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Rivista Santa Maria del Bosco - Serra San Bruno e dintorni

Domenico Calvetta
Marco Calvetta
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Il cruciverba in serrese

Gioacchino Giancotti
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Rione zzaccanu

C’era una volta Serra: le foto dell’Abbandono

Abbiamo pensato di parlare e fotografare le vecchie case abbandonate e le viuzze ubicate nei siti topici del centro storico della nostra cittadina, attraverso una ricognizione mirata. Lo scopo è quello di immortalare questi luoghi, in omaggio alle famiglie che li abitarono e che oggi sono sparite per un motivo o per un altro, prima che l’oblio li avvolga nel vortice del Nulla. Il risultato è stato inaspettato perché soprattutto queste abitazioni ci sono apparse testimoni di un passato remoto e pur essendo oggi diroccate e deserte per l’ingiuria del tempo, sono vive e parlano a chi li sa ascoltare! Iniziamo non a caso, dal rione ZACCANU e dintorni senza nome (Zaccanu che significa strade senza uscita o località chiusa) , sia in omaggio al poeta dialettale Mastru Brunu Pelaggi, nato e vissuto in esso e sia perché ruga antica, dove l’impianto edilizio in parte rifatto nel tempo, risale ad oltre tre secoli. Delimitato tra i primi 200 metri lineari del primo corso Umberto, lo “Schiccio”, “Bonsignuri” e la via Sette Dolori, conserva ancora il suo fascino ancestrale e vi si può accedere da più parti attraverso i vicoli stretti, umidi e ombrosi disseminati di qua e di là nella parte vecchia del nostro borgo! Ausiliati nella nostra indagine romantica da CLEMENTE PISANI ex comandante dei Vigili Urbani di Serra (che abitava in quella ruga) e dalla nostra conoscenza personale, ci siamo addentrati con la mente rivolta ad un passato immaginario, riportando in questo lavoro, soltanto alcuni nomi e soprannomi delle persone che vi abitarono. Nel piccolo slargo di lu ZACCANU ricordiamo con affetto, Mastru Luici l’Angiluni e moglie, calzolaio ed eccelso cantore di Chiesa; famiglia di Micuzzu di guerra; famiglia di Turi Stingi (padre di Vito) sposato Pitalona; famiglia Schiavello Vincenzo (Lu spagniolu) e Rita Calvetta (sorella dei pirotecnici F.lli Calvetta di Soriano), Michieli di lu Pepi, zappatore ed orologiaio morto a 103 anni; Nei dintorni della piazzetta, la famiglia di lu Macchiettu e di lu Macciettu (Mastru Carmelo e figlia Pina e Bruno); la famiglia di Gigi Sodaro ( casa occupata oggi dalla famiglia Pisani); famiglia Iorfida-Albano di li Stivaliedhi; Mastri Peppi lu Turnaru (Nonno di Clemente Pisani); Mbidigna con figlio; famiglia Gina di Brocca e Gabriele Regio; Emma e Maria Pasquino (Liconami) che lavoravano al telaio ( casa oggi di proprietà di don Gerardo); famiglia Vavalà di li Mandala (figlia Maria sposata Mandiello); Rafela di li Pieppi; Elisabetta (oggi abita Fofò il Negus); famiglia La Pizzidara; famiglia di Rosa di li Culi (perché faceva punture intramuscolari, nonna del prof. Siviglia); Annamaria e Carmela di la Piecura (mamma e zia di Gioconda Vavalà) ed altri. Percorrendo di notte le antiche viuzze e soffermando lo sguardo sulle case diroccate, nel silenzio notturno e al chiarore perlato della luna o alla fioca luce artificiale, le case abbandonate appaiono più belle e mentre il vento sibila tra le finestre aperte o tra le fessure  della mura, sembra che porti parole non dette di quei fantasmi che
tornano sempre sul luogo delle loro radici.                  
                                               

