– Correva l’anno 1932, su due giornali dell’epoca: Il Popolo di Pavia e Il Ticino, troviamo la descrizione della visita e il dialogo che si è svolto tra Benito Mussolini e il Priore certosino, Padre Stefano Casolari:
Il Padre Priore – Ringrazio Iddio che mi dà la possibilità di ossequiare V. E. personalmente e di ringraziarLa per averci permesso di ritornare in questa nostra antica casa.
B. Mussolini – Ne sono contento io pure. Come vi siete sistemati?
Il Padre Priore – Benissimo Eccellenza!
B. Mussolini – Quanti siete?
Il Padre Priore – Cinque, per ora.
B. Mussolini – Quanti potrete essere in avvenire?
Il Padre Priore – Venti ed anche più, speriamo.
B. Mussolini – Che cosa fate?
Il Padre Priore – Studiamo e preghiamo soprattutto per chi non prega.
B. Mussolini – Pregate dunque anche per me che non ho molto tempo.
Il Padre Priore – È per noi un dovere ben grato.
B. Mussolini – Non siete disturbati?
Il Padre Priore – No, Eccellenza; non siamo disturbati né disturbiamo.
B. Mussolini – Bene, bene, non è da tutti dire: non siamo disturbati né disturbiamo.
Dopo una stretta di mano frettolosa il Duce sale in auto e il corteo si allontana.
Dal giornale, Il Popolo di Pavia: “Benito Mussolini, dopo essersi recato a Pavia ed aver percorso rapidamente in automobile la magnifica strada nazionale lungo il naviglio, a mezzogiorno giunge alla Certosa. Grande è la meraviglia degli abitanti del paese essendo la visita assolutamente imprevista. Il Duce, dopo essere sceso dalla vettura giunta fino all’entrata della chiesa, all’interno del grande piazzale verde che forma suggestivo tappeto davanti alla fulgida facciata del tempio, è subito ricevuto dalle autorità locali ed ha agio di ammirare, avvicinandosi, le veramente mirabili sculture del portale d’ingresso. Poi entra nella basilica e la attraversa fino alla bellissima cancellata di bronzo. Il capo del Governo, inoltre, ammira le altre opere d’arte conservate nella chiesa. Prima di lasciare le terre lombarde il Duce incontra, nei pressi dei vestiboli d’ingresso, il priore dei Certosini, padre Stefano Casolari, con il quale ha un breve colloquio.”
Dal giornale, Il Ticino: 31 ottobre 1932 – “Alle 12,15 il corteo del Duce lascia la Certosa, salutato all’uscita dai contadini accorsi dalle vicine campagne. Le macchine filano verso la stazione ferroviaria del paese sollevando un fitto polverone, nell’autunno asciuttissimo, lungo le bianche strade che contornano il recinto dell’antico mistico monastero. Nell’attesa del treno per Milano il Duce si intrattiene affabilmente con i presenti e saluta gli operai dello stabilimento “Galbani”che si sono adunati nelle vicinanze. Inoltre riceve un improvviso omaggio floreale da un giovanissimo balilla. Il convoglio ferroviario giunge nel frattempo alla piccola stazione…”
-L’attività monastica all’interno della certosa di Pavia è proseguita per molti secoli, precisamente dall’anno della sua fondazione: 27 agosto del 1396, fino al 1782 quando, eventi funesti, costrinsero i certosini ad abbandonare il proprio cenobio.
-Con la legge 3036 del 7 luglio 1866, la certosa di Pavia fu dichiarata Monumento Nazionale Italiano. Nel 1897, la struttura versava in completo stato di abbandono e il pericolo della perdita dei documenti in essa conservati, portarono un giovane sacerdote: don Achille Ratti, a dedicarsi al riordino della biblioteca dei certosini. Don Achille Ratti, diventato papa il 6 febbraio 1922, assunse il nome di Pio XI e, durane il suo pontificato, mai dimenticò quella certosa. Infatti, in data 9 ottobre 1930, restituì il monastero all’ordine certosino e i monaci, dopo i lavori di riassetto,tornarono al loro eremo. Questa decisione fu fortemente condivisa da un altro personaggio: Benito Mussolini, il cui destino è anch’esso intrecciato con la storia di quel monastero. Il duce volle ossequiare la comunità certosina e il 31 ottobre 1932 vi si recò in visita. La visita di Mussolini si svolse come sopra pubblicato dai due giornali dell’epoca.
Per la cronaca si riporta l’episodio sconvolgente avvenuto in quella certosa dopo la caduta del fascismo: Il 12 agosto 1946, la salma del duce, trafugata da ignoti, venne ritrovata all’interno della certosa di Pavia; avvolta in un telo dentro una cassa di legno. In seguito a questo eclatante episodio i certosini, ancora una volta, furono costretti ad abbandonare la loro sede. La certosa restò deserta fino al 1949, anno in cui i carmelitani si insediarono e vi rimasero fino al 1961. Infine, il monumentale monastero, nel 1968, venne affidato ai cistercensi dell’Abbazia di Casamari, che ne divennero i legittimi custodi. Ancora oggi, i cistercensi, guidati dal Priore Celestino Parente, svolgono vita monastica, occupandosi direttamente delle visite guidate e della vendita di libri sacri e articoli vari di loro produzione.