Rivista Santa Maria del Bosco - Serra San Bruno e dintorni

Serra, i racconti del mistero: Il mulino di Guido.

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CappellaMiranda era una insegnante elementare rivoluzionaria che, durante il fascismo, fu espulsa da tutte le scuole del regime. Abitava nei pressi di Guido e allevava galline. Aveva una forte passione per l'insegnamento tanto che, imitando una collega americana, addestrò una gallina a camminare all'indietro. Un cronista la intervistò mentre, in età avanzata, si recava ad attingere l'acqua alla fonte di “Guido”:
Dopo le prime battute, Miranda, troncò di colpo il discorso e, come se dicesse basta a se stessa, scosse la testa annoiata e raccattò un ramoscello, lo spezzò in due e usò la punta scheggiata per tracciare per terra lo schema dell’antico gioco della campana. Fatto il tracciato spiegò: Facevo così quando insegnavo ai miei alunni e loro cominciavano a turno a saltellare, ignari, sulle caselle numerate. Non dissi mai che quello non era solo un gioco ma si poteva considerare un rito. Un viaggio iniziatico dove si scende simbolicamente agli inferi e poi si torna sulla terra. Ecco…l’avventura di questo gioco consiste nell’entrare in un labirinto designato e, malgrado le difficoltà, riuscire a superare tutti gli ostacoli; fino alla fine. Si, proprio così: fino alla fine. Come nella vita. I giochi, voluti dalla tradizione, non sono infantili o inutili, celano la loro essenza. Così spiegavo ai miei alunni; anche nel gioco della palla, come negli altri giochi: con i castelli di noci, la mazza con lo spizzingolo, il nasconderello, i morti con i mattoni...
Poi la vecchietta arrestò il discorso finché sfociò in un sorriso, uno di quei sorrisi appena accennati; ironici, come di chi dispera che l’altro possa intendere a fondo il pensiero che si vuole trasmettere e trova rifugio e consolazione in un enigmatico silenzio.
-Già, già, sussurrò quasi fra se e se: è proprio come il cavaliere che si è smarrito nel labirinto della vita ma, oltre al destino del cavaliere, vorrei dirvi di altri destini però, si è fatto tardi e non voglio fuggire come una ladra, preferisco lasciare dentro la vostra anima una sensazione di verità.
Vi racconto quello che è accaduto al cavaliere Guido. Il racconto non rappresenta un evento unico, ma è parte di un percorso umano che non deve chiamarsi destino; ha un altro nome...seguite il mio dire: A destra del ponte, mentre guardate la grotta con le fontane, c’è una cappellina rurale con l’effige della Madonna. Sulla sinistra, nascosto dalle fronde degli alberi, si vedono i resti di un mulino che aveva due macine. MulinoLa condotta che portava l’acqua alle ruote è rimasta intatta. Le ruote non ci sono più; sono state consunte e disperse dal tempo e così anche tutto il meccanismo che trasmetteva la forza dell’azione dell'acqua. A volte, questo mulino. mi appare più simile ad un pensiero che ad una macchina. Dunque, quella sera il cavaliere arrivò nei pressi di questo mulino che, a quel tempo, appariva isolato nel bosco. Non era ancora tardi, il sole mandava i suoi raggi di traverso, gli uccelli cantavano ancora; sembrava di mattina. La rugiada dell’erba bagnava gli zoccoli del suo cavallo. Era primavera inoltrata l’aria odorava di campi e di grandi alberi, e lui seguiva sulla strada che passa davanti al mulino senza intenzione di fermarsi. Tra il mulino e la strada scorreva un fiume e per giungervi bisognava attraversare un ponte. Al di la del ponte si scorgeva la porta del mulino che era aperta. Sembrava tutto così magico che tirò le briglie e sostò per guardarsi intorno. Il muro ai lati, e la porta del mulino erano bianchi. Anche il suolo del cortile era infarinato. Nel cortile c’era un vecchio veicolo, con le ruote anteriori senza cerchi ed i raggi quasi del tutto marciti, e le due stanghe puntate al cielo. Il mulino era un edificio massiccio, ampio, con un'alta e robusta condotta dell’acqua che alimentava due ruote; al centro sporgeva un grande abbaino nero con ripiano. Mentre ammirava l’abbaino che dava sul cortile, dal buio interno apparve il mugnaio seguito dalla figlia. Lui era un uomo gagliardo e bruno, con gli abiti bianchi di farina, ma con mani da meccanico; sporche e unte d’olio. La figlia, che non aveva più di venti o ventidue anni, era un tipo snello forte e affabile e, quando si avvicinò al cavaliere, i suoi seni si delinearono sotto la veste mettendo in risalto le prosperose rotondità. A quel punto un gran fragore costrinse il mugnaio a infilarsi di nuovo nel mulino per vedere cosa era accaduto, la donna restò fuori e cominciò a discorrere con il cavaliere. Mostrava un vivo interesse per il nuovo arrivato e rimase male quando apprese che il cavaliere voleva proseguire subito per la sua strada.
