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LA CHIESA PERDE COLPI…?

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La-chiesa-perde-colpiNel nostro comprensorio, ma anche in Calabria le nuove generazioni disertano le chiese…
Il tema che ci siamo posti di trattare questa volta- che poi più di un tema è un quesito- investe un po’ tutta la società cattolica-cristiana italiana, ma noi, per esigenze di spazio, di intenti e di studio del contesto locale, dobbiamo circoscriverlo dentro i confini della realtà nella quale viviamo, quindi nel nostro comprensorio ma anche all’intera regione bruzia, proprio per alcune affinità e attinenze che accomunano i due territori.

Il titolo di questo lavoro è di natura provocatorio, ad effetto, perché rappresenta metaforicamente la Chiesa come se fosse un auto che attraverso il suo percorso tortuoso e difficile ma pur sempre vitale, inizia negli ultimi anni a perdere colpi…ad incepparsi di fronte alla miriade di problemi di natura sociale, politica, economica ed esistenziale che investono la società del terzo millennio. L’argomento è allettante, interessante ed insidioso perché investe il clero in tutte le sue gerarchie nell’impatto con  una società malata, bisognosa di cure e in pericolo di vita.

Nell’approccio con gli addetti ai lavori, ma anche con la gente comune di diversa cultura ed estrazione sociale, abbiamo tentato di rispondere al quesito iniziale che compone il titolo di questa breve inchiesta, ma alla fine non l’abbiamo fatto, perchè hanno risposto gli stessi nostri interlocutori, togliendoci dall’imbarazzo di dire la nostra.

Per capire quello che sta succedendo abbiamo voluto sentire alcune “diverse campane” che costituiscono l’odierna società : sacerdoti anziani e giovani, persone anziane, giovani laici e persone atee o non credenti. Tutti hanno voluto tenere l’anonimato per motivi di riservatezza che noi rispettiamo, anche alla luce della legge sulla privacy.

 Abbiamo dovuto enormemente restringere il nostro lavoro e quindi sintetizzarlo al massimo, senza tuttavia intaccare il senso, la portata e la sostanza della nostra indagine. Abbiamo poi, attraverso un processo deduttivo, estrapolato dai colloqui intercorsi e dalle lunghe e faticose ricerche, le frasi, le parole, i  concetti e i discorsi che accomunano le diverse categorie degli intervistati e siamo giunti infine, alle conclusioni , rassegnate ed illustrate in coda a questo lavoro.

 Alcuni sacerdoti  hanno confermato che negli ultimi anni hanno notato questo spiacevole fatto e comunque è sotto gli occhi di tutti che le chiese non sono frequentate come una volta. Altri sacerdoti hanno asserito che la riduzione della frequenza dei fedeli nelle chiese, esiste, ma non nella maniera allarmante che si vuol far credere e che ciò si verificato per l’attrazione soprattutto dei giovani verso i beni materiali con esclusione dei beni spirituali. Tuttavia i giovani, sempre secondo i preti, esprimono la loro religiosità in altri posti fuori della chiesa, come ad esempio nei grandi raduni all’aperto…

Le persone di mezza età e quelle anziane hanno affermato che il calo delle presenze dei fedeli nelle chiese, soprattutto dei giovani, è abbastanza evidente. Ciò è dovuto al fatto che il benessere ha portato le nuove generazioni ad amare le comodità e i divertimenti e quindi a disertare le funzioni religiose che secondo alcuni “è solo perdita di tempo…”

I giovani hanno ammesso di frequentare poco le chiese e le funzioni religiose in genere, dando la colpa ad alcuni sacerdoti, preti e parroci che fanno poco o niente per coinvolgerli, anzi proprio i preti danno un cattivo esempio di ipocrisia: umili e modesti sull’altare, arroganti gelosi e invidiosi, fra di loro, fuori dalla chiesa. Essi predicano con ardore la povertà e la semplicità del Vangelo e poi con i loro comportamenti dimostrano di essere attaccati al denaro e ostentano il loro benessere come ogni altra persona laica. Ancora, fanno finta di difendere il celibato e sono i primi ai quali piacciono le donne…mentre ci sono sacerdoti, al contrario, che davvero svolgono egregiamente ed in modo encomiabile la loro missione.

Le persone atee hanno detto che a loro non interessa la frequenza o meno dei fedeli nelle chiese negli ultimi anni, in quanto loro non credono nell’esistenza di Dio.

