Intorno all’anno 753 a.C. in una città chiamata Albalonga una lupa trovò sulla riva del Tevere due bambini appena nati che erano stati abbandonati in una cesta. Li prese con sé e li allattò, salvandoli da morte sicura. Si chiamavano Romolo e Remo ed erano figli di una certa Rea Silvia e di un dio, chiamato Marte. I due bimbi crebbero col latte della lupa sani e robusti e quando furono grandi fondarono una città che si chiamò Roma. Successivamente i due litigarono per chi dovesse governare la città fin quando l’uno uccise l’altro e Romolo, che fu il sopravvissuto, diventò il primo re di Roma. Da allora quella città divenne così grande e importante che, da sola, riuscì a fondare un impero. Iniziò così la storia di Roma.
Nel 1082 in una città della Francia chiamata Parigi si stava celebrando un funerale. Il defunto era un dotto professore della Sorbona, morto in odore di santità che si chiamava Raimon Diocrés. A quel funerale era accorsa molta gente, non perché si trattava di una persona di chiara fama, ma perché quella persona era vissuta all’ombra degli insegnamenti ecclesiastici e, quindi, era ritenuta un santo. Accorse nella cattedrale di Notre-Dame dove si tenevano le esequie anche un certo Bruno di Colonia, professore universitario anche lui e anche lui uomo retto e timorato di Dio nonostante vivesse in perfetta laicità. Ebbene, nel corso della cerimonia il morto, disteso fino a quel momento sul catafalco, si alzò a metà busto e con voce orribile gridò: “Per giusto giudizio di Dio sono stato condannato alle pene dell’inferno.” Per ben tre volte la cerimonia riprese e per ben tre volte il morto si alzò ripetendo sempre le stesse parole. Tutti i presenti impallidirono e ognuno nella propria coscienza fu preso da paura e rimorso. Lo stesso Bruno di Colonia pervenne alla conclusione che per salvarsi non è sufficiente vivere una vita santificata, ma occorre fare di più. Quel di più per lui significò condurre un sistema di vita totalmente dedicato alla preghiera, alla solitudine e al silenzio. Iniziò così la storia dell’ordine certosino.
Questi due avvenimenti, quello di Albalonga e quello di Parigi, hanno una cosa in comune: entrambi si basano su due enormi falsità. Pochi infatti sono le persone disposte a credere che le lupe allattano i bambini e che i morti si alzano dalla bara e si mettono a parlare. Eppure ce li hanno propinati come avvenimenti storici. Si sa per certo che gli storici romani hanno cercato in tutti i modi di conferire un valore storico alla legenda di Roma. E si sa anche per certo che gli storici bruniani hanno cercato di coronare la figura di San Bruno di leggende, favole e falsi avvenimenti. Poi, col tempo, si addivenne ad un rinsavimento. La storia di Roma fu sfrondata da tutte le falsità tranne una: quella della lupa che ci viene insegnata anche a scuola. La storia di San Bruno fu sfrondata da tutte le leggende tranne una: quella del dottor dannato. Ma perché è stato possibile cancellare da quelle storie tutte le falsità tranne una? La risposta è facile trovarla: perché è su quella falsità che si fonda tutta la storia successiva. Infatti, se non ci fosse stata la Lupa, non ci sarebbe stata Roma e se non ci fosse stato il morto che parla, non ci sarebbe stato neppure l’ordine certosino. Diciamolo chiaramente: abbiamo bisogno di falsità su cui poter fondare tutta la nostra vita reale per cui tutte, dico tutte, le storie del mondo trovano la loro ragion d’essere nell’immaginario, nell’illusorio, nell’effimero, nel sogno. Perfino le religioni affondano la loro origine nella falsità e nella menzogna. Pensiamo ai greci. Non ci sarebbe stata la storia della Grecia senza gli dei dell’Olimpo. Un monte pieno di divinità domina tutti gli avvenimenti che accadono sulla terra e sul mare. Ulisse è perseguitato dal dio Nettuno che lo fa vagare per venti anni nel mare negandogli il ritorno a casa. Achille è invincibile perché è il figlio di una dea. E sono sempre gli dei a decidere dei re e degli imperatori, dei vincitori e degli sconfitti, dei deboli e dei forti.
E, se vogliamo, anche la religione cattolica fonda la sua origine su un falso storico. Basta pensare a Gesù che nasce da una vergine. Sebbene in questo caso ci sia di mezzo la mano divina, i conti non tornano ugualmente. Ma questa è tutta un’altra storia. Abbiamo bisogno dell’impossibile, dell’arcano, del soprannaturale per essere quelli che siamo.
Non neghiamolo: per far diventare vera la nostra vita e la nostra storia abbiamo bisogno della lupa di Roma e del morto che parla di San Bruno.
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