“Parto, ti lascio,
ma tra queste crepe
su questo arido suolo
incrostato da tessere d’argilla
ritorno.
Tessere imbastite
da ciuffi di rachitica cicoria,
che si frantumano al calpestìo
ed io ascolto lo scricchiolìo gemente,
mentre il caldo di scirocco
disperde il lamento
di chi soffre la fame.
Terra bella e amara
ingrata verso i tuoi figli
e sorda al loro pianto.
T’amo, t’amo troppo
per maledire il tuo fare.
Ti vesti col giallo di ginestra
e col rosso dei papaveri,
t’immergi nell’azzurro mare
e dimentichi i tuoi figli,
convinta che il raccontar le storie,
del tuo glorioso passato,
seminate dal vento
e sepolte dal tempo
dia quanto basta.
I tuoi figli viandanti
senza sosta,
esuli e con le membra
stanche e tormentate,
al tramontare del sole,
trascinati dall’alito del vento,
ritornano con la mente,
ma nel silenzio
i tuoi profumi
inebriano il ricordo.”
Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]