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Il cruciverba in serrese

Gioacchino Giancotti
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La poesia di Peppino Marsala come viaggio introspettivo.

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Versi ricchi di scorci e di intuizioni penetranti attraverso un equilibrato intreccio di frasi e immagini stupende.
Giuseppe Marsala 300Negli anni ’80 del secolo scorso al Premio “Incontro con la poesia” a Crotone il Nostro venne premiato con la seguente motivazione “i suoi componimenti poetici rispecchiano particolarmente alcuni stati d’animo che egli, altamente sensibile, incontra inevitabilmente nel cammino esistenziale”. Così leggiamo una sua non molto datata lirica, Esistenza, in cui: “Esplosione atomica,spazio siderale,/abissi profondi,vette infinite/boschi oscuri ,luce abbagliante!!La creazione del mondo./DIO e l’umano controllo.!/Inizia la competizione!!/L’eterno conflitto continua./L’umanità scrive pagine luttuose/lungo il suo cammino.!/L’alternarsi delle valenze trascendentali/con la concretezza del rigore scientifico,/segnano le coscienze singole e collettive/e realizzano la convivenza democratica.”.

Qualche anno dopo, a Soverato, altro apprezzamento per la sua poesia e per il suo modo di offrirsi, culturalmente, al riscatto della vera immagine della Calabria come autentica terra ricca di amore. In quella circostanza, il nostro poeta, dichiarò che: “ per i poeti, pensatori, scrittori, cantori, la speranza è l’ultima a morire e noi, autentici figli di Calabria [ lui siciliano di nascita], senza gettare la spugna di fronte alle difficoltà cercheremo di fare il nostro mestiere e continueremo a lottare, ognuno per il proprio ambito, nel tentativo di recuperare e rivalorizzare tutte le componenti culturali, storiche, politiche e sociali ed alla ricerca di quei valori prioritari ed irrinunciabili per le popolazioni calabresi, quali la giustizia sociale, la libertà, il pluralismo, la tolleranza, la pace, la coerenza e la dignità della persona”.
Come uomo, educatore, docente, politico impegnato ha sempre cercato e percorso la strada dell’uomo-poeta. Binomio non facile ma il nostro poeta ci è riuscito a soddisfarlo. E così nel suo itinerario umano non sempre felice, trova ancora il tempo di scrivere, in mille fogli sparsi, belle e coinvolgenti poesie.
Leggiamo in Figlio mio, “La luna tinge d’argento la notte/riposa la città,/mio figlio si rigira nel lettino,/poi si ferma./ Sul viso si posa dolce un sorriso./I giochi sempre/anche nel sonno gli fanno compagnia./Gioca/rigioca coi tuoi pensieri,/continua a spargere/questo lievito di vita/figlio mio.”
Ed ancora. Nella lirica Luna laddove scrive “Luna/semplice cenno/di un sorriso romantico/in un cielo sempre diverso,/non sei più sola./Non ti ritrovi più/negli occhi del mondo./Scorazzi,ormai,per le sideree vie/ma resti sempre la messaggera/di cuori innamorati.”
Sono poesie dentro le quali la rappresentazione del mondo si trasforma in riflessioni e meditazioni sull’amore. L’amore, vissuto come esperienza, si tramuta in impulso morale e la lirica oggettivizza i momenti dell’esperienza individuale fino a farne dei momenti simbolici nell’ambito di una convenzione insieme poetica e sociale. Come in Arcobaleno della democrazia, versi scritti per ricordare la caduta del muro di Berlino dove v’è scritto: “ Cielo:ora che il muro è caduto/non ti riconosco più,/ora che il muro è caduto/non guardi più furtivo dall’altra parte,/ora che il muro è caduto/non insegui più le ombre fuggenti,/ora che il muro è caduto/non accogli più l’aurora tra ombre indistinte./Le cortine divisorie/e le contrapposizioni ideologiche/hanno scandito il cammino dell’umanità,/coperte dal velo dell’opportunismo/ e regolate da interessi di parte:/ Ora si fanno compagnia/nel soffitto del tempo che non c’è più./Il sole risplende/e già nel cielo plumbeo,/all’orizzonte,/si profila un’altra illusione,/nell’arcobaleno della democrazia.”
Stiamo leggendo versi di una corposa raccolta ancora inedita e tutta ancora disordinata perché il Nostro ha scritto e scrive nei momenti più disparati senza curarsi di darne una certa organicità; del resto non ha mai avuto ambizioni editoriali ma soltanto appuntare, come in una sorta di diario, su fogli sparsi, le sue emozioni, le sue riflessioni emergenti dalla cattedra di una scuola o tra una riunione e l’altra del suo lungo e sofferto impegno politico e sociale. Sto scrivendo di Peppino Marsala, siciliano di Siculiana ma crotonese a pieno titolo. Sfogliando tra le pagine della ricca silloge, restano avvincenti le poesie: Il paese degli uccelli, Radioso mattino, Dopo il temporale e tante altre. Insomma un tracciato poetico incisivo, dai temi forti e teneri insieme, che sanno sfumare in malinconica nostalgia come quando “il tramonto/carezza la cresta della montagna/e già il grigio/tinge di malinconia/il sentiero,/la penombra/di un fuoco/quasi spento/invade ogni cosa.”
Al postutto l’amico Peppino riesce a dare una poesia ricca di scorci e di intuizioni penetranti attraverso un equilibrato intreccio di frasi e immagini stupende: “nell’eterno riflesso/di una cometa millenaria/rivedo il presente/con gli occhi del passato/mentre inseguo il futuro.”

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