Serafino Maiolo, figlio dell’avvocato e notaio Ricciotti Maiolo e della nobildonna Angiolina Festa, nasce a Laureana di Borrello il 7 maggio 1911 e trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Fabrizia, paese del cuore e dell’anima che l’intellettuale sovente celebrerà nelle pagine dei suoi romanzi più noti. Laureatosi a Roma in Giurisprudenza e attivo principalmente in ambito giornalistico e scolastico (fu provveditore e viceprovveditore presso Milano e altre province della Lombardia), è tuttavia la produzione letteraria che consacra Maiolo quale autore neorealista, e a tratti anche tardo verista, negli anni del Secondo dopoguerra.
L’opera d’esordio, almeno per quanto riguarda la narrativa, è Ciaramaca, libro pubblicato per la Gastaldi di Milano nel 1948 e che, attraverso dieci capitoli, narra la storia di Ciaramaca, uomo di mezza età che, dopo aver lavorato per tantissimi anni in America, dove si era recato in seguito a oscuri fatti che lo avevano coinvolto indirettamente e a lutti familiari dettati dalla Grande guerra e dalla peste Spagnola successivamente originatasi, torna nel luogo natio, deciso a riprendere in mano la propria vita e le redini di una famiglia che si è formata e consolidata con lo spettro aleatorio della sua persona, ma con la totale mancanza della figura di marito e padre che il protagonista avrebbe dovuto incarnare e che ora, d’improvviso, rivendica. Tra flashback di un passato tormentato, le difficoltà di un presente acre e le speranze per un futuro giusto e sereno, si dipanano le vicende di una storia che, parola dopo parola e pagina dopo pagina, si fa sempre più corale, allargando manzonianamente il proprio sguardo alle vite di moglie, figli e conoscenti del protagonista, inglobando persino le “voci” di paese che, come le Parche della mitologia classica, stringono tra le dita il filo del destino dei personaggi dell’opera e che, da un momento all’altro, possono scegliere di recidere senza alcuna pietà. Abile lo scrittore fabriziese nel tratteggiare i profili caratteriali dei personaggi che, nei suoi libri, sembrano vivere di vita propria, nel trasmettere a lettrici e lettori i sogni, i desideri e le paure che li accompagnano di capitolo in capitolo, nella riproduzione certosina del taedium vitae che, dominando le esistenze delle figure di un piccolo paese del Sud Italia negli anni Trenta del secolo scorso, li induce inevitabilmente al pettegolezzo sterile, vacuo ma contemporaneamente distruttivo e unilaterale. Tuttavia Ciaramaca è molto più di questo: una componente teatrale, a tratti comica o comunque grottesca, leggera e di autentica bontà vive lungo le vie di una realtà provinciale che non è cattiva di per sé ma che spesso la povertà, la miseria e l’ignoranza rendono tale; un’antica morale, intessuta di valori quali lavoro, famiglia e terra emerge prepotentemente dalla lettura del libro e quasi convince il lettore della giustezza di quelli, almeno se letti come figli di un tempo e di uno spazio preciso e determinato e costantemente sottoposti alla diatriba dello scontro generazionale, molto caro a Maiolo in Ciaramaca. I costumi, le tradizioni, i riti, le usanze, i profumi e le sensazioni di un’epoca lontana, eppure così intima nella storia delle famiglie calabresi, sono i veri protagonisti del libro, quelli per cui vale la pena leggerlo, lasciandosi trasportare tra i vicoli sassosi di una realtà che non esiste più e che pure è dentro di noi, assaporandoli senza remore e godendo di un tipo di linguaggio che, se da un lato ricorda molto la scrittura tardoromantica della letteratura italiana del XIX secolo, dall’altro presenta già temi e forme del movimento culturale italiano noto come Neorealismo, congerie letteraria in cui l’autore si inserisce a pieno titolo. Molte altre le opere di Serafino Maiolo, tra cui molti saggi, una silloge poetica e numerosi romanzi che evidenziano il percorso in fieri di uno scrittore che, nonostante la prematura scomparsa, avvenuta nel 1966 alla sola età di cinquantacinque anni, lascia ai posteri un’eredità pregevole e che merita di essere conosciuta, letta e apprezzata, per un arricchimento che sia personale e comunitario.
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