Appena dopo un anno dall’assegnazione definitiva della chiese di Nardodipace, Mongiana, Serra, ecc.,(dicembre 1852) alla Curia Vescovile di Squillace, i ragonesi si affacciano per la prima volta alla finestra della storia, chiedendo al re ed al vescovo di Gerace un permesso per poter costruire una loro chiesa nel loro paese. E’ cosi che certificano la loro esistenza come comunità. Fino ad allora, per battesimi, matrimoni od altro si recavano a Fabrizia, e dopo l’inaugurazione della chiesa di Nardodipace, avvenuta il 19 gennaio del 1786 con la nomina di don Domenico Antonio Costa a curato economo di quella parrocchia, si spostarono su quest’ultima. L’istanza di concessione del permesso di costruzione della chiesa venne fatta nel 1853, e nello stesso anno, l’intero popolo di Ragonà (circa 300 persone) a proprie spese si costruì la sperata chiesa. L’unico apporto esterno, o aiuto che dir si voglia, fatto dalle istituzioni civili o religiose, nella fase di costruzione e di allestimento, furono gli arredi sacri, (tra questi arredi vi fu anche la statua della Madonna dei Poveri commissionata a Michele Amato?) che vennero dati nel 1854 dalla Sotto-Intendenza di Monteleone (attuale Vibo Valentia), dietro richiesta del Decurionato di Fabrizia. Nel 1856, dopo due anni di presenze alterne dei preti di Fabrizia, in occasioni particolari, il vescovo Lucia di Gerace assegnò stabilmente alla nuova chiesa di Ragonà, il Canonico don Fortunato Monteleone di Nardodipace. Costruita la chiesa, avuti gli arredi sacri, ma soprattutto con un prete stabile, potevano decidere a quale santo votarsi. E quale santo, se non quello che rifletteva la loro condizione di povertà? Oppure, dietro alla scelta di dedicare la nuova chiesa al culto della Madonna dei Poveri ci sono ragioni etniche o di provenienza e di appartenenza delle famiglie o del gruppo dominante di Ragonà a Seminara? Paese dove esiste un forte culto della Madonna dei Poveri. Io non credo che la popolazione di Ragonà come quella di Santo Todaro, Campoli o Bardolino,(piccolo centro sorto”dove sorge il Precariti”, cioè: Ciano, sulla via del ferro tra le miniere aragonesi e spagnole di Trentatarì da una parte e Stilo e Campoli dall’altra) ed in misura minore quella di Nardodipace, provenissero interamente da Fabrizia, ma piuttosto che siano il frutto di trasmigrazioni interne a partire dal cinquecento, se non prima, come nel caso di Campoli. In questa sede, non è dell’etnicità dei gruppi che compongono questi paesi che voglio parlare, ma piuttosto della festa religiosa di questo paese. E’ nel settembre del 1856, secondo quanto scrive don Fortunato Monteleone, (leggere testo del documento successivo) che i ragonesi affidando a Maria S.S. dei Poveri il ruolo di intermediatrice presso il Creatore, nella speranza di un presente migliore e nell’ attesa di un futuro divino, decisero, così, nel frattempo di dedicare la loro chiesa alla Beata Vergine. La prima festa del paese, un evento religioso e sociale che nel corso degli anni modificherà i rapporti e le relazioni interpersonali, divenendo il momento in cui si ridefinivano valori e collocazioni nella comunità, in un contesto di euforia collettiva. Secondo quanto traspare da documenti e da quanto possiamo immaginare, una festa che si svolse in un tripudio generale e collettivo, come solo i ragonesi sapevano fare fino alla fine degli anni settanta. Oltre all’evento ricorrente della festa della Madonna dei Poveri intorno alla metà di ogni settembre, il tempo trascorre fino all’inizio degli anni trenta(novecento) senza eventi significativi, tranne il passaggio ed il pernottamento del viaggiatore e scrittore inglese Norman Douglas, autore del libro Old Calabria. E nel 1932, don Giuseppe Pugliese, nuovo curato del paese, secondo quanto ci dice Oppedisano nella sua Cronistoria della Diocesi di Gerace, istituì: “una aggregazione della Guardia di Onore, approvata dal Vescovo il 12 maggio 1932 e fu aggregata all’Arciconfraternita di Roma, e il 10 maggio 1933 venne eretto, con Decreto Vescovile, il Pio Sodalizio delle Figlie di Maria che fu anche aggregato alla Primaria di Roma”. Non ho sufficienti informazioni per poter spiegare cosa voglia dire e cosa si sia fatto o quanto abbia inciso sul paese, credo poco, dato il fatto che non esiste memoria storica di tale evento.