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Rivista Santa Maria del Bosco - Serra San Bruno e dintorni

Domenico Calvetta
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Il cruciverba in serrese

Gioacchino Giancotti
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salvatore letizia 1
SEGNALATO DA ALCUNI CITTADINI
- Il protagonista del nostro articolo è figlio di Saverio e nipote del notissimo Don Gerardo Letizia - illustre parroco della Parrocchia San Biagio di Serra San Bruno, oggi in pensione ma sempre attivo e ancora disponibile verso i più bisognosi – al quale abbiamo pensato di dedicare questa pagina, sollecitati da segnalazioni di alcuni nostri affezionati lettori. Con uno zio sacerdote e questa sua propensione verso la scultura sacra, diciamo noi che è un privilegiato rispetto ad altri per conquistarsi la benevolenza del Signore! Dopo un contatto telefonico con Lui e poi un breve incontro casuale vicino la fontana di “Bonsignuri”, Lo lasciamo parlare a ruota libera: “ho iniziato nel periodo del Covid grazie ad un amico che mi ha portato con lui ad estrarre la materia prima!. Esiste la creta grigia e quella marrone ma poi una volta infornate il colore finale è sempre lo stesso. Alcune statuette rimangono vuoti all’interno ed altre vengono lasciate quale blocco unico e pieno. Per ultimare solo una di queste piccole opere ci vogliono 200 ore! Mi dedico a questo hobby quando sento l’ispirazione di farlo. Per primo ho scolpito un piccolo bambinello da presepe, poi un Cristo in croce senza colori e poi la Madonna Addolorata che rappresenta la Madre di tutte le chiese di Serra San Bruno. In seguito mi sono dedicato alla Madonna dell’Assunta di Spinetto e a quella di Terravecchia”. Spinti dalla curiosità giornalistica decidiamo di fare un breve sopralluogo “sul posto di lavoro”.
salvatore letizia 3UNA ISPIRAZIONE TARDIVA – L’approccio con lui accende il nostro interesse a compiere un’analisi profonda di ciò che ammiriamo. La conversazione che segue, nel suo semplice laboratorio, tra le statuette in miniatura che non superano i 25 centimetri di altezza, aumenta man mano di pari passo alla nostra curiosità di saperne sempre di più. Il nostro autore non ha frequentato scuole pubbliche o private d’arte e né ha avuto un insegnante che lo ammaestrasse tecnicamente ad imitare o eseguire le forme umane derivanti dalla creta grezza ed informe, estratta dai nostri fiumi montani; eppure riesce nel suo intento guardando e riguardando semplici immagini e foto per poi trasformale in prodotto finito!; il nostro protagonista, di carattere umile e verecondo, realizza le sue opere nel fervore dell’ispirazione, sia pur tardiva, che nasce quale impulso improvviso nel suo animo e lo esorta ad agire in quel determinato modo, laddove la simbiosi cervello e mani agiscono in un rapporto armonico verso la medesima direzione. Questo moto astratto e invisibile che colpisce artisti e poeti, si materializza nelle opere che Lui compone. Il giudizio dei visitatori può esprimere meraviglia o indifferenza ma ciò dipende dalla sensibilità singolare delle persone. Per renderci meglio conto dei risultati ottenuti, abbiamo immaginato una mano fatata che in sol colpo abbia rimpicciolito le statue originali in miniatura, mantenendo però la bellezza della sacralità, delle forma accentuata e della potenza dei colori. Le opere emanano una luce altissima e rarefatta tipica di una Umanità Superiore che poi è quella Divina. salvatore letizia 2
La Madonna Addolorata, vestita a lutto, nel suo atteggiamento estatico esprime il dolore della Croce; la Madonna dell’Assunta al contrario, con le sue vesti brillantemente cromate di tutti i colori della Primavera, esprime la gioia appena accennata ma rigogliosa e piena, dell’imminente ascesa al Cielo! Non di meno interessante ci appare, plasticamente effigiato, suscitando in noi sincero turbamento ammirandolo nel suo stato “lillipuziano”, il fante vittorioso che ricalca il soldato del monumento dei Caduti di Serra, plasmato con amore e lasciato nel suo grigiore primordiale.
La destrezza e l’ispirazione dell’Autore oggi si trovano in uno stato aurorale ma in una fase evolutiva. Sta solamente a Lui la scelta di aumentare la qualità di essi o cristallizzarli nei risultati raggiunti oggi, che già da soli, sono da considerare di una certa importanza.

