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Serra: quel tragico 24 Maggio

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Briganti quel tragico 24 maggio
Una triste pagine di storia per la nostra cittadina fu scritta il 24 maggio del 1807. Quel tragico giorno non meno di 150 briganti invasero le vie di Serra e fecero una carneficina.
Ma chi erano i briganti? Chi li comandava? Per chi combattevano?
C’e’ ancora oggi chi sostiene che i briganti erano dei patrioti, perché lottavano per una giusta causa: quella di difendere gli interessi del re e cacciare via gli invasori della patria. I fatti, però, dimostrano tutto il contrario in quanto i briganti non erano solo nemici mortali degli stranieri, ma massacravano e uccidevano anche i connazionali e tutti coloro che gli si opponevano.
Era il periodo dell’invasione francese del Meridione d’Italia, quando Ferdinando IV de’ Borboni, pensò bene di mettersi al sicuro, fuggendo in Sicilia e abbandonando il Regno nelle mani degli usurpatori. La paura dei Francesi che avevano fama di essere terribili e sanguinari prese il cuore di tutti i calabresi, che già si sentivano vittime della barbarie di questo feroce popolo del nord, che non veniva certo con buone intenzioni. Molti miserabili, allora, abbandonarono le case e presero la via delle campagne, dei boschi e della montagna, dichiarandosi seguaci del re (realisti). Ben presto questi fuoriusciti si organizzarono in bande armate allo scopo di combattere i Giacobini (Francesi), ma in realtà col recondito intento di arricchirsi saccheggiando e rapinando la povera gente. Furono questi i cosiddetti “briganti” che ben presto si diedero ai saccheggi e alle depredazioni di interi paesi, uccidendo e massacrando tanti innocenti che con i Giacobini non avevano proprio nulla da spartire. Cosicché la gente onesta, quella che viveva del suo lavoro, aveva famiglia e non sapeva come sbarcare il lunario, si trovò a convivere insieme a due nemici: da un lato i Francesi, che derubavano e depredavano e dall'altro i briganti che, quando potevano, uccidevano e massacravano.
Fu così che un giorno Serra rimase completamente indifesa perché la guarnigione francese, che la presidiava, fu richiamata a Monteleone (Vibo Valentia) in occasione dell’attacco di Mileto. Quel giorno, era appunto il 24 maggio del 1807, una moltitudine di briganti ( circa 150) entrò in Serra e fece ogni genere di razzia . Il capo di quella masnada di disperati era un certo Giuseppe Monteleone, soprannominato Ronca, la cui fama di terribile e spietato sanguinario aveva fatto il giro dell’intera regione. L’invasione avvenne verso l’imbrunire, nel preciso momento in cui la gente del paese, ignara di tutto, si trovava radunata in Chiesa per i riti religiosi serali. All’arrivo dei briganti per tutto il paese si sparse il terrore e ognuno cercò scampo come meglio ha potuto.
Così lo storico descrive quel fuggi fuggi generale: “Un grido di timore si alzò da tutti come al cadere d’una improvvisa terribile tempesta. Alcuni fuggirono nella campagna per la via di S. Rocco, altri si rintanarono nelle proprie case ed altri (che non furon pochi) si nascosero nella stessa chiesa sopra la volta della navata grande e su quelle delle cappelle: ed altri ancora corsero all'incontro dei briganti, nella qualità di briganti domestici, dei quali non ve ne eran pochi nella nostra Patria". Il massacro durò per ben otto giorni durante i quali furono barbaramente uccisi non meno di 40 persone. Alcune di queste uccisioni per il modo di come sono avvenute fanno rabbrividire il sangue. Domenico Mitiné, uno dei piu’ ricchi proprietari dell’epoca, fu barbaramente ucciso dopo che lo stesso era stato costretto a sborsare 300 ducati per aver salva la vita. Come se non bastasse gli furono tagliate le mani che vennero appese sulla porta del suo negozio ed, inoltre, gli fu mozzata la testa che i briganti conficcarono in un palo e la portarono in giro per le vie di Spinetto. Non meno cruenta fu l’uccisione dei fratelli Salvatore e Biagio Tedeschi. I briganti promisero a Salvatore che lo avrebbero risparmiato in cambio di una somma di danaro. Non avendola, si offerse a versarla per lui il fratello Biagio, convinto di poter in questo modo placare l’ira degli oppressori. Avuto il denaro richiesto, i briganti uccisero entrambi i fratelli e si racconta che la testa di Salvatore, recisa completamente dal corpo e caduta per terra, continuava ad invocare il Santissimo Sangue di Gesu’ Cristo in suo aiuto.
Ricorrendo, poi, durante gli otto giorni di massacri, la festa del Corpus Domini, Ronca ordinò a quei sacerdoti rimasti ancora vivi di celebrare la messa in Chiesa alla presenza di tutto il popolo serrese. Al termine della messa lo stesso Ronca ordinò che si facesse la processione con l’ostia consacrata. “Quell’accompagnamento –dice lo storico- lasciavas’indietro quello dei Giudei al Calvario; e Gesù Cristo vide fra noi quello che non vide allora!”.
Quella terribile occupazione finì, quando i Francesi, terminata la battaglia di Mileto, fecero ritorno a Serra, facendo fuggire dal paese tutti i briganti.

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