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Rivista Santa Maria del Bosco - Serra San Bruno e dintorni

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Il cruciverba in serrese

Gioacchino Giancotti
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Elisir di lunga vita | PUPO MARIA ASSUNTA

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Buongiorno signora, come sta, buongiorno, non posso lamentarmi ringrazio il buon Dio, ma io vi conosco, conoscevo anche vostro padre e vostra madre, abitavate pure in questa zona. Esordisce così la signora Pupo Maria Assunta che da poco ha festeggiato i 100 anni è nata, infatti, il 17/04/2019, è molto loquace e senza che io glielo chieda inizia a parlarmi delle sue vicissitudini, del suo passato, del suo presente e del suo modo di vivere ed affrontare la vita, sinceramente non dimostra affatto la sua età, è molto lucida e precisa, non sono io che faccio domande ma è lei che mi racconta ed io rimango estasiato e vorrei non finisse mai di parlare, mai un momento di silenzio, mai uno smarrimento o una confusione, ricorda con precisione sia i fatti del passato che del presente. A proposito della sua giovinezza mi racconta: sono stata giovane come tutti ma i tempi erano duri, c'era la guerra, c'era il fascismo, c'era poco da mangiare, ma c'era tanto rispetto ed onore tra le persone. Mi sono sposata che avevo 20 anni, nel anno 1939, con Timpano Fiore Bruno in quel di Corigliano Calabro un paese della provincia di Cosenza. Mio marito faceva il boscaiolo-carbonaio e questo tipo di lavoro lo costringeva a spostarsi di continuo nei posti dove si trovavano i boschi che bisognava abbattere e poi carbonizzare, era un grande sacrifico perché lui come gli altri operai che avevano famiglia erano costretti a portare con loro moglie e figli, in compenso, però, nonostante i tempi duri, sulle nostre tavole non è mai mancato il cibo perché i “Padronali” (le ditte per le quali si lavorava), ci facevano sempre le provviste riempiendoci le dispense. Quando le  distanze tra la zona del lavoro e i centri abitati era abbastanza grande, venivano costruite, a spese dei "Padronali", delle baracche in legno vicino al posto di lavoro che ospitavano gli operai e le loro famiglie, erano baracche fornite di tutto il necessario per poter garantire una vita confortevole. Dopo solo 5 mesi di matrimonio mio marito fu chiamato alle armi, c'era la seconda guerra mondiale e Mussolini stava preparando la Campagna Italiana di Grecia. Partì per il centro militare di Civitavecchia e dopo quasi 5 mesi fece ritorno a Serra, dove io ero rientrata, con un permesso di 5 giorni concessogli prima della partenza per la Grecia e per la guerra, ci teneva tanto a vedere quel figlio che io portavo in grembo, ero rimasta incinta subito dopo il matrimonio e la gravidanza era in stato avanzato tanto che dovevo partorire a giorni, ma il destino non gliel'ha concesso, è ripartito con le lacrime agli occhi non prima di avere accarezzato la mia pancia a mò di saluto di quel figlio che è nato qualche settimana dopo della sua partenza. Ogni giorno che passava aspettavo con ansia sue notizie, qualche sua lettera, ma invano, non sapevo più cosa fare e cosa pensare poi, una persona amica mi ha fatto sapere che un'altra famiglia di un soldato serrese, che era partito per lo stesso fronte, aveva ricevuto una lettera dal suo caro e che in tale lettera si parlava anche di mio marito. Mi sono recata presso questa famiglia per avere notizie ma ho ricevuto risposte evasive, allora mi sono rivolta ai Carabinieri di Serra esponendo questo fatto e pregandoli di fare qualcosa, mi hanno rassicurato e dopo qualche giorno mi hanno riferito di avere visto questa lettera e che nella stessa si parlava di un incidente occorso a mio marito nulla di più. Intanto io cominciavo ad avere dei brutti presentimenti, temevo il peggio, l’irreparabile ed infatti dopo circa 2 mesi, da allora, i Carabinieri mi hanno dato la notizia ufficiale della morte in guerra del mio caro.  