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Vibo Valentia, Premio di Poesia “Vincenzo Ammirà”, scelti i finalisti.

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La cerimonia di premiazione il 15 giugno al 501 Hotel del capoluogo hipponiate. I premi saranno realizzati dal M° orafo crotonese Michele Affidato
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La Giuria, formata dai poeti Caterina Tagliani di Crema (presidente), Anna Maria Deodato di Palmi, Silvana Costa di Serra San Bruno, Pippo Prestia di Vibo Valentia e dalla linguista Angela Varì di Soriano Calabro, nei giorni scorsi, dopo un non facile e scrupoloso esame di tutte le opere pervenute da ogni parte della Penisola, ha scelto i finalisti ai quali verranno assegnati i premi come previsto dal bando di partecipazione.
Come ci informa la presidente Tagliani, sono pervenute 71 poesie in lingua italiana e 23 in vernacolo per un totale di 94 poesie, 7 poeti hanno partecipato ad entrambe le sezioni e ovviamente gli elaborati non conformi al Regolamento non sono stati accolti
Tra i premiati anche gli alunni dell’Istituto Murmura di Vibo V. ai quali verrà assegnato un riconoscimento assieme ad una targa di merito che sarà offerta all’omonimo Istituto per fattiva la partecipazione.
Stiamo dicendo della 1^ Edizione del Premio di Poesia “Vincenzo Ammirà” organizzato dall’omonima Associazione culturale di Vibo Valentia presieduta dall’intraprendente pittrice Caterina Rizzo. L’organizzazione del contest letterario si riserva di assegnare altre menzioni di merito e a tutti i finalisti gli attestati di partecipazione. La cerimonia di premiazione si terrà nel capoluogo vibonese il prossimo 15 giugno presso i sontuosi locali del 501 Hotel.
A dimostrazione della bontà del Premio vibonese vi è che questa 1^ Edizione si avvale della collaborazione, del patrocinio e della concessione del logo di numerosi enti locali, associazioni culturali e singole personalità e tra i tanti, annoveriamo l’Associazione Fidapa di Vibo, i Maestri del Lavoro della Calabria, l’Associazione “Gioacchino Murat” di Pizzo Cal., la Provincia di Vibo, il Comune di Pizzo, l’Accademia Nazionale di Cultura sportiva, l’Editore Vincenzo Ursini e l’Accademia dei Bronzi di Catanzaro, e infine ma non secondario, l’orafo della Chiesa e del Festival di Sanremo Michele Affidato che realizzerà, come detto, le artistiche targhe personalizzate per i premiati.

Eclettico e singolare poeta, Vincenzo Ammirà (1821- 1898) è annoverato tra ‘i poeti maledetti’ per aver scritto contro il potere e ‘il buon costume.
È stato uno strenuo combattente rivoluzionario antiborbonico e per questo sottoposto a processo perché accusato di detenzione e scritti contrari al buon costume. Nel 1854 fu condannato a due mesi di esilio correzionale e ad una multa e, di poi, nel 1858, l’accesa passione politica lo portò alla condanna in carcere. Successivamente si affiliò ai Mille di Garibaldi per un certo tempo. La sua condotta rivoluzionaria non gli permise di ottenere mai una cattedra al Liceo di Vibo e, costretto a ristrettezze economiche, si diede ad impartire lezioni private. Si scrisse di lui che “scrisse nella lingua dialettale e con ineguagliabile stile poetico, luoghi, personaggi, sentimenti, avvenimenti e passioni tipici di una identità socio- culturale che era proprio della Vibo ottocentesca.”
È ormai acclarato che il poeta Ammirà ha lasciato ai posteri tante opere, soprattutto in versi dialettali, che ancora oggi sono accolte con tanto gradimento e nei salotti culturali e tra la gente comune. Sicuramente l’opera che lo ha reso famoso è la Ceceide. un poemetto dialettale in cui voluttà, satira, scurrilità e fantasia sono un tutt’uno e ne formano un corpus difficilmente imitabile e tanto singolare nell’aver coinvolto generazioni di lettori. E non solo. Nel 1861 pei tipi della Troyse di Monteleone pubblicò un volume antologico di poesie giovanili in lingua e la novella I Romiti. Anche giornali e riviste hanno accolto suoi lavori: A la luna (in L’Avvenire Vibonese, 1882), Addio alla cetra (in Strenna dell’Avvenire Vibonese, 1885), Donna Fulgenzia (Ivi, 1887), La lacrina (Ivi, 1888), Lamentu di ‘na monaca (Ivi 1889), Lu candidatu Lipari (in La Sentinella, 1889,), Nu dujellu arricchi (in La Falce 1891). Altra opera conosciuta e ricordata fino ai nostri tempi è la poesia A Pippa del 1886. Post mortem, il figlio Domenico, nel 1928, ebbe la felice idea di raccogliere, in due volumi, una parte delle opere del padre: Tragedie, poesie e Poesie dialettali, edite dalla Froggio di Vibo Valentia. Nel primo volume, oltre alle diverse poesie, sono contenute le due tragedie, Valenzia Candiano e Lida, che il poeta scrisse tra il 1848 e il 1860. Il secondo volume comprende le poesie dialettali, escluse quelle considerate oscene. Inoltre, il figlio fece pubblicare, nel 1931, dalla Tipografia. Passafaro di Vibo, il volume La Calabria e Vincenzo Ammirà che raccoglie una serie di scritti critici.
Il Premio di Poesia, in questione, vuole essere un modo per non dimenticare Vincenzo Ammirà “ma restituirlo al suo territorio d’appartenenza che è l’antica Monteleone, oggi Vibo Valentia”, secondo l’obiettivo dichiarato dalla presidente Caterina Rizzo e dal suo sodalizio.
E magari, perché no, vederlo, un giorno, far compagnia, nella prestigiosa Enciclopedia Treccani, al conterraneo Mastro Bruno Pelaggi, di Serra San Bruno, altro poeta vernacolare che la Calabria tutta può vantare.

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