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Serra San Bruno: Donna Filomena e donna Luigina Tedeschi

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Donna-Filomena-e-donna-LuiginaIn un articolo pubblicato all’inizio della mia collaborazione, avevo messo in evidenza il fatto che, vivendo tanto lontano da Serra, mi era impossibile documentarmi. Mi servo dunque della memoria e la memoria, si sa, è una facoltà che dimentica...Ripeto questa specie di avvertimento facendo appello all’indulgenza del lettore per eventuali imprecisioni su date, luoghi o fatti.
Con le due sorelle Tedeschi inizio una serie di articoli sulla nobile famiglia. Per trattare altri membri, spero nella collaborazione di Turi Catroppa “Balilla” il quale, oltre ad avere una buona memoria, ha accesso ai documenti custoditi in municipio senza contare che, a Serra, è quello che sui Tedeschi ne sa di piú: il padre, Stefano, era colono al “Parmientu” podere e residenza estiva della famiglia del Colonnello . Per il resto, carriere, fatti salienti e quant’altro, spero nella benevolenza del professore Azaria.
Andavo spesso a trovare le due signorine, soprattuto in inverno o durante la quaresima, quando ospitavano il predicatore.
Lo alloggiavano al piano superiore, in due elegantissime stanze,dove, in quella di soggiorno, oltre ai ritratti di altri antenati, troneggiava quello del vescovo Tedeschi
La piú loquace era donna Luigina, specie di “Public Relation Woman”. Era lei a sbrigare le faccende esterne; a mantenere la corrispondenza; a fare politica:Democrazia Cristiana. Era dell’83.
La ricordo anche in divisa fascista: bustina sulle sopracciglia, divisa nera, camicia bianca. E la ricordo quando scrisse al marchese Lucifero...
Qualcuno, non ne ho mai conosciuto il nome, andò da donna Luigina a procurarsi il titolo di Cavaliere. Lei, malgrado il parere contrario della sorella, mise mano alla penna e scrisse al marchese Lucifero, già ministro della Real Casa ed amico di famiglia, per fare ottenere il sospirato titolo all’asprirante.
La risposta non si fece attendere. In essa in Marchese spiegava, con garbo, con molto garbo, che i favori bisognava chiederli alla persone appoggiate col voto, a quelli del proprio partito...anzi, aggiungeva con ironia, perché non chiedere il favore al proprio cugino Michelino?
Donna Filomena se la rideva e ammoniva:
“-Tu fusti sprudenti, mo ti tieni la risposta”
Ma lei non si diede per vinta, Scrisse altre lettere. Non ne conosco il risultato: nel ’56 partivo per il Canada e non ebbi modo di seguire la faccenda.
Donna Luigina mi raccontava della sua grande ammirazione per i tre cugini militari: Azaria, Pietro e Giacomino Tedeschi, tre personaggi sui quali vorrei tornare...
“- Io cavalcavo con la sella da amazzone” diceva.”- Lei no, lei cavalcava come gli uomini “ ed addiava la sorella. Quest’ultima sorrideva dello snobismo della sorella maggiore.
Donna Filomena Agnese Vincenza, classe 1892, mi diede il gusto per la lettura. Nel suo capace borsone nero, c’erano sempre dei libri. Apriva il primo che le capitava e cominciava la lettura ancor prima di fermarsi dal suo andare, camminava sempre.
In uno dei suoi poderi, a Nuccia, c’era la casa padronale con la biblioteca. Quando la casa bruciò, migliaia di volumi divennero fumo e cenere. Donna Filomena non tornò mai piú in quel podere.
Occhiali tondi e spessi, s’intonavano col viso. Anche questo tondo e roseo, e sempre serio. Non la vidi mai ridere. Tutt’al piú abbozzava un sorriso che scompariva con sveltezza ed il viso riprendeva l’espressione seria di prima.
Era cosa normale per donna Filomena Tedeschi, camminare di notte: andava a visitare i fondi; ad assicurarsi il benestare degli animali; a vedere a che l’andamento della proprietà funsionasse.
“-Ajiu mu vajiu, para ca mo puozzu cuntari supa a Ciccillu?”
Si riferiva al nipote, figlio della sorella, donna Teresina, e dell’avvocato Nicola Cutullé.
Ne ricordo un’altra Tedeschi, professoressa Marisa, mia insegnante di lettere, che abitava con loro durante il suo soggiorno a Serra.
Era figlia di un loro fratello residente a Firenze.
Parlare con donna Filomena era un vero piacere, certo, il dire di donna Luigina era piú colorito, piú “up to date” come si direbbe oggi, ma donna Filomena aveva letto, aveva divorato migliaia di libri.
Il padre, don Cesare, le aveva insegnato il tiro.
“- Tiro a segno-” precisava “-non sarei capace di uccidere un animale”.
Allora della mia partenza per il Canada, andai a salutarle.
Mi diedero, con tanto di dedica, le foto che appaiono su questa pagina. Donna Luigina mi augurò un “futuro radioso”; donna Filomena, molto piú sobriamente, un laconico “Buona fortuna”

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