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Siamo morti per amore | Il duplice omicidio passionale di Rocco Bava e Francesca Petrolini!

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Omicidio Rocco Bava
“L’Amore è un bellissimo fiore sull’orlo di un spaventoso precipizio”. (Stendhal)
L’antivigilia di Natale dell’anno passato, nelle ore convulse dei preparativi per la più bella festa dell’anno, quando le famiglie si riuniscono per l’avvento e per trascorrere insieme in allegria la cena del 24 dicembre, giunse una notizia raggelante - prima ai parenti, poi agli amici e poi come una macchia d’olio alla comunità del comprensorio - che fu quella che Rocco Bava di Simbario ( 43 anni ) e Francesca Petrolini di Davoli ( 53 anni ), furono ammazzati a colpi d’arma da fuoco da persona ignota nella ricevitoria della donna a Davoli Superiore!...In questa sede a noi non interessa tanto il fatto di cronaca , riportato abbondantemente dai mass media, ma soprattutto ci interessa analizzare nella sua genesi, l’omicidio passionale dal lato della psicologia del reo e della psichiatria forense, per capire perché sono sempre succeduti questi fatti durante la storia umana e perché ancora continueranno a verificarsi. Ma torniamo al fatto dal quale abbiamo preso spunto per sviluppare la nostra ricerca. Questa nuova coppia era conosciuta bene nella comunità di residenza; loro da qualche anno, dopo la morte del marito di lei, si erano messi insieme perché perdutamente innamorati non sapendo che sulla loro strada, nell’ombra della psiche umana, si stava frapponendo l’insidia della gelosia e della vendetta: sentimenti negativi che maturano all’interno di un disagio relazionale inespresso, ma crescente, che esplode e porta dritto all’omicidio passionale. Sgomento, dispiacere e pianto di amici e parenti caratterizzarono i primi giorni dopo il fattaccio di cronaca. Ma a freddo, molti sapevano chi era stato l’autore e chi aveva avuto l’interesse ad eliminare due persone del tutto innocenti ed innocue. Tanto che le Forze dell’Ordine immediatamente indirizzarono le loro indagini verso il cognato di lei, tal Giuseppe Gualtieri ( di anni 67 ), che dopo la morte del fratello ( marito della Petrolini ) aveva avuto una relazione con la vittima. Non fu difficile per i Carabinieri; e come se l’omicida avesse scritto in fronte: “sono stato io!”. Nella sua condotta vi sono TUTTI quei connotati eziologici singolari collegati fra di loro che compongono il delitto passionale. Per meglio radiografare la personalità del reo, dobbiamo però entrare nell’atelier psicologico e comportamentale dell’assassino: di solito è un uomo che ama profondamente la sua partner; l’amore poi che finisce; lo stato d’abbandono di lui; le minacce e gli insulti verso l’ex partner; l’odio estremo; il Pathos che gli brucia il cervello e che nella sua accezione letterale significa sofferenza, sentimento profondo, istintivo, che non dipende dalla volontà e dalla ragione e che spinge la persona a divenire un omicida; sinapsi fulminea tra impulso pernicioso e azione letale. Tuttavia, a coronamento della nostra indagine, nella fattispecie che stiamo analizzando, aggiungerei anche come spinta e incoraggiamento ad agire da parte dell’autore, il contesto sociale nel quale si consumò il duplice omicidio. Nei piccoli paesi e in alcune fasce della comunità, ancora esiste quella mentalità ancestrale, che la donna, considerata oggetto di possesso,“deve stare al suo posto” e che uno sgarro a questa regola ( lei sposata con il fratello e poi sua amante ) dell’onore violato nell’ambito familiare, dev’essere punito al di fuori delle leggi statali, nonostante già nel 1981 sono stati abrogati in Italia, il delitto d’onore e il matrimonio riparatore, reati discriminanti per la dignità e la parità della donna. Tale visione prende origini da stereotipi culturali risalenti all’età medievale. In questa tipologia di crimini, all’omicida non interessa né l’ergastolo che lo spetta dietro l’angolo - e talvolta - né il rimorso di avere annientato due vite umane, interessa invero aver estirpato il cancro e il tarlo psichico dai quali era rosicchiato senza via d’uscita. In questo tipo di delitto vi è una disgregazione della volontà, una concentrazione affettiva che paralizza i poteri di critica e di controllo e che assorbe tutta la vita di relazione di un individuo. Causa primaria e scatenante che porta all’omicidio è la gelosia. Essa è uno dei tormenti relazionali più noti. Il geloso delirante non può tollerare che l’oggetto del suo amore, la sua donna-oggetto- possa abbandonarlo per un altro. Allora è costretto per amore ad uccidere la sua partner e per odio il suo rivale, com’è successo nel caso che ci stiamo occupando. Tale azione antigiuridica rappresenta una sorta di meccanismo di difesa contro la sofferenza provata e cessa con l’eliminazione della coppia. La gelosia è il vero disastro della relazione amorosa allorquando diviene ossessiva sì da intaccare la parte razionale della psiche.
Infine nel processo penale che segue l’azione delittuosa, spesso nasce l’esigenza di un’indagine psichica del reo attraverso una perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise. Essa deve stabilire se l’omicida, al momento di compiere l’uccisione della persona amata aveva la capacità d’intendere e di volere. Vale a dire se si tratta “di delitto impulsivo” derivante da una mente sana che al momento dell’azione delittuosa, aveva la capacità di discernere il bene e il male o al contrario di una vera e propria infermità di mente con connotati schizofrenici o paranoici, spie rivelatrici di un psichismo già alterato che ad ogni buon conto escludono l’imputabilità.
In conclusione ecco perché Stendhal ha definito: “L’Amore è un bellissimo fiore sull’orlo di uno spaventoso precipizio”. L’Amore da sempre è la cosa più deliziosa che lega gli esseri umani. Esso porta la Vita. Ma spesso porta la Morte, come nel caso che abbiamo analizzato in questo breve lavoro. Catullo, il più grande poeta d’amore della letteratura latina, lo disse alla sua amata nel I secolo a.c. : “ Ti amo e ti odio”. E in questo pendolo che oscilla tra l’uno e l’altro sentimento che sta l’essenza e il limite dell’Amore. Probabilmente Rocco e Francesca al momento del morte, improvvisa ed inaspettata, come tanti altri come loro, nella storia del mondo, hanno pensato: “ Siamo morti per Amore”.

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