Stringendo il mio bambino tra le braccia sono scoppiata a piangere, ero rimasta da sola e dovevo crescere un bimbo che non avrebbe mai conosciuto suo padre quel padre che prima di partire per la guerra era tornato a Serra e voleva tanto vederlo come se già sapesse che non l’avrebbe mai più rivisto. È stato il primo soldato serrese a perire in quella maledetta guerra. Dopo un primo momento di grande sconforto ho capito che dovevo reagire, mi sono rimboccata le maniche, io sapevo cucire e ricamare e per poter vivere ho cominciato a fare dei lavoretti per conto terzi, poi avevo un piccolo sussidio che veniva dato alle vedove di guerra e così sono andata avanti. Intanto mio figlio cresceva ed era molto attaccato a me, già appena nato aveva pronunciato il nome "mamma" facendomi commuovere e poi si dimostrava molto attaccato alla religione cristiana tant'è che ancora bambino diceva che da grande voleva fare il Prete. Data la mia giovane età, ricevevo spesso proposte di matrimonio ma non ne volevo a che sapere, pensavo al mio povero marito ed a crescere il mio bambino, non avrei mai sopportato che un altro uomo potesse mettere in secondo piano mio figlio. Poi, dopo 6 anni, ho conosciuto Angelo Carrera detto "Angilu lu generali", era un bravo uomo che veniva, anche lui, da una triste esperienza familiare, aveva perso la moglie e le due figlie, nate da quel matrimonio, erano rimaste con la nonna materna che le accudiva mentre lui, da tempo, per poter lavorare e mantenere la famiglia, era stato costretto ad emigrare in Germania. Poi dopo la morte della nonna le cose si erano complicate in quanto non potendo lui badare alle due figlie era stato costretto a darle in adozione. Dopo qualche mese dalla conoscenza ci siamo sposati e dal matrimonio sono nati tre figli una femminuccia, Rita Maria Teresa che però è morta dopo appena otto mesi dalla nascita, a mio parere per un errore medico, e due maschietti, Mario e Fernando. Angelo, ha sempre voluto bene e considerato il mio primogenito, Francesco, al pari dei suoi figli se non di più. Intanto la vocazione di Francesco, a diventare prete, si consolidava sempre di più tanto da portarlo ad entrare giovanissimo in seminario dove compiva tutti gli studi a partire dalle scuole medie. È stato prima nel seminario di Squillace e poi al Pio X di Catanzaro, ha coronato il suo sogno diventando prete ed ha avuto l'incarico di gestire il Santuario della Madonna delle Grazie di Brognaturo dove è rimasto fino alla fine amato e ben voluto da tutti i parrocchiani, dai fedeli e da tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo. Dato la vicinanza di Brognaturo con Serra San Bruno ha vissuto con me per tutti i suoi anni di Sacerdozio. Quando finiva le funzioni e gli altri impegni ecclesiastici si ritirava in questa casa ma anche qui, assieme a me continuava a pregare e dire il Rosario. Il 16.08.2011 dopo aver pranzato si è seduto un poco su una poltroncina per riposare per qualche ora con la mente già rivolta alla messa pomeridiana che doveva celebrare nel Santuario di Brognaturo, quella messa, però, non l'ha mai celebrata, un infarto fulminante non l'ha fatto più rialzare da quella poltroncina. Non lo potrò mai dimenticare è stato per me una luce, un dono di Dio, mi ha sempre portato con se nei numerosi pellegrinaggi che ha organizzato,  mi ha fatto girare il mondo, sono stata a Lourdes, a Fatima, in Terrasanta ed in tutti i luoghi nazionali ed esteri che ricordano i momenti più importati del Cristianesimo. Il racconto è così intenso e sentito che mi pare brutto interromperla, poi faccio forza e cogliendo il momento opportuno le chiedo: ma con tutte queste vicissitudini negative come ha fatto ad arrivare a questa veneranda età ed in condizioni così splendide. Ho condotto una vita normale, mi risponde, ho sempre lavorato e sperato nell’aiuto di Dio non mi sono mai arresa alle avversità della vita, ho cresciuto i miei figli cercando di insegnare loro i principi ed i valori più importanti della vita e credo di esserci riuscita. Non ho mai approfittato nel mangiare, ancora oggi, la mattina prendo una tazza di latte ed orzo con poco pane di casa e qualche biscotto pure di casa a pranzo preferisco la verdura dell'orto, poca pasta, pochi condimenti e poco sale, a cena sempre qualche verdura e poca carne, preferibilmente pesce o comunque carne bianca. Le chiedo ancora, cosa pensa dei giovani di oggi, fa una brutta smorfia e mi dice: non so cosa dire, ai miei tempi noi donne andavamo alla "maghistra" per imparare a cucire e ricamare, seguivamo le nostre mamme per imparare a cucinare e ad organizzare la casa, ora tante giovani pensano solo ad andare in discoteca a drogarsi, e quant'altro ..... tutto questo non va bene e sbagliato. Vorrei parlare ancora tanto con lei ma sono passate due ore e non vorrei si stancasse, la saluto con tanto affetto, abbracciandola e baciandola sulle guance conscio di aver ricevuto una grande lezione di vita, le chiedo se posso ritornare a trovarla e lei, con franchezza, mi risponde, quando volete vi aspetto con piacere.
 
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