Hanno aggiunto ancora che qui da noi viene praticata una religione bigotta, superstiziosa, formale e “coreografica”, con segni di croci canti e scenografie. Secondo loro, alcuni prelati, sacerdoti e preti, ma anche i c.d. fedeli, recitano le preghiere a memoria come delle poesie o delle canzoni, senza sentirli dentro,  per dovere e abitudine magari pensando ad altro. Queste persone senza religione affermano che sono ridicoli e patetici alcuni fedeli che fanno la comunione ogni sera e poi violano continuamente i dettami cristiani imposti dalla chiesa. Proprio di loro bisogna diffidare, mentre bisogna aver fiducia di quelli che non vanno in chiesa ma fanno opere di bene con riservatezza. Concludono che da quando è apparso Cristo duemila anni fa, non è cambiato nulla nel mondo: i quattro cavalieri dell’apocalisse continuano ad imperversare. I poveri sono rimasti poveri, anzi sono aumentati. I ricchi sono quelli che sempre hanno mantenuto le leve del potere. Muoiono gli innocenti, aumentano le ingiustizie sociali. Ma davvero esiste l’aldilà?

Dalle interviste fatte e di quelle che, per motivi di spazio non sono state riportate, abbiamo dedotto comunanze e diversità che distinguono le diverse categorie degli intervistati; abbiamo pure largamente inteso che prognosi, rimedi e medicine abbondano per sconfiggere i mali del mondo e arginare i problemi vecchi e nuovi, soprattutto allorquando provengono dagli addetti ai lavori ( preti e politici), ma la gente forse è ormai stanca, sfiduciata ed è caduta in uno stato di assuefazione mentale, nel sentire sempre prediche e poi prediche, con quel linguaggio ampolloso, enfatico e magniloquente che rimane però solo teoria ma che si scioglie come neve al sole, nell’impatto con i problemi reali.

La nostra non è una critica alle metodologie e strategie clericali e alle reazioni positive o negative dei fedeli di fronte ad esse. La nostra è una radiografia razionale di una situazione in itinere, di una crisi profonda che sta attraversando la Chiesa.

Da questa breve inchiesta, emerge intanto un primo dato certo ed incontestabile dal quale si evince inoltre che le nostre chiese- a parte le feste più importanti dell’anno liturgico, le feste patronali e le domeniche- sono frequentate sempre meno dai giovani e meno giovani: sono proprio loro, le nuove generazioni che disertano maggiormente la Casa di Dio. Sono loro che, dopo i 13 -15 anni, nel momento in cui non sono più costretti  dai genitori  a  recarsi in Chiesa o quando devono partecipare a cerimonie particolari come matrimoni, cresime e comunioni-  trovano ogni pretesto per non andarci. La maggior parte di questi giovani non “sente” la solennità e la spiritualità del rito liturgico. Le messe settimanali, mattutine e serali, sono frequentate sempre dalle stesse persone anziane. In alcune processioni, i membri delle bande musicali sono più numerosi dei fedeli partecipanti.... Altro dato certo che si evince da questa inchiesta,  è che i giovani ma anche altre categorie di persone, si sono fatti irretire dai beni materiali, come i divertimenti, le comodità, il denaro, la musica , il sesso…

Alcune categorie di giovani, forse l’ala più estrema di essi che si proclamano credenti ma non praticanti, sono divenuti bestemmiatori di professione e denigratori delle fede: dimostrano avversione e repulsione per “le faccende religiose”, come se si trattasse di associazioni mafiose o movimenti terroristici.

E’ pure vero che la vecchia religione superstiziosa praticata nei paesi segna il passo. Per alcuni considerata obsoleta e sorpassata, essa, viene posta in soffitto, man mano che le vecchie generazioni spariscono e subentrano le nuove.

La Chiesa del post-Papa G. Paolo II con  Papa Benedetto XVI ( che non aveva certo il carisma e l’autorità del papa polacco ) non è stata all’altezza della situazione. Il nuovo Papa Francesco ( troppo presto per dare un equo giudizio ) a dire il vero, già dall’inizio ha dato una ventata di ossigeno ad una nuova Chiesa. Si è dovuto rimboccare  le maniche, svellere le vecchie scorie di una Chiesa formale e di facciata che mina da sempre le fondamenta di essa e affrontare di petto, senza discorsi criptici ed ampollosi, ma alla stregua della semplicità,  della chiarezza,  i nuovi problemi che attanagliano la società cristiana nel mondo.

Concludiamo il nostro lavoro cercando di sintetizzarlo e di corroborarlo con uno slogan proveniente dal nuovo Papa e dalle nuove generazioni che preferiscono più una Chiesa di sostanza che una chiesa di forma, una Chiesa empirica che condivide i problemi “della strada”, meno enfasi e riti, più fatti, più esempi
di umiltà e di carità cristiana.



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