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Fatti paranormali in Calabria | Il Prof. Tripodi (Lu Magaru) disse: “ Togliete gli aghi dagli occhi e …”!

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Vi voglio raccontare un breve fatto inquietante che mi riferì un mio vecchio compagno di liceo alla fine di questa estate 2018 ( deceduto improvvisamente il 2 dicembre c.a. ). Episodio che suscitò nella mia persona stupore e incredulità tanto da far vacillare le mie solide basi razionali. Fenomeni che si vedono nei film, in rubriche televisive o si leggono sui giornali. Prima di farlo è utile e necessaria una premessa senza la quale la narrazione dell’accaduto potrebbe scivolare nel banale, se esso ( fatto ) venisse estrapolato dal contesto antropologico e sociale nel quale si consumò, attraverso la complessa ed enigmatica personalità di lu Magaru. Quest’ultimo, Francesco Antonio Tripodi nacque a Mongiana il 22.02.1916, anno difficile per tutti in cui l’Italia era impegnata nella Prima Guerra Mondiale e a 5 anni, da orfano, fu trasferito nel comune di Saracena ( CS ). All’età di 25/30 anni emigrò a Napoli dove espletò la professione di saldatore subacqueo. Fra le altre cose che fece, Iniziò a leggere e poi ad approfondire con passione i libri che trattavano i rimedi naturali della salute umana al di fuori della medicina ufficiale. Tornò in Calabria e a Cavello ( Sila ) fece il segantino e il guardiacaccia. Negli anni 60’ si trasferì nella nostra cittadina, allora attanagliata dalla povertà e dall’emigrazione, dove il prof. Tripodi, Cavaliere dell’Ordine di Malta, aprì uno studio di parapsicologia; meta di persone appartenenti a tutti i ceti sociali che trovarono sollievo e conforto verso il loro mentore, davanti ai propri problemi esistenziali e di salute e attraverso la super sensibilità di cui di lu Magaru era dotato con la sua capacità di saper leggere dentro e dietro gli occhi del prossimo; in questo connubio tra studio della medicina naturale e cervello superiore alla norma risiedevano le sue facoltà esoteriche collegate comunque alla religione popolare; stimato per la sua lealtà professionale soprattutto quando doveva rifiutare persone interessate a problematiche singolari che esulavano dalle sue competenze; stimato pure per la sua generosità nei confronti del prossimo. Ma andiamo all’enunciazione di quanto accennato. In questa sede non ha importanza il giorno, l’anno e il nome della vittima-protagonista, ma ha rilevanza che il fatto si svolse davvero ed è ancora verificabile attraverso la testimonianza degli interessati.
Un giorno indefinito, presso lo studio del prof. Tripodi, si presentò una coppia proveniente dal comprensorio del soveratese ( tra Gasperina e Santa Caterina ) con una figlia adolescente. Dopo circa quindici minuti furono ricevuti di lu Magaru. Con un certo affanno, imbarazzo e pianti, essi gli spiegarono che la loro figlia stava perdendo progressivamente la vista, nonostante visite specialistiche, ricoveri e farmaci; tuttavia quello che loro dicevano si intravedeva facilmente nello sguardo spento e pallido della giovane ragazza, mentre il Nostro la fissava negli occhi senza pronunciare alcuna parola; dopo le utili spiegazioni, il prof. Tripodi, in atteggiamento quasi estatico, toccò le mani, la testa e gli occhi dell’interessata e chiuse i suoi per 2/3 minuti; pronunciò parole non percepibili in brevi frasi criptiche e sussurrate; la ragazza ruppe in un pianto silenzioso…A questo punto il Professore fece uscire la ragazza nella sala di aspetto per non farla impressionare e senza mezzi termini informò genitori che qualche persona nemica e maligna, aveva infilato due aghi negli occhi di una bambola di pezza e nascosto sul tetto di un casolare; ciò poteva avvenire perché l’autore aveva poteri speciali di sprigionare energie negative da un corpo inerte ( la bambola ) e trasferirli verso un corpo vivo ( la ragazza ). Continuò a parlare: il casolare si trova in quel posto ( con indicazioni geografiche precise ) e la bambola si trova sotto la tredicesima tegola a partire dalla parte sinistra per chi guarda di fronte all’entrata; la prendete e le togliete gli aghi. Fatelo subito appena uscite da questa casa. Forse scettici e poco convinti, i genitori, partirono e raggiunsero il luogo indicato, seguirono le indicazioni del guaritore e trovarono davvero la bambola; le tolsero gli aghi all’insaputa della figlia. La ragazza migliorò progressivamente nello stupore incredulo della medicina ufficiale. Tornarono da Lui per abbracciarlo e per ringraziarlo. Altrove, nei siti religiosi, si sarebbe gridato al miracolo con risonanza planetaria; qui da noi, questo episodio portentoso invero è rimasto nell’ambito della riservatezza, segretezza e umiltà dei protagonisti.
Dopo aver raccontato quanto riferitoci, noi non vogliamo dare giudizi definitivi sul fatto accaduto, non entriamo nel merito come e perchè sia guarita la ragazza; non spetta a noi giudicare, assolvere o condannare la problematica parapsicologica o paranormale; non ci interessa nemmeno il giudizio superficiale degli stolti e neanche il giudizio più profondo dei saccenti che credono di sapere più degli altri; noi abbiamo solo riportato quale cronisti un fatto che ci è stato raccontato… che è accaduto e che è ancora verificabile; i giudizi li devono dare i lettori a seconda della loro cultura e della loro sensibilità. Le fattucchiere, i veggenti, i parapsicologi sono sempre esistiti e con essi si sono sempre mischiati gli impostori. La nostra precipua preoccupazione è quella di evidenziare che le persone intelligenti devono sapere fare il distinguo tra gli uni e gli altri, ma spesso la disperazione e lo stato di necessità acceca la razionalità ponendola fuori strada e causando danni irreversibili alle persone. Pur tuttavia bisogna riconoscere che la magia popolare ha avuto un ruolo imponente nella società contadina e ancora oggi lo ha in parte, almeno nel momento in cui incide sulla psiche e sulla suggestione, captando essa le pulsioni più nascoste dell’animo umano, con risultati più concreti e più soddisfacenti per il paziente rispetto alla medicina ufficiale. L’uomo ha bisogno di credere che esiste il soprannaturale ( religioni, aldilà ed altri esseri superiori), ha bisogno di credere che la vita non finisce forever con la morte, ha bisogno di sognare e di illudersi, altrimenti la vita di relazione diverrebbe solo calcolo, materia e matematica.
Scriveremo ancora su questo singolare personaggio, invitando i nostri lettori a riferirci riservatamente eventuali esperienze avute con lui, mantenendo l’anonimato.

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