Da una casuale segnalazione di un dipinto olio su tela 50 x 70 eseguito dal nostro concittadino Mimmo Loiacono ( lu russu) mi recai presso il suo laboratorio per vederlo in compagnia dell’autore. Devo dire in verità che quell’opera suscitò in me delle signolari emozioni che mi indussero a redigere questo breve scritto sui gurnali di Serra con un doppio intento: ricordare agli anziani quello che già sanno, far concoscere ai giovani quello che non sanno…!
L’autore, noto per il suo estro, dà al soggetto una sua interpretazione personale fuori dalla realtà. In uno sfondo surreale e fantastico si nota un essere umano in solitaria meditazione, l’acqua stagnante, un albero di traverso, L’artista dipinge l’essenziale della scena con colori sbiaditi che fanno pensare a ricordi lontani: Dipinto dove aleggia l’equilibrio tra tecnica e fantasia da dove traspira la sensibilità romantica dell’esecutore. Invito tutti ad ammirarlo dal vero.
Ma che cosa furono i gurnali, cosa rappresentarono per le generazioni degli anni 50’ e 60’e perché parlarne ancora?
Etimologicamente il termine deriva da Gurna ( pozzanghera per i “fiorentini”), cioè media o grande gurna artificiale perché pensata e realizzata manualmente da persone. I gurnali erano disseminati lungo il corso dell’Ancinale: si doveva trattare di piccole conche naturali dove i ragazzi maschi ( allora era sconosciuto il femminismo) formavano una piccola diga con rami, sassi e fango quali argini, dove le acque del fiume affluivano riempendola.
Le “piscine” di Serra erano gratuite per tutti, ma avevano la precedenza quei ragazzi che avevavo partecipato alla costruzione. Non mancavano i litigi tra i diversi fruitori e molto volte, attraverso un blitz serale, venivano distrutte da mano ignota per poi essere di nuovo essere ricostruite. Quella più famosa sorgeva dove attualmente ha il terreno Peppe Mangiardi e Stella Barillari che confina con l’Ancinale, dopo circa 200 metri più a valle di San Rocco, in quanto subito dopo, la fogna comunale si riversava direttamente nel fiume e nemmeno i più temerari mai osarono costruirne altri al di là. La maggior parte dei ragazzi non sapeva nuotare, loro si immergevano con le mutante ( si ammugghiavano…) e poi si vantavano di avere fatto il bagno. I rischi erano limitati in quanto la profondità delle acque era modesta e al massimo gli utenti uscivano dalle acque più sporchi di prima, ciò dovuto alla fanghiglia che si sollevava dal fondo . Dell’igiene è meglio non parlarne.
Per quelle generazioni, la maggior parte poveri che non conoscevano il mare e che non avevano mai visto le vere piscine ( nemmeno in TV…), rappresentò una piccola conquista che li rendeva felici ed importanti fino a quando il “boom” degli anni 60’, con ritardo, toccò il nostro comprensorio. Le condizioni economiche miglioraroro di poco e l’acquisto di auto nuove ed usate permise a molti giovani di raggiungere il mare Ionio e di meno il mare Tirreno durante l’estate. Ad altre famiglie, più facoltose, permise invece di fittarsi la casa per un mese soprattutto nella striscia di mare tra Montauro e Badolato, compreso Soverato. Pian piano lo spasso del “gurnali” fu sostituito dalle altre nuove comodità, come tutte le cose del mondo che non ci sono più, ma ricordarle agli anziani e farli conoscere ai giovani di oggi, è un nostro dovere al quale abbiamo voluto adempiere.
Immagine dell’articolo: “Lu gurnali” dipinto olio su tela, realizzato dal serrese Domenico Lo Iacono.