-Perché vuoi proseguire; come puoi avere una simile idea, che cosa indendi per “proseguire” -Andare avanti, rispose il cavaliere
E la donna: Ma la strada termina qui
-Possibile? - domandò sbalordito.
-Sicuro, rispose la mugnaia, e confermò con cenni della testa. Poi incrociò le braccia sotto il seno e tutto il suo viso si illuminò di un sorriso bonario: ”Proprio così: la strada termina qui, “la strada termina qui”
Ma l'uomo non diede importanza; quella notizia lo aveva persino infastidito eaggiunse: Credevo che fosse la strada giusta, che conducesse “oltre”.
-Neanche per sogno! Affermò la donna e, sorridendo precisò: Se volevi proseguire, dovevi prendere “prima a sinistra e; giunto alla biforcazione qualche miglio più addietro nel bosco, dovevi prendere a destra, poi di nuovo a sinistra, indi a destra, a destra ancora e da ultimo a sinistra.
Il cavaliere esclamò: Oh, Signore Iddio. ma è un labirinto!
La donna soggiunse: Quella che ti indicoè la strada giusta ma, in realtà, non la trova nessuno.
Il cavaliere si sentì alquanto irritato. Ma la mugnaia lo confortò cordialmente:
-Qui il posto è accogliente, perciò il danno non è poi così grave. Puoi pernottare al mulino e ripartire domattina per tempo. Cercheremo di farti stare a tuo agio. Nel sottotetto abbiamo una stanza dove puoi dormire comodamente.
Poi aggiunse: Vieni. Lo prese per mano e lo condusse alla fontana e, giunta raccolse una larga foglia e la sistemò a gronda all’apice del getto; l’acqua sorgente fluì in modo ordinato. Invitò l'uomo a bere, ma il flusso era troppo basso per riuscirci. La donna lo scostò con grazia, lasciò le mani a detergersi sotto la colata, poi le unì a coppa e quando furono piene le portò gocciolanti alle labbra e bevve, e invitò l'uomo a ripetere il gesto. La imitò e così bevve anche lui. Sempre gioiosa, la donna riprese per mano il cavaliere e lo ricondusse al mulino: era in pensiero per il padre che si attardava intorno alla ruota. Salirono nello stanzone anteriore e da una porticina comparve il mugnaio che sbottò: Ci vuole una nuova ruota, una ormai è tutta sgangherata e mi darà sempre più fastidio indi, rivolto al cavaliere aggiunse: Non avete fame giovanotto?
-No, rispose il cavaliere: vi ringrazio per l’ospitalità ma devo ripartire subito; prima che faccia notte. Scese nel cortile e rimontò a cavallo. Salutò prima il mugnaio che rientrò subito nel mulino a controllare il moto della macina. Il cavaliere passò a congedarsi dalla donna. Nel salutarla si guardarono intensamente negli occhi e, a quel punto il cavaliere pronunciò “una fatale bugia”.
Disse: Tornerò, bella mugnaia.
-Dimmi almeno il tuo nome, chiese compunta la mugnaia con un filo di voce.
-Guido, rispose il cavaliere, mi chiamo Guido e balzato a cavallo riprese la strada verso il suo “destino”. Giunto nel bosco, ripeteva l'indicazione della mugnaia: alla piccola biforcazione a sinistra, poi a destra e ancora a destra …
E così ripetendo cavalcava veloce quando sentendo un ululato alle spalle si voltò all’indietro. Fu un attimo e cozzò con la testa contro un ramo basso di un albero e le tenebre della notte lo avvolsero.
Quanto tempo dopo ricominciò a pensare, non si sa, ma non era più corpo e spirito; era solo spirito.
Cadde in una nuova concezione dell'esistenza, una nuova forma di conoscenza. Forse è a questo punto che comincia “l’assurdo”. Davanti al non-senso dell'assurdo le sensazioni si spostano verso una nuova realtà impenetrabile che assume il significato intimo di una nuova “forma di vita”.
Dolcemente e inaspettatamente è passato da corpo a spirito e il mondo terreno non gli apparteneva più. Ormai “anima” si rimise a cavallo e continuò il viaggio “infinito”. Ogni volta che giungeva alla biforcazione prendeva a destra, poi a sinistra, indi a destra, a destra ancora, da ultimo a sinistra, e tornava invariabilmente sulla strada nei pressi del mulino senza poter varcare il ponte. Poi ricominciava andando verso la piccola biforcazione; prendeva a destra, poi a sinistra, indi a destra … e così via per secoli e secoli.
