Nel credere popolare, il magico fluido, di cui è detentore lo stregone popolare o meglio a magara (la maliarda), è in grado di guarire le persone da forti mal di testa, dolori alle ossa, stanchezza, stato di instabilità psichica.
Chi è adocchiato avverte uno di questi sintomi o più di uno e, di conseguenza , diviene necessario ricorrere alla ritualità magiche per farsi fare l’occhiu: a mu ti fai passari l’occhiu, hai mu ti sdocchj (frase tipica per esprimere che il soggetto può risolvere il suo stato fisico o psichico-mentale facendosi fare la magia dell’ occhio) e, continuando: ti jettaru siccu / occhiu potenti mu nci cadi i ncoju d’iji / n’atra vota camina c’a malazia! (ti hanno reso privo di energia / occhio potente che ricada addosso a chi l ha fatto /un’altra volta cammina con la malizia!)
Sapere fare l’occhio significa, anzitutto, che il rituante è a conoscenza dei reali comportamenti ritualistici e del sapere interpretare lo svolgersi degli eventi in modo determinante e sapere relazionarsi in chiave teurgica.
La culrura popolare calabrese presenta due momenti precisi necessari per capire quale sia la condizione di salute del soggetto adocchiato: se si è colpiti dal malocchio,quindi, essere sotto incantesimo, oppure se si è colpiti d’u picchju ,cioè essere sotto ipnosi.
La distinzione culturale tra occhiu e picchju è che il primo consiste nell’avere addosso la maledizione voluta dal rivale; il secondo è il continuo imprecare il male affinchè entri in logorio del corpo e della mente del rivale (in tale circostanza si dice che la persona è picchjiata). Tale stato è voluto dal rivale quando una persona sta migliorando la sua condizione socio-economica, la propria posizione sociale.
Nel momento in cui si riscontra che una determinata persona è soggetta ad attirarsi il fluido magico malefico manifestato dal rivale, si procede con una fase preventiva, cioè con la preparazione d’u brovinu. Esso consiste nel preparare un sacchettino all’interno del quale vi è una figura di Gesù Bambino, dei granelli di incenso delle foglie di palma e di ulivo e una pietruzza di sale. A questa sorta di amuleto viene fatto il rito del fumento (che vedremo più avanti) cosi che chi lo porterà addosso (di solito cucino all’interno degli indumenti) è in grado di allontanare il fluido malefico del rivale. Un modus agendi che ha fortemente caratterizzato le comunita calabresi.
La pericolosita d’u picchju, viene cosi espressa dalla cultura popolare con il seguente detto: cagghi cchiù u picchju ca estima (u picchju è più pericoloso della bestemmia) o ancora a casa picchjiata o povera o malata (gli abitanti della casa colpita d’u picchju diventano poveri o ammalati).
L’energia magica causatrice del bene e del male può essere generata dall’occhio (mondo visivo), dal cuore (mondo affettivo), dalla mente (mondo percettivo). Questi tre momenti rappresentano il mondo condizionante attraverso il quale avviene l’ aggressività che una determinata persona può riversare su di un’altra.
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