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Anno 1825: Il miracolo rubato.

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Un miracolo dimenticato

Tutti sanno che ogni anno a Napoli il sangue di San Gennaro dallo stato solido passa allo stato liquido. La gente ogni volta grida al miracolo perché il fatto accade proprio all’interno del Duomo, mentre il vescovo titolare di quella città tiene in mano l’ampolla di vetro e, rivolto verso i fedeli, la agita delicatamente. Dapprima nulla accade, poi, lentamente dopo tante insistenze si comincia a vedere attraverso il vetro dell’ampolla il sangue diventare liquido e andare su e giù come se fosse uscito da poco dal corpo del Santo Martire. I napoletani a questo punto tirano un sospiro di sollievo perché pensano che sono ancora nelle benevolenze del loro Patrono e che Lui dall’alto continua a proteggerli e a dargli anche i ...numeri al lotto. Qualche anno accade che il sangue resta allo stato solido e tarda a liquefarsi. Allora i fedeli intensificano le loro preghiere e lo stesso vescovo innalza a San Gennaro ripetute suppliche, intervallate di volta in volta da diversi tentativi.  Infine i Napoletani la spuntano sempre perché a furia di scuotere l’ampolla prima o poi il miracolo accade davvero ed è grande festa per tutti.
Pochi sanno che qualche secolo fa anche Serra San Bruno aveva il suo San Gennaro e aveva anche un’ampolla al cui interno c’era del sangue che si liquefaceva. Il santo serrese di cui parliamo non era proprio San Gennaro, ma Santa Tecla e l’ampolla conteneva proprio il sangue di questa martire. La reliquia, molto venerata e amata dal popolo serrese, veniva custodita in una delle tante nicchie del reliquiario, dono che la signora Adelaide, moglie di Ruggero il Normanno, aveva fatto a San Bruno. Ebbene, don Domenico Pisani nella prima parte della Platea della Chiesa Matrice riferisce che il sangue di Santa Tecla, contenuto nell’ampolla di cristallo custodita nel reliquiario, si liquefaceva proprio come accadeva col sangue di San Gennaro in Napoli. Per questo motivo la venerazione dei fedeli di Serra per questa ampolla era molto grande e la gente del paese riteneva l’evento un vero miracolo che la Santa voleva fare per premiare la grande religiosità dei Serresi.

L’ampolla col sangue di Santa Tecla nel Reliquiario c’è ancora, ma il sangue da molti anni continua a rimanere allo stato solido senza liquefarsi come accadeva una volta. Per quale motivo il miracolo non si è più  verificato? A parere di don Domenico Pisani, che scrive nell’anno 1840, la colpa non è dei Serresi che sono diventati cattivi e non hanno più meritato la benevolenza di Santa Tecla, ma del vescovo di Gerace, mons. Don Giuseppe Maria Pellicano. A questo eminente prelato va il merito di aver  autenticate le reliquie, che giacevano abbandonate in una cassa sotto l’organo della Chiesa Matrice, ma lo ha fatto in modo poco disinteressato. Infatti don Domenico Pisani rivela che mons. Pellicano ha disposto nel 1825 di persona la catalogazione delle reliquie “dopo essersi servito a suo piacere di quelle che ha voluto”. Racconta ancora il Pisani che questo vescovo, venuto a conoscenza del miracolo, ha manomesso l’ampolla di Santa Tecla, prelevando parte del sangue in essa contenuto. Pensava, poverino, che il miracolo potesse essere esportato, rubandolo ai Serresi e portandoselo a Gerace. Ma Santa Tecla non si è lasciata prendere per i fondelli da un vescovo di provincia così sprovveduto e da allora in poi il miracolo, per buona pace del prelato furbacchione e anche di quelli che nulla hanno avuto a che fare nella vicenda, non si è più ripetuto né a Serra, né a Gerace. 

E’ con grande risentimento nei confronti del vescovo profanatore del sangue di Santa Tecla che don Domenico Pisani riferisce l’avvenimento. “E’ da sapersi –scrive –che il suddetto sangue di Santa Tecla posto nella stess’ampolla vicino al legno della S. Croce si vede liquefarsi, e salire fino alla cima della ampolla, non altrimenti che si fa del Sangue di S. Gennaro in Napoli: e ciò si asserisce da degni Sacerdoti ancor viventi, stati testimonj oculari del miracolo negli anni scorsi. Si dice pure: che da che il vescovo di Geraci fu D. Giuseppe Maria Pellicano, veduto, o inteso per la prima volta il Miracolo, e avendosene dello stesso Sangue preso porzione, non più in prosieguo si vide il miracolo stesso come prima.”

Meno male che il vescovo di Napoli non ha mai pensato di trasferire il miracolo in un’altra città d’Italia, prelevando parte del sangue di San Gennaro dall’ampolla dove è da sempre custodito. Se ciò fosse accaduto chissà se oggi i Napoletani potessero vantarsi ancora di avere ogni anno “u miracolu e San Gennaro”.

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