Pescoso, profondo, largo, tortuoso, non tutti lo sanno che abbiamo anche noi un fiume bellissimo, e non tutti lo conoscono. Dal nome “ALLARO” dell’esule e infelice capitano ELORI travolto dalle sue acque, origina dalla confluenza di varie sorgive e solcando i piedi del Monte PECORARO, dirimpetto ai due paesi Fabrizia e Mongiana, mette foce nel mar di Caulonia.
E’ alquanto lontano e disagevole il cammino ma, quando si è seduti sulle sue sponde gioconde, quando si ha la gioia di rimirare estatici il suo flusso e riflusso dal lento cammino, allora si benedice a quel disagio e a quella fatica e si fa proposito di rinnovarli quando che sia per rigodere di tanto incanto. A destra, a sinistra l’ombra, il profumo, il mistero dei due boschi folti di altissime querce: una vegetazione turbolenta che accesa dal furore di una linfa sovrabbondante, brulica, serpeggia, si aggroviglia, contende, agita cento forme di rami e di foglie a disputarsi l’aria, il sole, la rugiada, lo spazio e la vita; di sopra uno specchio di cielo sereno, luminoso, di fronte l’onda alterna del mare irrequieto e la lotta continua delle correnti in sulla foce.
Così lontano dal consorzio umano, ognuno crederebbe che là ci fosse la quiete ed il silenzio, la morte e l’abbandono, e c’è la vita!… Purezza di cielo, sorriso di onde, blandizie di sole!… Tu dai al cuore un senso vago e misterioso, dolce e profondo come il cielo che ti ricopre, come il profumo che ti riveste, come la luce che sempre t’inonda. Rivedendoti col pensiero nostalgico, ad occhi socchiusi, appari come una lunga fascia di bellezze eteree e di candore tanto la tua divina gaiezza, il tuo nitido palpito di luce, le tue acque chiare e fresche di ombre, il tuo corso fiancheggiato di sempre verdi allori e molli praterie, sono fissati al caro ricordo.
Esso esprime la più splendida poesia che la mente dell’uomo sappia creare e l’estro acceso del poeta fremente cantare, perché c’è tutto in esso e tutto vi risplende: la Potenza del Genio e la grandezza della Natura, sorrisi di luce ed incanto di colori, ire, tempeste, stanchezza voluttuosa, attrazioni ineffabili, ebbrezza d’amore. Bello sotto lo sfolgorio del sole di estate che dal seno delle sue onde trae bagliori di oro, tra scintille vivide di gemme in una distesa immensa di turchese e di zaffiri; divino sotto la carezza molle del raggio lunare, quando le dolci maree cantano alle stelle, nel mormorio sereno, inni sommersi di amore quasi venienti da un coro di arpe lontane…
Tutto è un incanto in lui, tutto è un invito…L’acre sentore che si diffonde dal suo seno e si espande e si allontana e va sulle ali dell’infinito, è come profumo che viene da una mistica flora misteriosa, fantastica, sbocciata nel segreto dei suoi misteri. Potete stare per giorni e giorni, solitari sopra uno scoglio lambito dalle sue onde spumeggianti nella bianchezza lucente d’un vivo argenteo e non sarete mai soli. L’eco del suo scroscio ha racconti meravigliosi da farvi, ha fantasie voluttuose, visioni splendide di bellezza e di freschezza immortali che traversa i secoli, ha leggende di ninfe e tritoni, di sirene ammaliatrici…
Poeta della natura, alterna con l’idillio e l’anacreontica il canto trionfale dell’epopea per celebrare l’infinito e l’abisso, la forza dominatrice dell’uomo che s’impone al cielo, alla terra, al mare e strappa a tutti i loro segreti.
Presso le spume di cui ricami le spiagge accarezzate dal mareggiare, nell’ombra delle querce che dondolando si protendono sull’estremità delle tue onde, l’anima mia si apre alla vita come il fiore della mortella al sol d’estate, ed ecco perché ti amo! Ed è un’armonia ogni pensiero, ed ogni senso un canto! Quale incanto! E quanto accordo tra quella musica divina e l’armonia soave della natura!… Armonia che viene dai prati, viene dall’onda, dalla brezza refrigerante del lido, dal fremito del mite zefiro tra i rami e i fiori!… Ivi il gemito fievole dell’onda che muore, dell’ombra che bacia la bruna scogliera, che invade l’arena del morbido lido e scompare, scompare… E l’incanto soave di questa festa divina è tripudio universale che niente ha mutato o muterà giammai! Come la rosa centrifoglia ricca di vita, di rugiada e di profumo tra le siepi e sulle spine.
Festanti si susseguono le albe, i meriggi, i tramonti, i pleniluni…tutto tace d’intorno allora, tutto dorme e riposa…si ode venire per l’aria un dolce suono, un flebile canto…l’usignolo…che allieta e ricrea quel regno di vita.
Scorre solenne l’ALLARO biondo, il murmure continuo delle sue onde canta le glorie, narra i trionfi, ricorda le sconfitte e va, e va sulle ali del vento come l’idea dell’infinito.
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