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Il cruciverba in serrese

Gioacchino Giancotti
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Cinque secoli di vita e son sempre giovani e presenti nei piccoli borghi e nelle importanti fiere internazionali.

mustazzolaIncredibile ma vero! Hanno sulle spalle ben 5 secoli di vita e di storia ma non ne sentono il peso. Cinquecento anni ma son sempre giovani e rinnovano il loro look continuamente secondo le esigenze del loro cliente: con o senza zucchero, colorati o tradizionali, al gusto cinquecentesco o ai tanti gusti per soddisfare anche i giovani. Insomma sono nati nel 1515 e ancora appaiono belli pimpanti negli stands delle grandi fiere anche internazionali o nelle bancarelle delle feste patronali del Sud Italia.  Nel 1969 sono stati esposti alla “Mostra-mercato dell’artigianato internazionale” di Pittsburg (USA) e nel 1987 al “Museo nazionale delle Arti e delle tradizioni popolari” di Roma. Qui  hanno fatto la loro bella figura per la rassegna de “La cultura della bambola”: insomma accanto alle bambole di stoffa dagli occhi azzurri e dai capelli turchini giunte da ogni regione d’Italia, anche le nostre “pape”, “dame”, “pacchiane” e pure il tradizionale cuore decorato di stagnola policroma con la scritta “amor” che gli “ziti”, i fidanzati, si scambiano in occasione delle feste patronali. Più recentemente, esposti anche a Marsiglia nel  Musèe National des Civilisation de l’Europe et de la Mediterranèe. Sono presenti anche all’Expo Milano 2015. Cosa volete di più?!

I grandi festeggiati secolari sono i mostaccioli di Soriano Calabro, detti “mastazzola”, in origine prodotti anche con mosto cotto, da cui prendono il nome ( mustaceum, mustacea, antica focaccia preparata con farina, mosto cotto e anice, condita con grasso cacio e cotta su foglie di lauro), sono dei gustosi biscotti prodotti oggi esclusivamente con farina, miele e tanti aromatici ingredienti, secondo una ricetta che, da secoli, i Sorianesi si tramandano da padre in figlio.

Il filologo G. Rohlfs, nel suo “Dizionario dialettale delle tre Calabrie”, definisce i “mostaccioli sorianesi” “specie di dolci di farina impastata con miele o mosto cotto”; mentre, per lo scrittore G.B. Marzano, sono “dolci caserecci fatti con farina, miele cotto, conditi con droghe, di forma romboidale, a pupattoli, panierini e simili.”(Dizionario etimologico del dialetto calabrese).

Anche se Soriano è considerata la vera patria di questi tipici dolci calabresi, che da febbraio a settembre sono presenti in tutte le sagre e le feste, per la verità non è l’unico paese produttore. Ma i nostri  si distinguono dal tipo di lavorazione, come spesso mi raccontava mio padre sorianese.

Qui ogni singolo “pezzo” è lavorato a mano su lunghe tavole di noce, sulle quali i giovani lavoranti, dopo aver manipolato a dovere la farina, il miele e le essenze aromatiche, modellano, con la pasta ottenuta, gli oggetti più strani e bizzarri. Nascono così, oggi un po’ di meno per via della modernità e della sovrabbondanza di altri dolci provenienti dal nord, nascono così, dicevo, cavallucci, agnellini lanuti, torelli bizzosi, grandi cuori con la scritta “ti amo” o “amor” e tanti altri “scherzi” (come in gergo vengono chiamate queste composizioni), in cui elementi decorativi ed un ricercato gusto del particolare, danno vita ad antiche forme, cristallizzate dalla tradizione.

La loro origine probabilmente viene da molto lontano nel tempo. Secondo una testimonianza di Teocrito nel XV idillio detto delle “siracusane”, che indica i mostaccioli come “ex voto” da offrire alle divinità per grazia ricevuta, quelli di Soriano risalirebbero addirittura a tre secoli prima di Cristo. Comunque sia la loro data di nascita  è accreditata al 1515, anno di fondazione del Convento di San Domenico e della venuta dei Domenicani a Soriano, i quali hanno introdotto la lavorazione dei mostaccioli che, a loro volta, probabilmente avevano appreso dai monaci certosini della vicina Serra San Bruno. Quest’ultimi hanno lasciato ai Serresi la tradizione di un biscotto similare, gli “’nzulli”, la cui lavorazione non è molto differente, è solo l’esito diverso: il dolce è molto duro sotto i denti rispetto ai mostaccioli.

