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Il cruciverba in serrese

Gioacchino Giancotti
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Rita De Francesco, poetessa romana di Melissa.

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La psicologa che implora l’umanità ad aprire le porte all’amore.
Rita De Francesco 300

“Avete mai visto una lacrima al sole?/Un cristallo che brilla,/una perla nella profondità dell’abisso,/una goccia del mare al mattino./Un soffio di vento e va via/mi lascia un peso e un dolore/nell’animo di chi da quegli occhi/le ha dato vita/facendole vedere la luce./ E va e si posa su quel fiore/che come presto appassirà.” Sono i versi della lirica Lacrima al sole che fa parte di una raccolta, ancora inedita,, dalla quale se ne ricava una poesia vera, chiara, limpida, talvolta ingenua e comunque poesia autentica senza infingimenti e soprattutto poesia dell’amore.  La Nostra è giovane poetessa d’amore quando in Ho da darti scrive: “Non chiedermi di dimenticarti,/di ignorarti,di non amarti,/non posso farlo:ho troppo da donarti…” In questa lirica, come nelle tante altre, estremamente densa di sentimento e di pensiero, si palesa una sorgiva chiarezza e semplicità espressiva mentre anche le occasioni temporali si elevano a zone che esulano dalla contingenza. La poesia, nella sua librata levità, diventa realtà quotidiana sempre rattenuta in una zona franca di pacata, sincera e commovente umanità nella quale il verso ha modo di nascere, crescere, rinvigorirsi a vantaggio di una espressività di buona fattura. Siamo davanti ad una poesia articolata ed espressa con un linguaggio scarnito e nel contempo incisivo e sufficiente ad esprimere e portare alla luce i più disparati moti interiori della poetessa. Leggiamo: “Hai la mente da gigante/ed un cuore piccolino,/hai un cuore da gigante/ma tu credi dia da bambino/è un amore penetrante/che colpisce ogni amante/è un amore grande grande/che invade ogni istante/è un amore silenzioso/che ti rende assai pensoso/è un amore troppo forte/che ti grida:apri quelle porte.”

E la giovane poetessa che implora l’umanità ad aprire le porte all’amore è Rita De Francesco, nativa di Melissa ma romana di adozione dove svolge il ruolo di psicologa. La stessa scrive da sempre e dalla prima ora suggerisce di “immedesimarsi nella mia poesia e di leggere e ‘sentire’ ogni messaggio…e benvenuto nel regno romantico dove tutto è dominato dall’emotività, dove esiste l’amore, tenerezza, ingenuità, purezza, sincerità e dove non v’è posto per la ragione e l’orgoglio.”

Leggiamo in Senza te: “Ho sognato un futuro con te,/ho sognato la mia vita con te,/ma la realtà non accetta sogni/e mi ritrovo a vivere una vita,/vera senza te.” Tra versi e pagine di diario continua la profonda ricerca di identità di Rita che attraverso un dettato incisivo, e non formale,acquisisce  una grazia squisitamente femminile per lasciare intravedere uno spirito pieno di luce nell’attesa di un segno carico di speranza. La poetessa melissese, pur giovane, non è una ribelle, è solo donna del nostro tempo, ferma ai suoi convincimenti ed in cerca di qualcosa di duraturo che possa resistere allo sfacendo. E la poetessa, che avverte la sacralità della vita e la pienezza del dono, recupera la sua voce per farsi testimone responsabile di un ampio processo di ricerca e di restauro. Leggiamo la lirica Strada per il Paradiso laddove scrive: “Sul letto di un morente/un raggio di sole viene a posarsi/un soffio di vento rinfresca l’aria,/ una farfalla colorata entra dalla finestra,/una soave melodia invade la stanza:/sembra primavera,/sembra un sogno,/invece…è la strada del Paradiso.”

Al postutto la De Francesco annuncia la sua verità e testimonia di un mondo che forse cambia, ma che, in fondo rimane vivo in un processo di un dramma esistenziale che è quello del nostro tempo turbinoso.

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