
Giangurgolo è una maschera della commedia dell’arte e rappresenta il carnevale calabrese. Secondo alcune fonti, il personaggio di Giangurgolo si ispira a una persona realmente esistita, nata a Catanzaro nel convento di Santa Maria della Stella il 24 giugno 1563 e chiamata Giovanni in onore del suo giorno di nascita. Giangurgolo significa Giovanni Boccalarga, in riferimento alla sua ingordigia.
La leggenda narra che, da adulto, Giangurgolo tentò di salvare uno spagnolo aggredito dai briganti nei boschi. Nonostante i suoi sforzi, l’uomo morì, ma prima di perire nominò Giangurgolo come suo erede, affidandogli i suoi beni e una lettera contenente il segreto per salvare la sua città. Così, Giovanni diventa Alonso Pedro Juan Gurgolos e inizia la sua lotta contro l’occupazione spagnola.
Acquista un carrozzone da teatro e, insieme ad alcuni amici, organizza spettacoli per incitare il popolo a ribellarsi. Dopo un po’, su Giangurgolo viene messa una taglia e una condanna a morte, costringendolo a fuggire in Spagna. Una volta calmate le acque, ritorna a Catanzaro e ritrova un amico del teatro; i due si abbracciano, ma l’altro è malato di peste e, dopo poco, muoiono entrambi.
Il personaggio di Giangurgolo fu inizialmente interpretato da un attore napoletano, Natale Consalvo, nel 1618. Successivamente, la maschera di Giangurgolo e il suo personaggio teatrale furono portati in Calabria, diventando così il simbolo del carnevale della regione. Giangurgolo indossa una maschera rossa su un grosso naso, un corpetto a righe rosse e gialle con un tipico colletto arricciato alla spagnola, calzamaglia a righe rosse e nere e calze bianche, e un cinturone con una pesante spada, che usa solo contro chi è più debole, mentre resta appesa quando affronta cavalalieri ben più preparati di lui.