualche volta l'ho aiutata a cucirli, quando ormai non ci vedeva più bene. Innanzitutto ci voleva un'immaginetta sacra, poi dell'incenso, e della palma benedetta nella domenica delle Palme, insieme all'ulivo e si richiudevano tutti insieme. Naturalmente lei mentre li preparava recitava "le sue preghiere" e poi li regalava a chi glieli chiedeva o a chi voleva lei. Da noi, il sale portava sfortuna ed era una tragedia quando se ne trovava davanti casa. Significava che nel vicinato c'era qualcuno che voleva male ed era un incubo pensare che qualcuno ordisse qualcosa contro. Mia nonna, per contro, come rimedio dava lo zucchero che secondo la loro fantasia doveva distruggere l'amaro del sale. Inutile dire che anche il suo zucchero era "conzatu" (intriso) di preghiere. Non erano formule magiche, ma le solite Ave Maria e Padre Nostro. In realtà lei recitava sempre i suoi rosari per tutto a tutti. Ripeto che io non credevo e non credo ancora al malocchio, ma stasera mi è venuto in mente questo ricordo di mia nonna ed ho pensato che sia anche giusto riportarlo. Andiamo sempre in cerca delle curiosità del passato e quindi perchè non ricordare anche questo? Magari non interesserà nessuno, ma forse serve a me per far pace con un passato che non ho tanto amato... anche se ormai quel tempo è solo un lontano ricordo.

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