
UTILE PREMESSA – Sollecitati da molti lettori e con grande piacere, questa volta abbiamo pensato di rendere omaggio ad un personaggio importante per la storia serrese, anche perché dai sondaggi esperiti in loco, è risultato un ufficiale integerrimo e rigoroso durante il suo servizio durato 40 anni nella nostra cittadina. Insensibile alla corruzione, ma allo stesso tempo, è risultato un uomo di equilibrata temperanza aiutò tanti cittadini serresi che avevano chiesto un contributo o altro, nell’ambito delle informazioni riservate che gli venivano chieste dalle Istituzioni, ministeri, enti e banche.
Parliamo di ARNALDO SORRENTINO, comandante dei vigili urbani di Serra, dal 1994 in pensione, che giorni orsono siamo andati a trovare a casa sua. Accolti con la consueta gentilezza ed educazione che ha sempre distinto questa famiglia, ci siamo seduti ed abbiamo iniziato una piacevole conversazione. Ci ha raccontato con lucidità e disinvoltura tante cose, alcune che possiamo rendere note, altre, invece, rimangono riservate “nella sfera riservata del ruolo amministrativo-istituzionale del nostro personaggio. Si potrebbe scrivere un libro per quanto Lui ha conosciuto in 80 anni di storia locale ma, limitati dai paletti dello spazio, dobbiamo condensare le notizie apprese in un articolo breve a taglio giornalistico.
Classe 1932, decimo anno dell’Era Fascista, fu chiamato da suo padre, ARNALDO, in onore alla memoria del fratello di Mussolini, morto improvvisamente l’anno prima. Cresciuto in un ambiente rigoroso e militaresco per l’influenza del padre Giuseppe Raffaele classe 1901, sottoufficiale dei Carabinieri, si trasferì all’età di dieci anni con la famiglia (la mamma e 2 sorelle più grandi di lui), da Galatro (nota per le terme, per la diga e la produzione di energia elettrica) a Serra San Bruno nel 1946, dove il genitore prestò servizio fino alla maturazione della pensione. A Serra abitava nell’attuale via Veneto, dove frequentò la scuola media ricordando con affetto alcuni suoi compagni di classe come Mimì Cordiano e i cugini Bruno e Fernando Siviglia ed ebbe come docenti, fra gli altri, il prof. De Francesco e il prof. Vono da Vallelonga. Visse i primi anni del dopoguerra in una Serra povera ma attiva nella quale ancora risplendevano seppure fiocamente gli antichi splendori dell’artigianato locale, quando il fulcro dell’economia si poggiava sull’agricoltura familiare, quando l’emigrazione selvaggia non era ancora iniziata e quando ancora esisteva la tessera per comprare il pane quotidiano, retaggio di un regime ormai in estinzione. Una cittadina insomma ancora ammantata dalle piaghe della guerra e da una bigotteria religiosa singolare rispetto agli altri comuni del comprensorio, di conseguenza refrattaria alle innovazioni del pensiero. Dopo questa breve premessa iniziamo a fare delle domande per dare ordine e chiarezza alla conversazione.
LA CONVERSAZIONE – Comandante come e quando iniziò la sua vita militare?
Giovanissimo entrai nella Polizia di Stato a 23 anni, prestando servizio in Piemonte e poi a Roma per poi tornare in Calabria nel 1958, dove a Serra avendo vintoil concorso quale Capo dei Vigili Urbani e Campestri. Chi erano allorai suoi colleghi vigili?
Ricordo bene di Michele Vinci (padre dei Vinci- gioielleria), Agazio Fraietta, Michele Vavalà (di li carcerieri), reduce della campagna di Russia, Giuseppe Zaffino (Lu Ragnu), Angelo Pisani lu Mamminu e Salvatore Carnovale. Bravi padri di famiglialigi al loro dovere!
