Vent’anni fa una ENTITA’ dell’Aldilà mise in guardia Natuzza dal vescovo.
Mi spiace molto scrivere sul Caso Natuzza e lo faccio con estremo imbarazzo e intensa concitazione, dovute al personaggio eccezionale con odor di santità che è stata e che è la mistica di Paravati; ma questo mio stato d’animo viene in parte mitigato da altri giornalisti che hanno scritto prima di me ( in primis Luciano Regolo, da cui traggo spunto per redigere questo scritto, poi Andrea Gualtieri del Corriere della Sera, oltre i giornali on line ) e di cui le fonti e le notizie che hanno fornito, filtrate e verificate da una giusta ed equilibriata informazione in loco, sono serviti a comporre questo sofferto articolo, comunque rivolto a quei lettori e devoti che già conoscono la cronaca del triste accaduto di Paravati.
Ma andiamo ai fatti che hanno scatenato sconcerto e meraviglia nel mondo cattolico. L’attuale vescovo della Diocesi Mileto-Tropea- Nicotera Mons. Luigi Renzo, il primo agosto 2017, ha emesso un decreto con il quale revoca il riconoscimento dell’ente ( Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime – Cimra – ), avvenuto nel 1999 dal suo predecessore mons. Domenico Tarcisio Cortese, vieta ogni attività di culto e persino la conservazione del Santissimo Sacramento all’interno della Villa della Gioia; con provvedimenti e toni “di tipo medieval conservatore” ( sanciti dal diritto canonico ma anti democratici per lo Stato Italiano ) costringe alle dimissioni don Pasquale Barone ( direttore spirituale della Evolo ) quale presidente della Fondazione, don Michele Cordiano e don Francesco Sicari, rispettivamente parroco e vice parroco di Paravati, sotto comminatoria di sospensione a divinis per disobbedienza; per statuto della Fondazione subentra al presidente uscente, il Vice Presidente Marcello Colloca, illustre avvocato del Foro di Vibo Valentia che insieme ad altri sei soci fondatori votano a favore delle modifiche pretese da mons. Renzo allo Statuto della Fondazione ( contro i 116 no dell’assemblea plenaria del 22.07.2017 ). Nelle sue esternazioni pubbliche e soprattutto nella conferenza stampa del 17 agosto, senza alcun contraddittorio, il prelato ribadisce comunque con bizantine disquisizioni che si tratta di modifiche minime e riguardano solo l’aspetto liturgico, teologico e dottrinale. Tuttavia questo veemente ostracismo contro la Fondazione e contro i suoi stessi sacerdoti, da parte del vescovo, pare sia dovuto al fatto che i suoi subordinati non siano stati capaci di convincere i soci di accettare le modifiche proposte.
Per quanto riguarda le modifiche da apportare e sulla insincerità del prelato, dicono i soci della Fondazione, Niente è vero di quanto affermato e voluto dal vescovo Renzo, principalmente per due ordini di motivi. Il primo è quello di rispettare la precisa volontà della futura Santa che voleva che il regolamento dello Statuto fosse immodificabile, tanto che, nel 1999 l’allora vescovo Cortese riconobbe tutte le prerogative che oggi ha l’ente, anche se, venti anni fa, in una visione ultraterrena con una entità prima non rivelata ( si trattò comunque di mons. Pasquale Colloca morto nel 1901 ), la mistica di Paravati fu messa in guardia che il suo ruolo di messaggera della Madonna ( mons. Renzo pretende di sostituire “messagera” con ispiratrice ) potesse essere messo in discussione da un vescovo succeduto a mons. Cortese! Una profezia drammatica che si è materializzata colpendo oggi la credibilità della Fondazione; concetto poi ribadito e dettato dalla Mistica alla figlia in uno scritto circostanziato in ogni momento verificabile; il secondo motivo riguarda invero la chiara lettura delle norme che regolano l’attività dell’ente e “le modifiche non sono minime”, come aveva affermato il prelato, ma riguardano ben 9 articoli dell’attuale statuto! In sostanza la Diocesi non si deve interessare solo della gestione in via diretta della pastorale e del culto ( che comunque sono attività già riconosciute ex legge dal diritto canonico ), ma anche della gestione “dei beni patrimoniali della Fondazione e del compimento di ogni relativa attività economica”, ciò significa dell’intera gestione.
Ma noi da calabresi, senza enfasi o retorica, pur maltrattati di qua e di là ingiustamente per altre faccende, dobbiamo concludere con una nota positiva e auspichiamo che questa diatriba tra Fondazione e Diocesi presto possa dirimersi, se non altro per salvaguardare e mantenere la dolce venustà di Natuzza Evolo e la bellissima eredità che ci ha lasciato: la sua proclamazione a Santa, 450 cenacoli in tutto i continenti, migliaia di fedeli che vengono a Paravati e affidano a Lei le loro sofferenze e sperano in una vita migliore. Ritorneremo su questo argomento.
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2 Marzo 2025