Fino agli anni passati ed ancora oggi fare turismo in Calabria significava e significa solo mare. Sulle coste ioniche e tirreniche sono venuti a formarsi diversi poli urbani a forte concentrazione prevalentemente balneare fino a costituire conurbazione lineare: insomma la Calabria è diventata sinonimo di mare.
Si è trascurato il fatto che la nostra regione al suo interno è caratterizzata dalla montagna. Ecco alcuni dati: la superficie totale è di km 15080 e ben il 42 % è occupata da territorio montano, il 49 % è collinare e solo il 9 % è costituito da pianura. Inoltre ben 387 comuni dei complessivi 409 hanno fatto la loro storia sugli altipiani collinari e montuosi. È evidente che la Calabria è una regione montuosa, da sempre “gran bosco d’Italia”.
I Greci conoscevano la Sila e i Romani la chiamarono “silva” per non confonderla col “nemus” il sacro bosco delle divinità. Per Virgilio fu “magna” nelle Georgiche ed addirittura “ingens” nell’Eneide. Fu menzionata dai più illustri geografi come Stradone, Plinio e Cicerone nel “Brutus” parla di “silva sila”.
La nostra gita domenicale ci ha portati tra fitte abetaie e pinete di Camigliatello Silano, tra le più importanti e attrezzate stazioni turistiche soprattutto per gli sports invernali e sede del Parco Letterario “Old Calabria” nella vecchia torre di Camigliati. Tra Camigliatello e Lorica, altra nostra tappa, e dintorni che costituiscono il Parco Nazionale della Calabria, nel regno indiscusso del “re pino”. Qui, infatti, c’è ancora un bel gruppo di pini, “i giganti della Sila” che si fanno risalire addirittura al 1430. Qui regna il famoso “pino laricio” o “loricato” che è un po’ quello che rimane della foresta primigenia. Il pino silano è una delle quattro razze che appartengono alla grande famiglia del pino nero, “pinus nigra” ed ha una vecchia storia che risale al terziario, insomma prima dell’uomo. Il suo legno è servito agli indigeni bruzi per difendersi dalle intemperie e dal nemico; i colonizzatori magnogreci lo portavano fino a Crotone utilizzando la corrente del Neto e sul Tirreno attraverso la breve strada dell’istmo di Marcellinara; i Romani lo utilizzarono in abbondanza per costruirvi le galee; ed ancora è servito per le volte delle austere basiliche romane e per la Cappella Sistina e non ultimo fu utile per ricavare la resina.
E la Sila non è solo alberi e pini. È una sorta di pianeta ancora incontaminato: gigli rossi, bucaneve, giunchiglie, viole mammole, orchidee nane, narcisi, semi di anice e la belladonna e la genziana ed altre piante medicinali e le innumerevoli specie di funghi e poi quel verdeggiante ed odoroso muschio tanto caro a bambini ed adulti che lo apprezzano per abbellire i presepi fatti in casa.
E la Sila è anche il regno dell’acqua, data l’alta piovosità e l’innevamento. Qui nel 1927 si sono creati i tre citati bacini di Cecita, Arvo e Ampollino che fanno produrre tanta energia idroelettrica nelle grandi centrali in territorio di Cotronei e sono di grande richiamo per la pesca sportiva e per gli sports nautici.
Anche in piena estate, insomma senza la neve, è bello incontrarsi, seppur per una sola giornata, la domenica, a Camigliatello che resta la più nota località turistica montana della Calabria. Qui, sulla strada principale, è bello ammirare e, perché no, acquistare anche, i prodotti dell’artigianato locale, quali tessuti e corredi, tappeti ed arazzi provenienti dalla vicina Longobucco, dove è ancora viva l’antica arte della tessitura. E poi, se la salute ce lo permette, i prodotti gastronomici tipici della montagna: soppressata, salsiccia, pancetta affumicata, il caciocavallo e… sua maestà il fungo. La novità di Camigliatello, degli ultimi anni, è quel treno a vapore, con locomotiva tedesca del 1926, che ti porta a fare un viaggio di altri tempi nel cuore della montagna, offrendoci, a bordo, anche la degustazione di un buon bicchiere di vino e le tortine della “pitta ‘mpigliata”, prodotto tipico dei paesi silani ed anche intrattenimento con musica popolare.
Altra località che abbiamo visitato e “gustato” è Lorica, per certi aspetti e per tanti anni la rivale di Camigliatello. In questo ameno villaggio, per qualche tempo, si è vissuto di isolamento, erano finiti i tempi di gran turismo come ci attestava la presenza del famoso Gran Hotel Lorica di Mario Cosentino, oggi riconvertito in appartamenti e camere multiproprietà. Dopo l’istituzione del Parco Nazionale, che qui vi ha la sede, Lorica sta riprendendo i fasti di un tempo. Qui c’è tanta cultura ed intrattenimento e tra i tanti eventi, quelli di rilievo sono: Transumanze Sila Festival e Incontri silani: festival di filosofia e letteratura. Per un momento di meditazione è sublime la sosta nella chiesetta parrocchiale di “San Francesco alla Verna” eretta il 26 dicembre 1972 e custodita dai Frati Minori. La facciata, con le caratteristiche pietre a vista, è sormontata da un timpano triangolare su cui poggia il campanile. Anche qui prodotti del “re maiale” e della “regina mucca”., da ammirarli e soprattutto da gustarli con un buon bicchiere di vino della vicina Donnici. Non abbiate paura per digerire, tanto l’acqua pura ed incontaminata è gratis. E quel battello, emozione, che ti fa attraversare in lungo e in largo il grande lago Arvo.