In occasione di questo nuovo numero della rivista, ho deciso di parlare di un personaggio di cui mia zia – o meglio, la mia prozia , sorella di mia nonna Anna Sodaro – era solita raccontare quando noi nipoti andavamo a trovarla. Ci sedevamo insieme a lei intorno a “lu vrascieri” (il braciere) e, tra una parola e l’altra, la zia “Gisippina” si immergeva nel passato e nei suoi ricordi di infanzia, e alla fine venivano fuori tanti “fattariedhi” (piccoli fatti) e tante belle storie, piacevoli da ascoltare. Tra queste, è riaffiorata nella mia memoria quella di “lu monachedhu fadiettu”, che la zia raccontava spesso. In base a quanto narrato, si trattava di un ragazzino deforme vestito con un saio – simile a quelli indossati dagli orfanelli ospitati nei conventi – che si infiltrava nelle case del paese, a volte benevolo a volte burlone, e portava con sé gioia e fortuna, o dolori e dispiaceri. Tutto dipendeva da come gli abitanti della casa lo percepivano.
Se era ben accetto, era in grado di portare regali – anche in denaro – e numeri vincenti. Se al contrario non lo era, portava solo disturbi e seccature, rubando, rompendo oggetti e perfino arrecando disgrazie.
A primo impatto, leggendo quanto riportato sopra, il lettore potrebbe pensare che si tratti di una storiella appartenente al folclore serrese. Tuttavia, documentandomi su Internet, mi sono reso conto che la leggenda di “lu monachiedhu” coinvolge tutto il sud Italia, e soprattutto l’area del napoletano, dove, insieme alla “Janara”, rappresenta una delle figure esoteriche più famose e caratteristiche della tradizione partenopea.
Sull’origine di “lu monachiedhu” a Napoli ci sono due diverse ipotesi.
La prima ipotesi racconta di un personaggio realmente esistito ed è riportata nel libro “Leggende Napoletane” della scrittrice Matilde Serrao, dove si racconta che nel ‘400 Caterina Frezza, una nobildonna, venne rinchiusa dalla propria famiglia in un convento, mentre il fidanzato, Stefano Mariconda, venne ucciso. La donna, già gravida, diede alla luce un bambino malforme che le suore coprirono con dei brandelli ricavati da un saio. In seguito, del bambino non si seppe più nulla e da allora si racconta che viene visto di tanto in tanto nelle case dei napoletani e che abbia poteri sovrannaturali.
La seconda ipotesi invece lega la figura di “lu monachiedhu” al “pozzaro”, cioè colui che si prendeva cura della rete idrica dell’epoca, assicurandosi che l’acqua arrivasse dalle cisterne alle abitazioni.
“Il pozzaro”, avendo libero ingresso alla rete idrica sotterranea, si poteva muovere facilmente tra i cunicoli avendo così facile accesso alle case dove rubava cibo e oggetti di valore, arrivando qualche volta a conquistare la padrona di casa e diventando così il suo amante segreto.
In ogni caso, le dicerie su questo spiritello sono tante e ogni regione ha le sue. Purtroppo lo spazio che ho a disposizione non mi permette di continuare, quindi il mio breve racconto termina qui.
Forse chiedendo ai vostri amati nonni potrete ottenere più informazioni riguardo a questo personaggio misterioso che si aggirava tra le case di Serra.
E, mi raccomando, se vi dovesse capitare di vedere improvvisamente davanti a voi una figura sinistra, non vi allarmate, siate soltanto bendisposti e “lu monachiedhu fadiettu” ricambierà sicuramente in qualche modo la vostra benevolenza.
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19 Maggio 2024