Studio Lupo Francesco
Qualche mese fa ha chiuso l’attività lo studio fotografico di Francesco Lupo, era il più antico di Serra San Bruno, aveva aperto i battenti nei primi anni cinquanta e da allora, ininterrottamente, svolgeva la sua attività gestito dal suo fondatore, Giuseppe Lupo, fino agli anni ’80 e poi dal figlio Francesco(per tutti Franco) che, sin da piccolo, aveva sempre collaborato ed aiutato il padre imparando, così, il mestiere. La storia della nascita dello studio è molto affascinante, Giuseppe Lupo, infatti, era un giovane fotografo ambulante originario della Sicilia e agli inizi degli anni cinquanta il suo girovagare per lavoro, in sella alla inseparabile lambretta, lo aveva portato, chissà come, in quel di Serra San Bruno, qui, a dire del figlio, era rimasto affascinato sia dalla bellezza del posto che dalla cortesia della sua gente, tanto che nell’anno 1952 vi ha fatto ritorno, portando con se la moglie e per non andare mai più via. Ha sempre continuato a fare il fotografo ambulante girando con la sua lambretta per i vari centri della Calabria ma ha aperto anche uno studio fotografico fisso che ha avuto la sua prima sede alla via Silvio Pellico n.32, naturalmente di Serra San Bruno e poi si è spostato in varie sedi sempre situate sul Corso Umberto I. Intanto nell’anno 1954 nasceva il suo primo figlio, Francesco e in seguito l’altra figlia, Maddalena. Il lavoro non gli mancava tanto che durante le sue trasferte lavorative nello studio rimaneva la moglie e in seguito il figlio Francesco. I servizi fotografici effettuati erano molteplici, matrimoni, battesimi, cresime, ritratti familiari, fotografie pubblicitarie, foto tessere e tanti altri, poi con l’avvento dei computer tutti i tipi di fotografie e stampe computerizzate. Io sono stato amico d’infanzia con Francesco e tutt’ora lo sono, in quello studio ci andavo sempre e qualche volta mi portava con se, data la mia curiosità, nella c.d. “camera oscura” quando sviluppava le foto per farmi vedere il procedimento ed io restavo affascinato vedendo l’immagine nascere sui fogli bianchi immersi in un composto di acqua ed acidi. Ricordo poi quando ha comprato il primo laboratorio a colori, tutto il lavoro che ha fatto per imparare i procedimenti per stampare le foto ed ancora tutte le lastre negative che possedeva e possiede negli archivi, adesso non mi pare vero che quello studio non ci sia più, è stato parte della mia vita, soprattutto della mia infanzia, e tale rimarrà sempre nei miei ricordi. francesco lupo
Quando ho saputo della chiusa ho chiamato subito Francesco per domandargli come mai, ci siamo incontrati per un caffè e mi ha spiegato come aveva maturato questa decisione. Non è certo la disaffezione a questo lavoro che mia ha portato alla decisione di abbassare la serranda, mi ha detto, sin da piccolo ho dedicato tutta la mia vita a questo lavoro, si può dire che ho passato più tempo nello studio che ha casa, ho avuto tante soddisfazioni, ho conosciuto tanta gente e mi sono fatto tanti amici il mio rapporto con i clienti è stato sempre corretto e leale tanto che in molti si sono dispiaciuti per questa mia decisione ma sinceramente, dopo tanto lavoro, vissuto con passione tutti i giorni, ho scelto di dedicare un po di tempo anche a me e alla mia famiglia, ai miei nipotini, non ho rimpianti certo se qualcuno dei miei due figli avesse scelto di continuare l’attività non mi sarebbe dispiaciuto ma entrambi hanno scelto altre strade e va bene così. E gli strumenti che hai, le lastre dei negativi dove ci sono impresse le immagini che raccontano la storia di Serra e tante altre storie che fine faranno, gli chiedo. Guarda che io ho chiuso l’attività ma continuerò sempre a raccontarmi con le mie fotografie. Un fotografo rimane tale anche quando va in pensione. Tutti gli strumenti del mestiere, le lastre che contengono le foto ed in genere tutti i ricordi più belli e soprattutto quelli di mio padre, tu l’hai conosciuto e sai che persona che era, rimarranno sempre con me e sono già tutti disposti con cura in un apposito spazio nella mia casa. A proposito di tuo padre, certo che l’ho conosciuto ed era una persona squisita ma adesso ti dirò una cosa di lui che forse tu non sai, ti voleva talmente bene che quando sei partito per fare il servizio militare e gli mandavi delle lettere(allora non c’erano ancora i telefonini) lui chiamava me per farsele leggere e sai perché, perché si emozionava a tal punto che non riusciva a leggerle direttamente. Adesso mi fai emozionare, mi dice, lo so che mi voleva tanto bene, chiudiamo la parentesi dai. Va bene Franco, tornando a noi, penso che nessun appunto può esserti fatto per la tua scelta, la vita è così e tutto prima o poi passa l’importante e che rimanga un buon ricordo e nel tuo caso questo è scontato.

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