Scrivere della realtà calabrese è un incontro di boxe. Un’enorme tensione domina le dita battenti sulla tastiera ma bisogna credere nella propria lotta, così come nella boxe, anche quando l’avversario è un pugile dal gancio letale e tu sei al primo incontro. Si deve restare in piedi e quando egli ti stende al tappeto devi rialzarti e credere e ricordare che ci sono due modi di perdere: il primo è quello del codardo, ovvero, arrendersi; mentre il secondo è quello del duro: tentare di rialzarsi fin quando la fine dello scontro non sarà sancita.
La Calabria, in particolare la zona delle Serre vibonesi, sente quotidianamente la paura di vivere la collettività a causa degli eventi sanguinolenti che vi si verificano. I paesi sono suggellati dalla luttuosa sofferenza impressa da funerali che purtroppo colpiscono adulti, giovani ed innocenti; portando i cittadini a strutturare l’idea che restare nel proprio sia la risposta più adatta. È compito della magistratura indagare, della stampa pubblicare, questo articolo dona una visione integrata della realtà.
Esiste però anche il positivo ma bando agli indugi! Ecco chi:
Coloro a cui va il primo pensiero sono tutti gli abitanti che umilmente lavorano, o almeno ci provano, a chi è costretto ad emigrare. Il secondo alle realtà culturali quali: RS98, Parafonè, il Museo della Certosa, Mumar e Muterr che tengono viva la storia locale. Proseguendo con scultori, artisti, scrittori e poeti quali: Bruna Marino, Angela Ciconte, Mimmo Nardo, Mimmo Stirparo, Don Mario Fusca, Girolamo Onda, Francesco Schiavello, Silvana Costa e Mariella Curigliano, Giacinto Damiani. Concludendo con la Rivista Santa Maria del Bosco che si impegna per far emergere nuove identità culturali.
Auguro ciò possa bastare a sostenere un pensiero integrato che dia un’immagine delle Serre in cui crimine e cultura coesistono ma non si escludono.
Inizia ora, dopo questa premessa, il compito più importante di questo articolo.
Invito tutti, dai comuni, agli enti locali, alle scuole, cittadini a contribuire per diluire il solvente della criminalità con idee, proposte, azioni al fine di donare nuova linfa vitale a questa terra che ne ha tanto bisogno.
Perché non dobbiamo arrenderci contro questa realtà ma combattere. Il motivo dell’insistenza, del porre come apertura l’esempio del pugile è di evidenziare questo bisogno.
Sarò chiaro: non sto chiedendo di lottare contro la ‘ndrangheta (la magistratura indaga e la stampa pubblica) ma di lottare contro la rassegnazione di non poter vivere, serenamente, presente nelle Serre e sfido a sentirmi dire il contrario.
Osservate: paesi svuotati, riuniti solo nelle poche occasioni festive, i volti degli abitanti preoccupati della cattiva notizia, il dolore di chi ha smesso di credere nelle Serre.
I tempi sono maturi, bisogna tornare a vivere la collettività serenamente! È un bisogno comune ma inespresso. Si ha bisogno di attività che coinvolgano adulti come giovani in attimi di spensieratezza e di donare ai bambini una realtà migliore.
Concludo e mi perdonerete se per farlo uso una poesia ma potete considerarla come l’ultimo pugno di un pugile stremato contro il nostro sentimento di rassegnazione.
È tua la tenera mano/ che esplora il mondo / nel gioco della curiosità // e il corpicino innocente, / che riposa e si ricarica/cullato da queste braccia. // Ma crescerai, e vedrai / lotte di ‘ndrangheta, / politica indifferente, / luoghi e tempi sprecati. // Hai respirato aria calabra / sin dal primo respiro. / Ma riposa e poi gioca! // Nel tuo tempo lotterai / per cullare il futuro / tra le braccia / di una realtà migliore.
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19 Maggio 2024