È cosa risaputa che, con l’ andare avanti del tempo, alcune consuetudini si modifichino, cambino, si evolvano. Ma cosa ancora più certa è che per andare avanti bisogna conoscere il passato e per quanto concerne alcune tradizioni a chi chiedere se non alla depositaria di aneddoti nonché racconti del passato? la nonna! Ed è proprio per mezzo delle narrazioni di nonna Giuseppina Callà che facciamo un salto indietro per conoscere e rimembrare gli elementi fondamentali del corteggiamento e del matrimonio in qualche epoca ormai passata. È inutile dire che i modi di corteggiare e di cercare di conquistare una donna sono profondamente cambiati. Tempo fa, infatti, erano i ragazzi a esordire nell’attività del corteggiamento, che non sempre si presentava un’ impresa semplice. La donna, infatti, ieri così come oggi, accettava le avances soltanto da chi aveva già scelto. Una delle tecniche a cui ricorrevano i ragazzi per rendere noto al gentil sesso il proprio interesse, oltre alla molta famosa serenata, ci dice Giuseppina, consisteva nel metterle al fianco della porta di casa lu zuccu, un pezzetto di legno che la ragazza avrebbe accettato solo se favorevole al fidanzamento; in caso contrario, invece, sarebbe valso il detto cu ti lu misa lu zuccu alla porta, cu ti lu misa mu ti lu caccia!! Naturalmente, però, non bisogna dimenticare che in una famiglia patriarcale oltre al consenso della donna, che doveva accasarsi, era di fondamentale importanza e quello del padre e quello dei fratelli così come della maggior parte della famiglia (zii, ecc.) Nonna Giuseppina infatti ci dice che : «che puru li surici di la casa hannu mu su d’ accuordu»!! Diversi, sicuramente, erano gli step da superare. Prima infatti del matrimonio, i genitori dello sposo era consuetudine andassero dalla sposa per la fatidica “mbasciata” mi dice nonna Giuseppina, per la quale la casa della ragazza si faceva trovare perfetta in ogni minimo dettaglio. In un secondo tempo toccava, invece, alla famiglia per intero dello sposo presentarsi e passo successivo era quello del vinnamu mu la singamu, che consisteva nel regalare l’anello alla futura sposa. Alla fine di tutte queste visite a casa della sposa era la volta dei parenti di quest’ultima, i quali dovevano recarsi, con famiglia al seguito, dallo sposo. Soltanto dopo tutti questi passaggi e al momento considerato dalle famiglie e dalla coppia opportuno si organizzava il matrimonio. Oltre all’amore che univa i due coniugi di fondamentale importanza e in grado di generare un certo clamore e interesse era il corredo. Non dimentichiamo, infatti, che spesso era per colpa della povertà di esso che andavano a monte molti matrimoni o alcune coppie, anche se innamorate, non potevano proprio pensare alla loro unione. Alla vigilia del matrimonio, quindi, il corredo veniva “mostrato” e naturalmente più ricco era e più avrebbe rappresentato una causa di vanto, sia per la famiglia di lei che per quella di lui! Il matrimonio, così come oggi, si celebrava prima con rito civile e poi con rito religioso. Iniziava così e finalmente la vita coniugale della coppia in autonomia, o almeno si sperava ( viste le molte interferenze da parte della famiglia in generale come la storia ci insegna)!!