Abbiamo conosciuto Luigi Polistena ed eravamo legati ai suoi figli da vera amicizia ma nonostante ciò né noi né la sua città natale lo compresero appieno :è il caso di ripetere il detto latino: Nemo propheta in patria. In ciò egli condivide il destino di alcuni grandi : essere apprezzato dopo la morte.
La vita del Polistena è segnata da un dramma che, fin dall’ infanzia, ha lasciato una traccia indelebile nel suo cuore: l’abbandono del padre e il conseguente legame indissolubile con la madre (poesia a pag. 17 di VINA PAJSANA ).Il bambino cresce,diventa adolescente ( compie gli studi ginnasiali nel seminario vescovile di Mileto) e poi adulto, ma la ferita non si è rimarginata,la sofferenza trova conforto nello scorrere della penna sulla carta. I ricordi,gli affetti,i rancori si cristallizzano ,imprigionati nelle forme rigide della poesia (pag. 9 REMINISCENZE).
–La sofferenza , la fugacità della vita, la figura della madre.
Quella di Polistena è la poesia del ricordo,dell’infanzia segnata dal dolore,della regressione (ritorno indietro nel tempo) pag. 18 VINA PAJSANAJ. I temi della poesia di Polistena sono quelli dei grandi della letteratura italiana: Pascoli,Montale;poeti che hanno percepito la precaria condizione esistenziale dell’uomo. E anch’egli ha coscienza della fugacità del tempo che lascia i suoi segni indelebili : calvizie e grigiore (REMINISCENZE, pag. 133 )speranza ed illusione di un domani migliore e poi disillusione (REMINISCENZE, pag. 140), come per Montale il tempo passa veloce e lascia il suo segno nella carrucola arrugginita che cigola ( cigola la carrucola ,Montale).
Amara è la riflessione del Polistena sul binomio indissolubile di vita e morte,connesso al fluire del tempo e lo sfiorire della giovinezza (REMIN. Pag. 88) ;poesia che mette in luce la sua levatura culturale con riferimento alla mitologia greca.
Egli è vicino alla sensibilità del grande poeta Giovanni Pascoli , perché unito per alcuni versi dallo stesso destino : il distacco dal padre : dalla morte il Pascoli subì la separazione dal padre, dall’abbandono fu separato dal padre Luigi Polistena. Una separazione che brucia e marchia a fuoco nell’intimo il poeta .che non accettò mai quel distacco ( Lume a petrolio nei CANTI DELL’ANIMA , pag. 152 ) e non sa farsene una ragione ( L’esilio dell’emigrante). Il fanciullo Pascoli ricorda con dolore la morte del padre che non torna più ,il fanciullo Luigi Polistena attende invano che il padre torni,mentre la nonna in una sera d’inverno fila con il fuso.
In Pascoli il distacco ha segnato la vita a tal punto da considerare i cari morti come Numi tutelari della casa, che vivono nella memoria ( e nell’ora che penso ai miei cari – dal “Gelsomino notturno” ) . Per Polistena il distacco dal padre viene colmato dalla presenza della madre, che , pilastro della sua esistenza nel fluire ininterrotto della vita angosciata e straziata, è invocata ed attesa dopo la morte come consigliera del suo cuore ch’è in pena. che anela tuo saggio consiglio” (I CANTI DELL’ANIMA”, pag. 125) L’antidoto alla sofferenza, alla drammaticità della vita è il rifugio sotto le ali di Dio, della Madonna, il cui spirituale alone protettivo si confonde, nelle liriche del poeta, con la figura materna, sicchè il lettore affanna la mente per comprendere dove sia la madre celeste e dove, invece, la madre terrena.Luigi Polistena è l’uomo di fede che celebra i principi cristiani della religione,dell’armonia. della fratellanza,della pace tra gli uomini (REMINISCENZE Pag. 65).
Ma la poesia di Polistena non è soltanto poesia esistenziale, poesia religiosa ( molte sue composizioni guardano a Dio; in alcune di esse s’intravedono influssi danteschi) ,non è soltanto espressione di un cuore che soffre, è anche piena di contenuti morali e sociali. Temi che realisticamente egli desume da quella che è la condizione della Calabria , del suo paese,prima e dopo la seconda guerra mondiale (povertà, emigrazione ecc.) L’emigrazione è vista dal poeta in chiave soggettiva come crudele abbandono del proprio paese e degli affetti da parte di chi se ne va in cerca di fortuna, lasciando in pianto moglie e figli. Nell’esilio dell’emigrante ( Reminiscenze, pag. 83) è adombrata ancora una volta la figura del padre.
-Le radici come autenticità della vita
La poesia è monito per i nipoti e,quindi per le future generazioni ,di non dimenticare le proprie radici, di amare la propria terra, anche l’uso della lingua madre:il dialetto.E’ un invito ad amare tutto ciò che appartiene al paese d’origine ( pag. 113 REMINISCENZE. “A lingua mia” ).
La poesia del Polistena veicola messaggi semplici ma profondi,ideali e valori che oggi sembra abbiamo dimenticato (affetti,terra,cultura) REMINISCENZE. Pag. 170 “A scola”.