Qualche riflessione sulla pandemia inaspettata che sta mettendo in ginocchio l’Italia e il mondo intero.
Saranno corsi e ricorsi della Storia per questi mali inaspettati e terribili che spiegandosi con forza irrefrenabile e con la loro virulenza sempre più forte mettono a repentaglio la vita di tutti rendendola una tragedia.
Osservando tutto ciò che accade, strano e raro, non avendo armi pari e specifiche per combatterlo, ci deve portare ad una seria riflessione. Non dimentichiamo la famosa “spagnola”, non parlando delle altre epidemie verificatesi nel corso degli anni anche recenti, che nel 1918 falciò più gente, grandi e piccoli, di quante ne morirono nella prima guerra mondiale.
Da medico e sopratutto di uno fra i tanti, confesso di essere fortemente ottimista, sperando in un rapido avvenire migliore. Ciò che non nasce non muore e questo maledetto virus ha anche segnata la sua fine. E’ certo che ogni evento, in bene o in male, ha le sue conseguenze lasciandoci forti insegnamenti. Il primo fra tutti sarebbe quello di essere ligi al proprio dovere osservando e meticolosamente rispettando le norme che il vivere civile, morale e sano ci impone a tutela non solo della nostra vita ma di quella di tutti gli altri. Queste forze occulte che scuotono e risvegliano le nostre coscienze ci devono essere di insegnamento. Ognuno deve essere cosciente del proprio operato, con grande responsabilità, per non scalfire la dignità e la vita degli altri, cosa che spesso non facciamo. La decimazione della gente dei nostri piccoli centri forse questa volta ci sarebbe stata salutare e di aiuto se non avessimo avuto l’improvviso assalto degli incoscienti che rientrando e portandola con se per diffonderla, ci hanno fatto dono di questa irrefrenabile pestilenza con l’ansia e la preoccupazione di chi in essa ci vive. Atto deplorevole quello dei rientri anche clandestini. Dalle statistiche, nemmeno la metà si sono ravveduti a denunciare la loro presenza, sapendo la provenienza da zone infette, a tutela, fra l’altro, della loro stessa salute e di quella dei loro cari e di tutti quelli che ora soffriamo restando chiusi,nelle proprie abitazioni,per paura di inevitabili contagi. Ma tutto finirà, col nostro ottimismo, la ferrea volontà di vivere e la doverosa osservanza di tutte le norme vigenti imposte dall’alto, vinceremo la virulenza dilagante di questo virus e l’ignoranza di chi ce lo ha portato.
Che dire, nello specifico, di questo nuovo “Coronavirus”? E’ un Killer fetente, pericoloso e vigliacco: fetente per la facile ed enorme invadenza, pericoloso per la sua alta virulenta, vigliacco lottando con la fascia d’età più debole. La popolazione giovane infatti, mediamente, osservando le norme, lo lotta annientandolo ed acquisendo una immunità, nei giovanissimi ha molta difficoltà di aggressione per il loro habitat alquanto potenzialmente difeso dagli anticorpi immunitari presenti trasmessi dalla madre e dai vaccini dell’ età pediatrica, trovando, invece, terreno fertile nella fascia più debole, gli anziani dove, esasperando le patologie dell’età, non certo mortali, le esalta aggravando i parametri vitali.
Le varie ipotesi, a volte discordanti, degli scienziati che si arriverà ad un picco, una curva, carica esponenziale per pericolosità e diffusione per poi stazionarsi e rapidamente discendere con graduale diminuzione della contagiosità e virulenza, il tutto nell’arco di pochissime settimane, è da valutare tenendo in considerazione anche le zone di espansione. Io sono del parere, ma è solo un mio modesto giudizio personale, che quanto affermato, non sia valido per la Calabria specie per tutti i nostri paesi montani, i quali, avendo una popolazione ridotta sono più poveri di agglomeramenti come le grosse città e quindi una contagiosità a diffusione minore. Osservando quello che accade, allo stato attuale, nelle nostre zone, quaranta, cinquanta casi di positività registrati in tutto (e tutti, ci dice la storia clinica di ognuno di essi, importati e non determinati da focolai locali), non si arriverà mai, e vorrei non sbagliarmi essendo quello che ci auguriamo, ad uno sciame diffuso di quel picco. Intanto è da tener presente anche che col passaggio dei contagi va progressivamente perdendo la virulenza. In maniera metaforica lo immaginerei come un alfabeto che ad ogni passaggio va perdendo una lettera e quindi il potenziale di carico, questo è infatti il nostro augurio di riscontrarlo presto, con la diminuzione dei contagi, non considerando quelli già in atto, fino al suo annientamento. Questa mutabilità genetica costituisce anche la più grossa difficoltà all’allestimento di un farmaco mirato per la scarsa conoscenza dei vari meccanismi d’azione.
Si sta spulciando fra tutti i farmaci delle precedenti epidemie, sostenute da altro stesso virus ma con meccanismo d’azione diverso, per trovare qualche rimedio alquanto efficace contro l’attuale e pare, sempre nei limiti della sperimentazione, qualche ostacolo alla progressione della malattia lo stia dando il “Tocilizumab”potente antinfiammatorio, di elezione usato nell’Artrite reumatoide, asciugando l’edema interstiziale polmonare che il virus determina distruggendone anche il parenchima, riducendo così l’insufficienza respiratoria, per la presenza di questo liquido, che è spesso la causa dell’exitus.
Un aiuto alla risoluzione, a mio avviso, sarà anche dato dall’imminente stagione estiva, speriamo molto calda e secca, che annienterà l’emivita del virus.
Non è da illudersi che passerà tutto subito, in poche settimane, ma passeranno anche mesi al rientro definitivo per l’esistenza, nel tempo, di focolai sporadici che certamente saranno più facilmente aggredibili ed eliminati, determinati dai portatori sani.
Una cosa è certa che l’annientamento totale avverrà ed anche l’accorciamento dei tempi, più presto possibile quanto più sarà scrupolosa ed attiva la nostra collaborazione nell’osservanza delle vigenti norme e dei principi igienico-sanitari fondamentali: lavarci spesso le mani che toccano frequentemente gli occhi, la bocca, il naso, porte d’ingresso del virus per localizzarsi nei polmoni, sede di elezione, per ridurre il contagio e mantenendo le distanze tra una persona e l’altra per non essere colpiti dalle invisibili bollicine di saliva, veicolo del virus che si trasmette solo per via aerea, che emettiamo parlando, ma che, stando a distanza non ravvicinata, cadrebbero a terra determinando, dopo qualche ora, la morte del germe maligno. CHE IDDIO CE LA MANDI BUONA!
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