Di sparse colline e d’alberi che dominano la valle
così è fatta Soriano
nell’immortal posizione della mia mente
riversa sul greto d’un fiume
ove s’abbeverano le greggi
e un usignolo mi dona il suo canto.
Dai trespoli l’orgoglio sale sui monti
si vanta della vista
sul maestoso convento
ove fiori cresciuti alla svelta
conservano semi d’una severa bellezza
e d’una più antica storia
rivelata sui volti di marmo
nascosti fra l’erba.
Stipata dalle stagioni
nei gherigli
l’infanzia resiste paziente
fino alla maturità in pieno autunno
il tempo ove tutto è concesso.
Come fugge il giorno
la mela succosa perisce
nel fertile terreno
mentre il papavero si piega nel sonno.
L’immagine torce
la mia vulnerabilità
s’immerge sì profonda
che crea radici nel vespro.
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14 Giugno 2016