Orbene, col patrocinio della Regione Calabria, l’Amministrazione comunale di Soriano in collaborazione consoriano è mostaccioli l’Associazione culturale “Soriano è” organizza una grande festa per  i “mostaccioli”, per il loro 5° centenario di vita. Così, tutta per loro una due giorni, 29 e 30 luglio prossimi, ricca di musica, spettacoli, convegni, mostre e degustazione.

Il programma prevede per il primo giorno. Convegno su “Il mostacciolo di Soriano. Storia, cultura e tradizione”; mostra fotografica, esposizione e degustazione con la dimostrazione dell’arte manifatturiera dei maestri artigiani dei Soriano. Per la seconda serata: ancora mostra, esposizione e degustazione e consegna del “Premio alla carriera” ai Maestri artigiani. A seguire Concerto degli Arangara e dell’Onda anomala di Mimmo Crudo.

Lunga vita ancora amati mostaccioli!

siamo quello che mangiamoTTIP è l’acronimo inglese di “Transatlantic Trade and Investment Partnership”. Si tratta di un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. Esso ha, tra gli scopi dichiarati, quello di integrare i mercati di Europa e Stati Uniti riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie (che per intenderci sono misure che limitano la circolazioni delle merci; negli Stati Uniti ad esempio è permesso somministrare ai bovini sostanze ormonali, nell’UE è vietato ed infatti la carne agli ormoni non ha accesso al mercato europeo per via di una barriera non tariffaria). Quello alimentare è appunto uno dei settori che ovviamente verrà maggiormente investito dall’accordo con pesanti ripercussioni, a dire di molti, sui consumatori; perché i principi su cui sono basate le leggi europee che riguardano tale settore, sono diversi da quelli degli Stati Uniti. Tanto per fare un esempio, in Europa vige il principio di precauzione (l’immissione sul mercato di un prodotto avviene dopo una valutazione dei rischi) mentre negli Stati Uniti per una serie di prodotti si procede al contrario: la valutazione viene fatta in un secondo momento. Al di là delle innumerevoli questioni che l’accordo profila dinanzi a sé, questa succinta quanto semplicistica sintesi riportata rappresenta la premessa per una riflessione che trova nel titolo del suddetto articolo la sua massima esplicazione. “Siamo quello che mangiamo” è una riflessione, quanto una constatazione, quanto un invito ad una maggiore conoscenza di ciò che ci circonda, di ciò con cui ci nutriamo . Al di là delle campagne contro il TTIP, le varie petizioni e raccolta firme che solo ultimamente stanno prendendo piede nel territorio nazionale, è innegabile la diffusa disinformazione che affligge il consumatore sui prodotti che mangia. Figli della crisi e del mercato globale i consumatori di oggi prediligono la quantità alla qualità, il basso costo frutto della libera circolazione delle merci ma soprattutto di processi di produzione che sacrificano la qualità delle materie prime in nome della vendita a tutti i costi. In una realtà bizzarra quanto un Expò finanziato da Mac Donald e Coca Cola, vi sono tuttavia piccoli, quanto significativi focolai che qua e là cominciano ad alimentarsi grazie alla tenacia e alla sensibilità di persone che hanno intuito l’importanza di ritrovare un contatto più diretto con la terra e con una produzione alimentare più circoscritta ed eco sostenibile. Parliamo del cosiddetto chilometro zero, una politica economica che predilige l’alimento locale garantito dal produttore nella sua genuinità, in contrapposizione all' alimento globale spesso di origine non adeguatamente certificata, risparmiando inoltre nel processo di trasporto del prodotto, a beneficio dell’ambiente. Laddove il potere del cittadino europeo sembra oramai offuscato da una logica di mercato che avanza inesorabile su tutto il resto, resta tuttavia nelle nostre mani la facoltà di compiere nel nostro piccolo una scelta diversa. Una scelta possibile, ovviamente, solo nel momento in cui si prende atto dell’importanza dell’argomento e si pretende una maggiore conoscenza a riguardo.

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