Aldilà delle serre calabresi, il culto di San Bruno, ha avuto, col passare del tempo, una diffusione che ha interessato e interessa diversi territori. Dalle ricerche, infatti, condotte sul campo, è stato possibile stabilire come in luoghi differenti, esso sia qualcosa di altrettanto rituale nonostante la lontananza dal luogo certosino. È stato, infatti, possibile constatare come il santo sia oggetto di riti, che ancora, e soprattutto oggi, a lui sono dedicati oltre che nell’ entroterra serrese. Uno di questi luoghi è la città di Reggio Calabria. Situata alla periferia della città reggina, si erge la Chiesa divenuta poi parrocchia San Bruno. La tradizione, vuole, che qui, nello stesso posto in cui venne poi costruita la Chiesa, e dopo tempo edificato il rione , appunto, San Bruno, il santo venisse a pregare, durante la sua breve permanenza presso il Conte Ruggero dei Normanni. Al tempo di Ferdinando il Borbone, la proprietà apparteneva al Conte Gennaro Giuffrè, trasformata, in seguito, in feudo e denominato, per volere di quest’ ultimo, Commenda San Bruno. Successivamente, la famiglia dello stesso Conte, per sentita devozione verso il Santo, fece edificare, una cappella , che attraverso diverse e, numerose, risistemazioni, è riuscita a sopravvivere fino ai giorni nostri. La chiesetta medievale, si racconta, fosse di pochi chilometri quadrati, e permetteva a pochi e selezionati abitanti di assistere all’ unica messa domenicale che veniva celebrata, per interessamento della famiglia. In seguito alla costruzione di alcuni alloggi e di alcune ville , nuovi abitanti, si trasferirono nel rione, mutandone la sua struttura demografia e generando, di conseguenza, una poca ospitalità nella chiesa. Si creò così la necessità di una costruzione più grande. Vari sono gli episodi che narrano e dimostrano la protezione e la potenza che il Santo, nei momenti di bisogno, ha prestato al luogo di preghiera e alla chiesa edificatavi. Si racconta che, nella seconda metà del secolo scorso,vi fu una alluvione che ridusse tutta la zone circostante ad un letto di fiume, seminando rovine e distruzioni. Ma tuttavia, si rende testimonianza, che, un grande masso, franato dalla collina di Pentimele, si sia posto davanti la chiesetta deviandone le acque permettendo che non fosse intaccata la sua integrità. E ancora, durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, cadde una bomba dietro la chiesetta. Questa non scoppiò, lasciando la costruzione sacra intatta. Con la costruzione di una struttura più grande si determina anche, una crescente attività liturgica e anche parrocchiale. Durante, infatti, gli anni ottanta del novecento si crea la “polisportiva San Bruno” che va a costituire un’ importante attività creativa per gli abitanti del rione e non. All’ interno della Chiesa, non manca, naturalmente una statua raffigurante il Santo Certosino. Anzi, per essere più precisi, le statue presenti sono due. Una risale ad una tradizione più antica, l’ altra, invece, appartiene ai giorni nostri. La prima,(nella foto) quella meno recente, è statua lignea, che raffigura il santo con in mano la croce e la mitria ai piedi. Sulla base vi è un’ iscrizione “PER DEV. DI MAT. SPADARO MESSINESE 1730”. La tradizione racconta che tale statua sia stata eseguita da un devoto anonimo, messinese, il quale, durante un naufragio notturno, vide una luce, proprio dove era collocata la chiesetta e promise al Santo di fargli una statua per devozione e per ringraziamento per il miracolo avvenuto. Attualmente non è questa la statua venerata, essa è posta su di un tronetto nella sagrestia, mentre in chiesa è esposta quella più recente. Tutto questo forse perché, la stessa, non è molto leggibile essendo stata soggetta ad una ridipintura a smalto. Per quanto riguarda i riti dedicati al santo, vengono ripetuti annualmente, così come nelle serre, ma soltanto nella ricorrenza del 6 ottobre. Si svolge, infatti, la novena che prepara alla ricorrenza e nella settimana precedente a quella del giorno festivo, vengono organizzate delle attività collettive.
Per l’ occasione si preparano delle mostre in onore di Brunone così come dei concerti. Il giorno 6 ottobre avviene la festa vera e propria con le celebrazioni liturgiche in onore del Santo e il tutto si svolge, limitatamente, nel rione che dal santo prende il nome. Per l’occasione si svolgono delle funzioni per gli ammalati e per i bambini battezzati durante la anno. Forse questo per ricordare le virtù taumaturgiche del santo da un lato e quelle protettive dall’ altro. I bambini, infatti, battezzati nel corso dell’ anno potrebbero creare un collegamento con i già citati certosinetti che nell’ entroterra serrese indossano l’ abito certosino per ottenere la protezione del santo e la sua benedizione. Potremmo dire che cambia, in questo caso, la forma, ma la sostanza e il fine rimane lo stesso: impetrare la protezione di Bruno sui bambini. E ancora è di tradizione, recitare qui, come a Serra San Bruno, l’ Ufficio durante tale ricorrenza. Chiedo ancora se vi è devozione e partecipazione da parte del popolo e mi viene detto di si, e viene posto l’ accento sul fatto che a tale ricorrenza non partecipano soltanto gli abitanti del rione ma anche quelli della città stessa e che in quest’ ultima siano diversi coloro che portano il nome di Bruno. Quindi anche qui, a non pochi, ma nemmeno molti, kilometri di distanza dalla Certosa serrese, Brunone viene venerato attraverso dei riti che hanno contribuito a fa espandere la sua credenza e il suo culto. Quest’ ultimo, per certi versi più limitato nei partecipanti, e differente nelle modalità che lo caratterizzano, rappresenta comunque, non solo l’ impronta che il santo ha lasciato in un passato oramai lontano, ma anche il fatto che a distanza di tempo, aldilà della giurisdizione certosina sia ancora venerato e visto, come a Serra , come santo protettore.
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