Candidati al paradiso– Questo articolo viene dedicato ad una categoria di lavoratori che hanno un ruolo importante nell’ambito dell’organizzazione concreta della Chiesa: i sagrestani! Sono degli operatori speciali, privilegiati nella dimora terrena del Signore e candidati quasi sempre al Paradiso. Essi “abitano” e curano la Casa di Dio e godono di riflesso il potere dei preti; mantengono salde le tradizioni e le consuetudini religiose. Devono essere riservati con la comunità e quasi sempre riferiscono quali abili mediatori, gli umori dei fedeli al loro Capo, talvolta per indurlo a mutare atteggiamento quando il semplice pettegolezzo sempre distruttivo, diviene di dominio pubblico. Sanno essere riservati se vedono o sentono qualcosa di inopportuno che possa scalfire l’onorabilità del sacerdote di turno, perché loro sono immortali: i “don” e i priori si alternano ma loro sono sempre al loro posto! I sagrestani sono presenti alle feste, cerimonie e riti religiosi ma mentre i preti si espongono e combattono in prima linea, rischiando di essere colpiti, loro stanno al riparo dietro l’altare e nell’ombra delle sagrestie, sotto lo sguardo immobile ed eterno dei santi e della famiglia del Signore; assuefatti dal dolce salmodiare dei fedeli e dal profumo intenso dell’incenso che evoca antichi riti; in generale mal retribuiti, poco assicurati e come tutti con i loro problemi quotidiani, essi trasmettono energie positive ai loro interlocutori nei rapporti interpersonali. Alle domande di chi è stato il migliore sacerdote, se don Samà, don Gerardo o don Leonardo alla parrocchia San Biagio di Serra; a Spinetto don Vincenzino o don Biagio; a Spadola don Bruno Sodaro o don Bruno Larizza; a Brognaturo don Francesco Timpano o don Steven e ancora chi sarà il successore di don Calabretta alla chiesa Matrice, se don Zaffino o don Schiavello o don Severini e a Brognaturo se è stato il migliore don Francesco Timpano o don Steven o don Iannuzzi (sagrestano il grande Damiano Valente ai tempi di don Francesco), loro da collaboratori super partes ma fedeli e leali nei confronti dei loro superiori non si pronunciano, evadono la domanda o rispondono diplomaticamente, anche se fra le righe delle conversazioni avute e da qualche ambigua “battutella”, si possono estrapolare dei giudizi obiettivi dalla prospettiva di chi sta dentro “le segrete cose”…
I vecchi sagrestani di Serra – Da indagini esperite sul posto e da informazioni assunte dai parenti superstiti, ci risulta che il capofila più anziano dei sagrestani di Serra fu STEFANO SCRIVO classe 1884 ( nonno paterno di Bruno Scrivo “castagnedha” sposato con Assunta Calabretta ”la Cutrunisa) che iniziò la sua carriera nel primo decennio del 1900 in poi nella Chiesa Matrice. Avendo già a quell’epoca capacità imprenditoriali, era titolare di una ditta che montava i palchi in legno nelle numerose feste del comprensorio. Anzi ne aveva due, usati il 15 agosto durante la festa dell’Assunta, uno per Spinetto e uno per Tarravecchia! Il materiale per il montaggio e gli aiutanti, venivano trasportati su carri con i buoi nei paesi limitrofi. Ancora non c’era la rete elettrica e i palchi per la musica venivano illuminati da lucerne ad acetilene. Quale sagrestano lavorò alle dipendenze di don Vincenzino Regio Senior fino alla metà degli anni 50’. Dopo il matrimonio ebbe tre figli che lo aiutarono nella doppia attività di sagrestano e imprenditore, specialmente DOMENICO (gli altri due si chiamavano Gino e Bruno) che in seguito emigrò in Germania per motivi di lavoro. Negli anni 60’ subentrò, sotto l’arcipretura don V. Samà, il noto TURI MARINO (lu Zziu), per sostituire il fratello minore LUZZU (maciniedhu), che dopo un breve periodo di lavoro a metà anni 50, emigrò in Germania. Il noto Turi svolse degnamente il suo ruolo da sagrestano fino alla sua morte avvenuta nel marzo del 1995. Tutti lo ricordiamo per la sua educazione e passione per il suo lavoro, aiutato dal figlio Zeno e coadiuvato dai “Vice Sagrestani”, Mario Mannella, Bruno Borello e Bruno Figliuzzi, aiutanti volontari e bravi suonatori di campane! Abile nel salire sui cornicioni delle chiese senza avere alcun timore anche da anziano! Prima della fine degli anni 60’e per poco tempo, svolse le mansioni ZAFFINO GIUSEPPE RAFFAELE classe 1924 (padre di Antonio dipendente della Certosa) presso la parrocchia San Biagio, uomo serio e devoto, serrese ad hoc ma proveniente dal centro Italia, dopo un’esperieza particolare in Toscana. A Turi lu Zziu succedette BIAGIO TIMPANO (lu Billizzu) che nonostante svolgesse altro lavoro fu capace da solo, a prestare contemporaneamente la sua attività per le tre chiese di Terravecchia di Serra tra il 1995 e il l’anno 2000! Intanto all’Assunta di Spinetto, si alternavano negli anni 60’, PISANI SALVATORE (Lu Ballarinu), quando la parrocchia era guidata da don Severini e poi da don Vincenzino Regio e per un certo periodo fu sagrestano TASSONE COSIMO (Di li Giuorgi) e poi alla morte di Pisani, subentrò DE STEFANO GIUSEPPE (Luzzu). Tutti e tre svolsero le loro mansioni con soddisfazione dei sacerdoti, delle congreghe e dei fedeli nel periodo interessato.
