Rosalia Sinibaldi (o di Sinibaldo) nacque a Palermo intorno al 1128; appartenne alla nobile famiglia dei Sinibaldi del XII secolo. Nel 1128 -siamo a due anni dell’incoronazione di Ruggero II- la Sicilia era ancora una Contea e Palermo stava per diventare capitale del Regno Normanno d’Italia meridionale, la certosa calabrese di Santo Stefano del Bosco in Serra San Bruno, era stata ultimata insieme con la prospiciente residenza estiva degli Altavilla; e questo grazie all’intervento della Contessa Adelaide e del figlio Ruggero II che continuarono l’edificazione dell’opera intrapresa da Ruggero I degli Altavilla. Rosalia, di famiglia nobile, da giovane visse in ricchezza presso la corte di re Ruggero II, suo padre era il conte Sinibaldo, signore della Quisquina e del monte delle Rose. Sua madre, Maria Guiscardi, era a sua volta di nobili origini e imparentata con la corte normanna. Si racconta che il conte Baldovino assistette al miracoloso salvataggio del re Ruggero II che, durante una battuta di caccia sui monti calabresi nei pressi della certosa di Santo Stefano -dove Ruggero I aveva fatto costruire una sua residenza estiva- mentre stava per essere attaccato da una bestia feroce, un albero si abbatté fra il conte e l’animale che, lasciata la preda, si dileguò nella foresta. Ruggero, soccorso da Baldovino fu portato nella sua residenza dove fu prontamente assistito e medicato nella farmacia certosina. Rosalia, facente parte della corte di Ruggero II -che in quella occasione era al seguito del re- si impressionò molto quando questo salvataggio fu attribuito all’aiuto miracoloso del monaco Bruno da Colonia; fondatore di quell’eremo. Per quel miracoloso salvataggio il Priore dell’epoca: Dom Nicolò, celebrò una solenne messa di ringraziamento e ricordò che Ruggero II era stato tenuto a battesimo dal monaco Brunone. Rosalia, durante il soggiorno estivo, invece di partecipare agli svaghi di corte, preferiva seguire le pratiche religiose dei certosini. Chiusa nella sua stanza rispettava l’orario giornaliero dei monaci scandito dalla campana del monastero. Fu così che Rosalia s’innamorò della vita ascetica dei certosini e del fondatore dell’ordine. Infatti decise di abbracciare e donarsi a quella regola monastica. All’epoca il conte Baldovino, anche lui della corte reale, si era invaghito di Rosalia e la chiese in sposa ma ella, scossa dall’episodio miracoloso prese la decisione di donarsi alla vita eremitica a similitudine del monaco Bruno e si presentò alla corte con le bionde trecce tagliate, e rifiutò l’offerta di matrimonio. In seguito, la ragazza, si rifugiò presso il monastero delle Basiliane a Palermo. Non stette molto in quel luogo e decise di rifugiarsi presso una grotta nei possedimenti del padre per condurre la vita contemplativa nella preghiera e nel silenzio. In seguito abbandonò anche quella grotta, ritenuta poco confacente alla regola, e si trasferì in piena solitudine e lontana da qualsiasi affetto familiare in un altro luogo. Scelse come rifugio ideale una piccola caverna, oggi incorporata nell’eremo a lei dedicato, situato nel bosco della Quisquin oltre Bivona; a mezza costa di un dirupo di circa 900 mt che domina la necropoli di Realtavilla (AG). Il 4 settembre del 1165 venne trovata morta in quell’anfratto. Secondo la tradizione cattolica la santa, nel 1624, salvò Palermo dalla peste e ne divenne la patrona. Oggi, santa Rosalia Sinibaldi, è venerata come santa vergine dalla Chiesa cattolica ed i palermitani la onorano con una grande festa chiamata in gergo: “Fistinu”. Nel novero delle celebrazioni, che si protraggono per più giorni, le reliquie di santa Rosalia, contenute in una preziosa urna d’argento, vengono portate in processione per le principali vie della città.
Per approfondire l’argomento, potete acquistare il libro “L’angelo di Sibilla”, disponibile presso l’edicola della Certosa di Serra San Bruno. Il ricavato della vendita di questo libro è stato interamente devoluto dall’autore Girolamo Onda alla Certosa di Serra San Bruno.