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Il successore di San Bruno. Lanuino dall’eremo della Torre alla gloria degli altari.

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Il successore di san bruno lanuinoStrettamente uniti durante la loro vita, Bruno e Lanuino lo furono altrettanto nella morte: In morte quoque non sunt divisi, recita l’espressione latina che ne ricorda la comune sepoltura nel cimitero degli eremiti a Santa Maria della Torre e il contemporaneo ritrovamento delle reliquie agli inizi del XVI secolo. Lanuino era diventato magister dell’eremo dopo la morte di Bruno, avvenuta il 6 ottobre del 1101, ma i legami tra i due monaci erano stati così solidi durante gli anni della loro esperienza eremitica che la maggior parte dei diplomi papali e degli atti pontifici indirizzati a Bruno vedevano come destinatario pure Lanuino. Questi documenti - come osserva Dom Maurice Laporte - «li mettono [...] sul medesimo piano, come se fossero entrambi, allo stesso titolo, i superiori della fondazione calabrese [...]. Lanuino ricevette dal santo una parte molto importante nel governo. Bruno ne fece il suo alter ego e come tale egli fu conosciuto dai contemporanei». Del medesimo avviso è Dom Gerardo Posada quando sottolinea come «tutto [...] sembra indicare che mentre Bruno era il “maestro”, “superiore” o “padre” degli eremiti, il ruolo di Lanuino non si limitava a quello di semplice procuratore o economo. Maestro Bruno resta come in secondo piano negli affari; Lanuino, intraprendente e pratico, agisce con personalità nell’amministrazione e conseguimento dei beni temporali, e nei rapporti con il mondo esterno». 

Ciò nonostante la successione di Lanuino a Bruno non era avvenuta senza contrasti, se la Santa Sede aveva inviato il vescovo di Albano a presiedere il Capitolo in cui si doveva procedere all’elezione. Sui problemi sorti in tale occasione ci informa una Bolla pontificia - Quod magnopere desideravimus - che reca la data del 24 novembre 1101 ed è inviata da Pasquale II, il successore di Urbano al soglio di Pietro, a Lanuino: «Ciò che ardentemente desideravamo e che speravamo con  intenso desiderio, con l’aiuto di Dio si è verificato. Giacché al ritorno del nostro fratello, il vescovo R[iccardo] di Albano, abbiamo saputo che la pace e la concordia dell’eremo si è ristabilita e che tu sei succeduto in luogo del maestro B[runo] di santa memoria, così, dunque, che tu abbia il suo stesso spirito, lo stesso sia il rigore della disciplina eremitica e la stessa la costanza nelle abitudini, perché noi, col sostegno di Dio e del suo spirito, ti concediamo personalmente l’autorità e la potestà che questo Maestro ricevette dalla Sede Apostolica, per la sua provata sapienza e religione». 

La documentazione coeva permette di intravedere chiaramente un saldo rapporto tra Lanuino e Pasquale II, che inviò al nuovo maestro dell’eremo numerose lettere, affidandogli missioni e compiti di Visitatore Apostolico presso monasteri e vescovadi vicini. In particolare, venne inviato dal papa per ben tre volte presso l’abate di San Giuliano per richiamarlo ai propri doveri e anche per presiedere alla sua sostituzione con un nuovo abate. Analogamente, fu chiamato da Pasquale II a presiedere all’elezione del vescovo di Mileto e, successivamente, per riconciliarlo con i monaci di Sant’Angelo. Al periodo del priorato di Lanuino risale pure la fondazione della grangia di Montauro, per quei religiosi che, inadatti alle durezze della vita eremitica condotta a Santa Maria della Torre, avessero voluto seguire una regola di tipo cenobitico. 

I certosini serresi, nella loro pubblicazione San Bruno. La Sua vita il Suo Ordine la Sua Certosa, danno di Lanuino questo ritratto: «[…] Fedele collaboratore di Bruno e suo immediato successore, che diede all’Eremo di S. Maria del Bosco e al Monastero di S. Stefano delle norme di disciplina, approvate dal Papa Pasquale II, il quale ebbe Lanuino in grande stima, affidandogli importanti e delicati incarichi nei riguardi di Diocesi e Monasteri della Calabria». 

In questo contesto, non si può trascurare l’opinione espressa da Padre Francesco Russo curatore della voce Lanuino per la Bibliotheca Sanctorum: Lanuino fu un religioso molto dinamico, che si distinse “nella sistemazione dei monasteri, posti alla sua dipendenza” e per l’estensione che durante il suo priorato vennero ad acquistare le donazioni normanne. «Lanuino deve essere considerato - a giudizio di padre Russo - come il genuino interprete e l’erede più autorevole dello spirito certosino, quale fu voluto dal fondatore» (BS, VII: 1116-1117). Come attesta un’altra pubblicazione - In Vitam Beati Lanuini ex Ordine Carthusianorum compendiosum commentarium - data alle stampe in occasione dell’autorizzazione del culto di Lanuino, egli rifulse sia nei numerosi incarichi a cui lo chiamò la Sede Apostolica sia nel “governo” del monastero certosino serrese. Fu un grande cultore della “disciplina regolare” e spinse costantemente i suoi confratelli alla perfetta osservanza di questa mediante la forza dell’esempio e delle parole. “Amantissimo” della solitudine, trasmetteva mirabilmente agli altri tale suo amore, che si preoccupavano di rassomigliargli con “santa emulazione”. Proprio per questo, era solito dire che gli “affari temporali” - di cui doveva occuparsi per le incombenze del suo ruolo - erano dati da Dio come penitenza, mentre soltanto la solitudine monastica permetteva di pregustare l’eterna e ineffabile beatitudine. Occorre, da ultimo, ricordare - per avere un quadro più completo dei giudizi intorno a questo santo monaco - alcune parole contenute nel Decreto, istitutivo del culto di Lanuino, firmato dal Cardinale Aloisi-Masella, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti. Qui Lanuino viene esplicitamente paragonato a San Bruno, è definito suo “figlio primogenito in Cristo”, meraviglioso propagatore e rettore dell’Ordine certosino. Per questo, ricordarne oggi il nono centenario della morte (11 aprile 1116), attraverso una serie di iniziative che vedono coinvolte importanti realtà del territorio quali il Santuario Regionale di Santa Maria del Bosco e il Parco Naturale Regionale delle Serre calabre, significa recuperare un’autentica pietra miliare della storia della Calabria medievale.

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