SERRA SAN BRUNO – E’ la storia di una amicizia, un incrocio di destini nato sui campi di calcio e custodito tra le mura della Certosa. Una storia d’altri tempi, quando si giocava per amore o per riscatto, e i soldi erano considerati più una eventualità che una bramosia. Quella tra due ex calciatori di serie A che negli anni sessanta giocavano in squadre contrapposte che si contendevano il primato in Portogallo e in Europa, è la dimostrazione di come uno dei sentimenti più nobili possa sopravvivere a tempo, distanza, e ritiro nella solitudine di un eremo.Fra Paolo è grande e grosso, è il migliore compagno delle api, ma la sua mole non deve ingannare. Passa le sue giornate a pregare, a contemplare l’Unico e a controllare la produzione del miele negli alveari. Portoghese, di origini mozambicane, fra Paolo si occupa delle incombenze pratiche della Certosa. Ma negli anni sessanta, quando si chiamava ancora Joachim Rafael da Fonseca, fra Paolo era un’agile e importante ala destra dello Sporting Lisbona, la squadra che allora contendeva il primato portoghese ed europeo al Benfica del grande Eusebio. Fra paolo è sereno e lo si vede, e come tutti i certosini ha seppellito il proprio passato. Eppure, da quel passato, riaffiora un’amicizia che il tempo e l’eremo non hanno cancellato, anzi, i margini del silenzio l’hanno saputa rafforzare.Eusebio da Silva Ferreira, ex stella del calcio portoghese, soprannominato la “Pantera nera”, dopo l’abbandono al calcio giocato – tra le altre cose, una coppa dei campioni nel 1961-1962, in una finale vinta 5-3 sul Real Madrid e 730 reti, la maggior parte delle quali con la maglia del Benfica – non aveva chiuso col passato calcistico, anzi continuava a impegnarsi quale ambasciatore del Benfica e della Federcalcio portoghese, sempre protagonista nei grandi appuntamenti internazionali. Ma anche lui pensava a quel suo amico ex calciatore che, intraprendendo la vita monastica in uno degli ordini monastici più “duri”, aveva compiuto una scelta radicale, ritirandosi in clausura nella Certosa di Serra San Bruno. Eusebio era nato anche lui in Mozambico, allora colonia portoghese, il 25 gennaio 1942, e quindi tra poco avrebbe festeggiato i 72 anni, ma pochi giorni fa si è spento a causa di una crisi cardiaca. Negli ultimi anni era stato afflitto da numerosi problemi di salute, il più grave dei quali, nel luglio del 2012, fu un ictus cerebrale che lo costrinse a un lungo ricovero in ospedale.Fra Paolo ed Eusebio, dopo quarant’anni, avevano deciso d’incontrarsi. Si tenevano in contatto, magari si scrivevano. Probabilmente, fra Paolo raccontava della pace interiore e del suo rapporto col Signore, mentre Eusebio, negli ultimi anni della sua vita, intravedeva in lui, quella luce che i riflettori del mondo del calcio non possono regalare, la pace nella contemplazione e la solitudine innanzi all’Unico. L’appuntamento era per l’estate del 2012, Eusebio si sarebbe recato a Serra San Bruno e avrebbe atteso con emozione l’uscita di fra Paolo dalle mura che separano il “popolo giusto” dal resto del mondo. Poi entrambi avrebbero fatto una passeggiata, trascorrendo qualche ora insieme e ricordando la loro giovinezza. Furono i problemi di salute di entrambi ad impedire l’incontro. Fra Paolo cadde in un dirupo durante una escursione in montagna e fu ricoverato, Eusebio ebbe l’ictus che lo costrinse ad un lungo periodo di riposo. Entrambi furono costretti a rimandare l’appuntamento, che, con tutta probabilità, sarebbe avvenuto questa estate, quando Eusebio aveva previsto il suo viaggio in Calabria. Fra Paolo ha saputo della morte dell’amico e ha chiesto, con tanta commozione, tutte le informazioni del caso cosi come riportate dai giornali.