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Un salto nel Natale serrese del passato“…su’ ancora juorni di Natali?”

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Tempo di crisi (economica e di valori), tempo di spot pubblicitari, di materialismo e consumismo: ecco cosa ci impedisce oggi di respirare, in clima natalizio, quell’atmosfera che si viveva a Serra fino a non molti decenni fa. Un’atmosfera fatta di poche luci ma capace ugualmente di scaldare il cuore con la semplicità che caratterizzava questo importante momento dell’anno.
Oggi assistiamo alla corsa ai regali: anni fa, la “corsa” aveva inizio subito dopo la commemorazione dei Defunti e aveva come meta l’allestimento del presepe. Dopo la fase di progettazione, presso le case dei maestri presepari era tutto un martellare e un segare tavuli che avrebbero ingombrato una stanza intera fino al 2 febbraio, giorno di la Candilòra. Pastori e paciudhi venivano sistemati poi con cura e dovizia di particolari per riproporre lo scenario che fece da sfondo alla nascita di lu veru Missia. Anche nelle chiese vengono allestiti presepi artistici, ma con le sagome dipinte.
A scandire la preparazione al Natale, ovvio, era la liturgia: l’inizio della novena dell’Immacolata (29 nov.), Santu Nicola e Santa Luia immettevano in pieno clima natalizio. Due inconfondibili suoni recavano il lieto annunzio, come gli angeli ai pastori e allu meravigghjìatu: le pastorali degli zampognari già dalle prime luci dell’alba e il suono a festa delle campane della chiesa Madre che svegliava i fedeli a orari per noi inconcepibili (le 04:00) per assistere alla Missa di l’Aurora. Durante il novenario ci si preoccupava di “allestire la vestina o la culla per il Bambino Gesù, con preghiere, fioretti e sacrifici. Un canto tradizionale serrese, eseguito durante la novena alla messa dell’aurora, si rivolge così alla Madonna:”…se Gesù non ha ricetto, vi offerisco questo petto…se la stalla preparate, ecco il cor non disprezzate”.
Il 24 dicembre, come ogni giorno vigilare che prepara a una grande festa, a Serra era (e lo è ancora in diverse famiglie) giornata di magro, ossia di astinenza dalle carni. Nella sua semplicità, il cenone era il momento più atteso; sulla tavola non mancavano broccoli, baccalà (per lo più fritto) e le tanto sospirate novi cuosi: zìppuli, sussumèlli,turrùni, ciciràta e altre leccornie che non temevano certo il confronto con gli attuali panettoni. A mezzanotte ci si recava, grandi e piccini, alla Messa durante la quale calava la Gloria. Dopo la Messa, poteva avere già inizio il giro dei presepi.
I giorni tra Natale e Capodanno trascorrevano in letizia, tra i canti tradizionali che risuonavano nelle case ancor prima che nelle chiese: Mbè mbè mbè, ‘Mbombinuzzu niesci all’abballu, Su curriti e tante altre filastrocche natalizie in dialetto come questa: ‘Ntra ‘na scorza di nucidha, / ‘nc’è ‘na naca picciridha. / La Madonna l’annacàva, / San Gisieppi lu cantava, / l’angiliedhi picciridhi / jienu cugghjìendu li nucidhi; / li nucidhi, li ruosi e li çhiuri / pi Gisù nuostru Signori”. Nel pomeriggio del 31 dicembre, nei presepi veniva collocato lu ‘Mbambiniedhu all’allirta. Le campane della Matrice a festa annunciavano (e lo fanno ancora oggi) l’inizio di la strina. Un tempo i bambini si recavano dai nonni e facevano ruzzolare un sasso sulla soglia di casa recitando questa filostracca: Aguri di buon annu, e tant’uoru mu vi trasa l’annu. Facìtimi la strina, ch’è di Capudannu. Il denaro regalato dai nonni veniva conservato dai bimbi ‘ntrallu gurzidhu, un borsello di stoffa che veniva appeso al collo e nel quale venivano recate anche le offerte in denaro a Gesù Bambino durante la processione o in chiesa durante l’adorazione.
Si sa, l’Epifania tutte le feste porta via. La notte del 5 gennaio si vattìjava lu tiempu e si credeva che le fontane facessero scorrere olio. Nei tempi in cui persino il calendario non era oggetto di uso comune, il giorno dell’Epifania era molto sentito perché il sacerdote dava solennemente l’annuncio del giorno di Pasqua. Se la Befana era attesa con gioia, c’era tuttavia un’altra vecchietta, molto meno buono, che avrà turbato il sonno dei nostri avi e dei nostri genitori: la Juòvina, una strega che, durante la notte che precedeva la festa del Battesimo di Gesù, portava via la strenna ai bambini che si erano comportati poco bene.

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