E’ la Coscienza dell’individuo che ripercorre tutte le tappe dello Spirito Assoluto, e dopo molti tentativi e travagli, viene ad identificarsi con esso.
Ripeteva l'eterno ritornello: Aveva ragione la mugnaia… la mia strada, nel momento giusto, doveva terminare proprio là: a quel mulino.
In tutto questo viaggiare per tanti secoli, solo una volta gli fu permesso di rivivere quell'episodio come in un sogno: La mugnaia lo teneva per mano e insieme andavano tra gli alberi verso la fontana. Ora, attraversato il ponticello che scavalca il torrente si notava che tutto era cambiato; di fronte si vedeva la fontana posta a modo; due cannelle di acqua cristallina sboccavano sotto una grande volta di mattoni, del mulino non era rimasto che la condotta, il vano della ruota e qualche vecchio muro. Sedettero sulla sinistra dell'arcata di mattoni; su due blocchi di pietra a mo di sedile che prima sovrastavano l'asse delle ruote del mulino. Il cavaliere sul blocco interno di sinistra, e proprio quello indicò la mugnaia dicendo: Questo blocco di pietra è cavo; sigillato con un cuneo di marmo e dentro è pieno di oro; era questa la mia dote; conteneva il tesoro che avrei diviso con te. Ora tutto era diverso come i destini dei nostri personaggi, anche il ponte era stato ricostruito più a valle e, appena dopo il ponte sulla destra, adesso sorgeva una cappellina votiva con l’immagine della Madonna. Si alzarono e si fermarono muti davanti a quel tabernacolo. Colpiti da quella costruzione che, oltre all’immortale immagine della madre di Gesù, custodiva cose che la memoria aveva riposto altrove, apparve chiaro che quella cappellina era stata costruita con i resti del vecchio mulino. Oltre ai mattoni e alle pietre facevano mostra pezzi consueti, ora incastrati nella muratura. Labbeveratoio-del-mulinoAl centro si vedeva parte della pietra del mulino, la base era coronata con le volte della porta e, a formare una mensola, vi era stato posto il gradino dell'uscio con l’abbeveratoio che prima giaceva a destra della porta del mulino. Quest’ultima opera di pietra era stata incastonata nella parte anteriore della cappellina con il foro di scarico a fronte. A quella vista, la donna ebbe un sussulto che non riuscì a reprimere. Disse con voce calda: Come sarebbe stato diverso se quella sera avresti accettato la mia promessa d’amore. Mi hai detto che saresti tornato ma non è stato così. Io ti avevo detto la verità. Guarda, aggiunse: ora ti provo la sincerità della mia promessa: Il sole ha scaldato questa pietra e l'interno cavo potrebbe essere diventato un covo di vipere. Guarda, non ho alcuna paura perché io ho detto la verità. E così dicendo Infilò la mano nel foro della pietra e ve la tenne per un po’. Lo guardò in viso con la mano ferma nella pietra, poi la ritrasse lentamente e mentre la ritraeva continuava a guardarlo con un leggero sorriso di sfida. Diventò cupa e di colpo lo sfidò a imitarla. La coscienza gli impediva di compiere quel gesto, e Guido rimase incerto. L’incertezza durò quel tanto che bastò a svelare la sua realtà. La donna si confuse nel verde del bosco dissolvendosi. Restò di nuovo solo con tutto il peso della sua bugia, e questo lo intimoriva. La “realtà” gli aveva impedito di imitare il suo gesto, non poteva dimostrare una verità che non c’era. Infilò il piede nella staffa, montò a cavallo e dette uno strappo di lato alle briglie. Il cavallo girò rapido su se stesso e s’infilò veloce nel fogliame, con il rumore del fiume giunse lo scalpiccio degli zoccoli del cavallo che attraversava il ponte. Infine si udì solo il rumore del fiume. Da allora sostando sul ponte si ode sempre e solo il rumore del fiume. Il cavaliere continua a girovagare nel suo labirinto senza fine, giunge al bivio e: “prima a sinistra, poi di nuovo a destra, poi ancora a sinistra, indi a destra, a destra ancora e da ultimo a sinistra.... “
La vecchia Miranda, lascia l'intervistatore e si avvia alla fontana, posiziona il recipiente e s'immerge nei suoi pensieri. Si attarda a ritrarre la brocca già piena; osserva attentamente quel flusso di entrata ed uscita che trabocca, trabocca limpida, cristallina come una “funzione purificatrice”.

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