Chi era sindaco quando Lei vinse il concorso? Era Raffaele De Stefano, uno dei fratelli della nota famiglia De Stefano (fratello di Turino, Cesare, Vittorio, Umberto, Gennarino e le altre sorelle); Gran signore, laureato in agraria e con il cuore grande, aiutava le persone bisognose anche tramite l’ECA (Ente Comunale assistenza) guidata da un altro illustre personaggio serrese quale fu il Generale Criniti.
Quale fu il successivoevento che segnò la sua vita, dopo il concorso?
Nel 1961, conobbi l’attuale mia moglie e poi sposai Concetta Ammendolea nata a Roma, proveniente da Maropati, conosciuta tramite uno zio! Successivamente nacquero Giuseppe R. e M. Clementina che tutti conoscono, oggi professionisti che vivono fuori Calabria.
Nei primi anni del Suo servizio, il comune comealimentava le sue casse?
A parte qualche risicato contributo statale, il Comune di Serra aveva delle entrate autonome e importanti rispetto agli altri comuni del comprensorio! Mi ricordo che noi come corpo dei vigili, tra tributi per la macellazione, per le fiere, occupazioni di suolo pubblico e vendita di alcuni lotti di bosco ( Serra ha un patrimonio boschivo di circa 1800 ettari), riuscivamo ad incassare intorno ai 40 milioni delle vecchie lire che per quei tempi erano tanti!
Visto il suo ruolo delicato che riguardava il controllo del territorio e l’imposizione delle leggi in vigore a coloro che li violavano, ha avuto mai denunce con conseguenze giudiziarie?
Non ho mai subito denunce e avuto processi penali a carico!
Ricorda qualche grave fatto che investì Serra nei primi anni del Suo onorato servizio?
Mi ricordo di tre fatti di sangue che arrecarono lutti in brave famiglie e che si svolsero tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60! Evito di fare nomi anche se i serresi della vecchia generazione conoscono bene. Uno di questi si svolse in una cantina di una traversa di via Nazario Sauro, dove la cantiniera, nello scontro e concitazione con alcuni giovani che cercavano di sopraffarla, uccise accidentalmente sua figlia adolescente con la pistola che aveva in mano, deviata da uno di loro; poi un altro fatto grave allorquando la moglie uccise nel sonno con una falce il marito violento che la picchiava sistematicamente; ed infine l’uccisione e due ferimenti di tre giovani che usciti da una cantina venivano colpiti da un uomo di mezza età. Non entriamo nel merito e nei dettagli. Aggiungiamo noi, per integrare quanto detto dal nostro interlocutore: alla fine tutti hanno pagato le loro colpe e le loro responsabilità con molti anni di carcere e davanti al Signore, meritamente o immeritatamente. Riprendiamo l’intervista. Ci può “confidare” qualche nota particolare sulla Sua persona per meglio conoscerla. Nonostante il suo ruolo pubblico delicato Lei era molto stimato dalla popolazione proprio perchè lo considerava super partes, ma ci risulta pure che Lei fuori dal servizio non frequentava “compagnie” di privati, non si interessava di politica né frequentava la chiesa! Per esempio perché non ha mai preso la patente di guida? E’ tutto vero! Non ho mai preso la patente perché avevo timore di guidare e combinare guai essendo sostanzialmente un tipo distratto; mai mi sono interessato della politica locale, specialmente nel periodo delle elezioni e pur credente, ho frequentato poco la chiesa, se non per dovere di servizio, consapevolmente critico verso del comportamento di alcuni religiosi. Finito l’orario di lavoro non frequentavo nessuno, anche con il fine di evitare influenze anomale sul mio operato, retaggio, il mio, dovuto alla mentalità militare inculcata dalla famiglia! a questo punto l’ora tarda ci costringe ad interrompere e concludere l’intervista!Dopo un’ora e mezza di conversazione, per non stancare il nostro interlocutore ed anche i nostri lettori, poniamo fine all’incontro ben lieti di averlo fatto, ripromettendoci che ci sarà una seconda parte al prossimo numero dell’ estate. Ci salutiamo cordialmente ed usciamo dalla sua casa, con animo più forte, dopo che lui ci ha trasmesso energie positive, arricchendo così ancor di più la nostra modesta cultura.