Alunno e Maestro
Nel n. 1/2 - Febbraio/Aprile 2018 della Rivista avevo reso omaggio al mio maestro Franco De Paola, ricordando gli anni dal 1957 in poi, in cui ho frequentato la scuola elementare. Il mio rapporto con lui e con la sua famiglia ha segnato la mia vita anche quando le vicende mi hanno portato a vivere lontano da Serra S. Bruno. Fin dalla scuola Media e Liceo frequentati in Seminario, poi l’Università, poi il servizio negli ospedali di Serra S. Bruno e di Acquapendente (VT), poi i miei viaggi di volontariato in Africa, la mia vicinanza a lui e alla sua famiglia è stata costante, anche nel periodo in cui essa si trasferì a Vibo Valentia. Se dovevo condividere qualche evento personale, lui era sempre un interlocutore privilegiato e fidato. Quando qualche anno fa ebbe un incomprensibile deficit neurologico agli arti, mi sono prodigato a supportarlo. Insomma, dal passatempo distensivo e a volte collaborativo nella sua campagna da ragazzo, fino agli ultimi tempi della sua vecchiaia, trascorsa con straordinaria vitale serenità, i nostri incontri erano sempre cordiali e un po’ nostalgici.
Non so quante persone hanno mantenuto con il proprio maestro un rapporto reciproco così intenso, continuo e premuroso come il nostro.
Successivamente, nel n. 5/6 - Ottobre/Dicembre 2019, ho raccontato l’incontro con il maestro Franco di un altro ex alunno, “Pinuzzu” Carchidi, dopo 50 anni di assenza da Serra.
Onde evitare di ripetermi, raccomando al lettore di rileggere i due articoli, da cui si evince il profilo professionale e umano del maestro nel rapporto con i suoi alunni. Ora, in occasione della sua dipartita, mi preme solamente richiamare alla memoria il senso della presenza di quest’uomo nella vita di tante persone, cui ha dedicato la sua esemplare e gratificante professionalità.
Dei suoi ex alunni di Serra alcuni li incontro volentieri ogni tanto, sarebbe interessante ascoltare e riportare, almeno in questa circostanza, un loro ricordo riguardo il maestro.
Un maestro come Franco De Paola è per sempre. Almeno per me, che ritengo essere stato il suo alunno più costante e affettuoso negli anni, fino al Luglio scorso, in occasione del matrimonio di Annalisa, sua nipote. Quel giorno, seduti nella frescura della sua amata campagna Fondo di li Baruni, accolse con entusiasmo il mio recente libro di poesie “Le carezze dell’anima” e chiacchierammo a lungo delle nostre vite, come sempre nei nostri incontri. Il caso volle che il 21 Ottobre, durante la presentazione del mio libro a Roma, rispondendo a una domanda dell’intervistatrice, ricordai il mio maestro, che in quel momento era grave in ospedale. Tre ore dopo seppi della sua morte e non rimasi stupito, ma solo dispiaciuto per la lontananza, anzi lo considerai quasi un dono per la coincidenza degli eventi.
Ci sono nella vita di ognuno incontri e circostanze che si dimostrano come pietre miliari nella costruzione della propria personalità. Chi sa qualcosa di psicologia e psicanalisi conosce le relazioni che esistono tra il carattere, che una persona si ritrova da adulto, rispetto a come ha vissuto l’infanzia nella famiglia, nella scuola e nella società. Ebbene, nel caso specifico, il maestro Franco, nella sua “severità” tipica di quegli anni, sapeva manifestare una considerevole capacità culturale ed educativa verso gli alunni, non disgiunta da una lodevole empatia che definirei paterna. Il risultato scolastico tendeva a formare un ragazzo equilibrato e rispettoso, in grado di proseguire negli studi o, anche, senza alcuna vergogna, verso un mestiere.
Quando nei primi anni 50 si mosse dal Molise per prendere un incarico scolastico in Calabria, sicuramente non poteva immaginare quale futuro lo aspettava, ma seppe cogliere in quel viaggio (da Sud a Sud, non verso Nord!) l’opportunità di insediarsi perfettamente nella nuova realtà, costruendo una famiglia di numerosi figli insieme con quella indimenticabile santa donna di Barbara. Una famiglia allargata dalla presenza in casa delle due signore anziane la Nnora e la Mmà, accudite amorevolmente sino alla fine. Indimenticabili, anche, le signorine Nigrelli, provenienti dalla Sicilia, con la loro costante presenza in quella famiglia.
Una figura come il maestro Franco sicuramente resta indimenticabile per i suoi affezionati alunni, ma anche per tutte le persone che lo hanno conosciuto o con cui ha avuto contatti: sono convinto che tutti hanno apprezzato la sua genuina affabilità. Con la morte scompare un corpo, ma non il riconoscimento e il ricordo delle qualità umane, con cui ha dato giusto risalto alla sua lunga vita.
Non dimenticherò i suoi occhi azzurri e il suo benevolo sorriso.

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