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Rivista Santa Maria del Bosco - Serra San Bruno e dintorni

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Personaggi Serresi: Bruno Caiazzo

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Bruno Caiazzo
La vita non gli aveva certo sorriso: da piccolo, infatti, aveva contratto una grave malattia che gli aveva storpiato le ossa e lo aveva ridotto in un letto. Poi la guarigione ma i segni lasciati dalla malattia erano grandi. Dapprima non riusciva ad alzarsi e camminare, poi, piano piano, anche se in modo claudicante e sostenendosi con un bastone riusciva a farlo. Ciò nonostante non si era mai perso d’animo ed anzi andava a lavorare con i falegnami facendo lavori molto pesanti come, tra gli altri: la manutenzione dei tetti delle case riguardante sia la struttura in legno che le tegole che andavano rimosse sostituite o se buone pulite e riposizionate. Aveva l'uso delle gambe molto limitato e per spostarsi da una trave all'altra usava le braccia e le mani ma non mostrava nessuna paura salendo anche sui tetti più alti con molta sicurezza e tranquillità. Viveva con la madre e due sorelle, di cui una si era poi sposata ed aveva anche un fratello emigrato in America mentre il padre lo aveva perso da tempo(stiamo parlando degli anni sessanta). Insomma era il capo famiglia ed oltre al lavoro faticoso di cui abbiam detto, gestiva anche un negozio di merceria sito all'inizio della via Sette Dolori(quando lavorava il negozio era gestito dalla madre o da una delle due sorelle). Io l'ho conosciuto che ero ancora ragazzino perchè mio padre gestiva un negozio di tabacchi e generi alimentari sito sulla stessa via ed a pochi metri dalla sua merceria. Era una persona molto socievole e ironica, aveva la battuta facile ma intelligente e tutti gli volevano bene proprio per questo suo modo di essere, gli piaceva scherzare ma non offendeva mai nessuno, portava rispetto ed era rispettato. Per guadagnare qualcosina in più, quando si trovava nella merceria, era solito fare lavori di piccola manutenzione come per esempio: aggiustare i ferri da stiro, che allora non erano complicati come oggi, ed altri piccoli oggetti di uso domestico che avevano guasti non gravi. La sua ironia prendeva sempre spunto dai comportamenti umani e spesso diventava auto-ironia, tanti sono gli episodi che potrei raccontare ma ci vorrebbe molto tempo e spazio, due mi sono rimasti molto impressi e quando mi vengono in mente mi fanno ridere e riflettere allo stesso tempo. Un giorno, arrivato al tabacchino di mio padre, come al solito, mi reco nella sua merceria per salutarlo, contemporaneamente arriva una signora la quale gli domanda: " a cumpari Brunu avia ghiutu mu nci lievu st'aradiu duocu a Mariu Cordinau (era un elettrotecnico) mu mi l'aggiusta ca non funziona ma non c’era, vui ndi capisciti?" e Bruno "e cuomu no, capiscimu nu puocu di tuttu", la donna "e buonu a Brunu allura vi lu dassu ccha mu lu guardati vui ca puoi viegniu e mi lu pigghiu", andata via Bruno prende l'apparecchio e chiaro che non sa cosa fare lui non è un elettrotecnico ma aprendolo dalla parte posteriore si accorge che c'è un filo dell'alimentazione staccato quindi lo ricollega e vede che l'apparecchio funziona, tutto contento grida "l'aggiustai", quando ritorna la donna con grande soddisfazione le dice "viditi a cummari appi mu sbattu quantu c’avia nu bruttu guastu ma vi l'aggiustai". Dopo questo fatto si sparge la voce che sa aggiustare anche questo tipo di apparecchi e se vogliamo se ne convince anche lui, succede quindi che un'altra persona gli porta un grammofano per farselo aggiustare ma questa volta il guasto è tecnico quindi non alla sua portata ma ciò nonostante lui smonta l'apparecchio e va a finire che non riesce più a rimontarlo, assieme a mio padre assistiamo alla scena e sinceramente non riusciamo a trattenerci dal ridere a causa delle battute che rivolge a se stesso "ma vidi tu chi mi vinna a mia, ma mi putia fari li c..... miei e mo chi fazzu", alla fine raccoglie tutto in una busta e lo porta presso un elettrotecnico per farlo aggiustare, quindi lo riconsegna alla proprietaria facendole credere di averlo aggiustato lui. Riconsegnato l'apparecchio si reca presso il tabacchino e rivolto a mio padre gli dice: " a Mastru Gianni mienumali ca non ci rimittivi di buggia" si era fatto dare, infatti, dalla cliente i soldi che lui aveva speso per farlo aggiustare. Qualche giorno dopo si presenta nel suo negozio un'altra persona con un apparecchio guasto, appena la vede esordisce "mi dispiacia ma mu s'aggiustanu si cuosi ci vonnu apparecchiaturi sofisticati e io non l'haiu".  Un altro episodio molto bello e quello successo in occasione dell'aumento delle sigarette. Lui fumava Esportazione con il filtro, ritenendo ingiusto l’aumento, si determina a togliersi il vizio del fumo e per questo si compra dei sigari toscani per incominciare, secondo lui, a disabituarsi. Acceso un sigaro se lo mette tra le labbra e si avvia tutto contento e con il suo passo claudicante verso il corso Umberto I, all'improvviso, dalla porta del tabacchino, io e mio padre, lo vediamo cadere in avanti riuscendo a mettere le braccia per evitare l'impatto con le pietre, scappiamo per sapere cosa gli è successo, si sarà sentito male pensiamo, giunti sul posto lo prendiamo per le braccia lo solleviamo e gli chiediamo: Bruno, cos'è successo!! "mastru Gianni mio mi scurdai ch'era nu sicarru e lu suspirai, parza ca mi spararu na pistulata alli primuni e mi mancau la terra e si scuraru l'uocchi" sia io che mio padre, certo dopo aver constatato che stava bene, non siamo riusciti a trattenerci dal ridere. Qualche ora dopo, Bruno, entra nel tabbacchino e rivolgendosi a mio padre gli dice: "a mastru Gianni datimi nu pacchettu di Sportazioni cullu filtru" e poi per giustificarsi con se stesso: "tehh si fu...... la lira e cu la pensa". Bruno ormai da tempo è scomparso ma dalla Casa del Padre, dove sicuramente si trova, sono certo che leggerà questo articolo e con la sua ironia si farà una bella risata.

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