I nuovi sagrestani di Serra– Invece tra i sagrestani della generazione di mezzo, ma comunque più giovane di quelli già menzionati, può essere annoverato ZENO PRIMERANO (Pitau) che da poco si è pensionato, dopo essere stato degnamente al servizio della congrega dell’Assunta di Terravecchia dal 1998 ad aprile 2022. Alla parrocchia di Spinetto, all’età di 25 anni iniziò la sua attività di sagrestano, quando parroco fu don Regio e alle dipendenze della Congrega, GALLE’ NAZZARENO (Zezè), dal 1990 al 2001. Anch’egli lasciò un’impronta di fedeltà e di devozione nello svolgere le sue mansioni di manutenzione del cimitero, suono della campane con la scampanio, tocco, distesa, preparazione del presepe ed altri prestazioni che riguardavano le tradizioni. Dei sagrestani attuali sappiamo tutto ma dobbiamo menzionarli perché loro continuano un’attività nobile che è cambiata con i tempi moderni, ma rimane essenziale per la vita concreta della Chiesa. Senza di loro l’attività religiosa, i riti e le tradizioni rimarrebbero lettera morta. Chi non conosce CAMPESE ANTONIO (Lu Curciu) di anni 47, entrato nella congrega dell’Addolorata nel 2001, grandissimo lavoratore dentro e fuori della chiesa. Anni fa gli dedicammo su questo giornale, un’articolo intitolato “Lu scarramuorti”, perché lui è specializzato nella tumulazione dei nostri cari. Non è certo un bel lavoro, ma lui lo fa con dedizione e disinvoltura, perchè ha capito più di tanti “alletterati” che la vita e la morte si susseguono nel ciclo naturale dell’Uomo. Un altro nuovo campione della “sagrestaneria” è ZAFFINO FRANCESCO (Spizzingulu) di anni 44, frequentatore di chiese insieme al fratello Pasquale (ora emigrato), entrò nel lavoro di sagrestano dopo Timpano Biagio, nel gennaio 1999 fino al dicembre 2013 presso la Parrocchia S. Biagio con don Gerardo. Per quasi 12 anni svolse altri lavori per poi ritornare al suo iniziale lavoro e succedette nell’aprile 2022 a Zeno Primerano all’Assunta di Terravecchia. All’Assunta di Spinetto,invece, iniziava la sua attività BIAGIO VALENTE ( Lu Vizuoco da parte di madre) di anni 57 subentrato a Gallè Nazzareno nel 2004, dopo avere svolto le mansioni di “barrista” al bar bosco.” Spinittaru” di origini paterne ma” terravicchiaru” di adozione. Anche lui noto per il suo attaccamento alle tradizioni. Si alterna tra la chiesa e la manutenzione del cimitero. Da aggiungere infine tra i nuovi, un altro particolare protagonista di questo antico mestiere, MUZZI’ MICHELE di anni 33, che iniziò la sua attività alla Matrice nel 2013 e a tutt’oggi continua a svolgerla con onore, serietà e lealtà, dimostrando sul campo alla comunità la sua valenza in questo antico mestiere.
Le campane ormai si suonano elettricamente e alcune tradizioni religiose si sono perse per l’incombere del materialismo sulla spiritualità, eppure i sagrestani rimangono fermi sul loro solido piedistallo in una Chiesa che continua il suo percorso plurisecolare, irto di insidie, dove la tecnologia che corre veloce, cerca di sovrastarla in una sfida sempre più palese e in alcuni posti incontrastata.