Prostrate sulla loro terra davanti all’altare e al Vescovo, le tre sisters orionine, Agnes, Makena e Stella, trascorrevano i momenti più intensi e, probabilmente, più desiderati della propria vita. La mente doveva essere sincronizzata con il loro cuore, l’emozione sicuramente aveva da attendere almeno la fine della lunga cerimonia. In quel momento esse erano consapevoli della donazione perenne della loro vita a Dio e ai poveri, due Entità molto vicine tra loro. Una giovinezza donata così è abbastanza inconsueta oggi nel mondo occidentale, rispetto a un passato di vocazioni fiorenti e diffuse. In Africa avviene ancora, pur se ugualmente in maniera limitata. Qui, inoltre, sono molto presenti altre religioni, quelle evangeliche ma, soprattutto, quella islamica.
La cerimonia a Laare era inserita nel contesto della celebrazione del 35° anniversario della venuta della Congregazione di don Orione in Kenya.
Circa duemila persone, provenienti, naturalmente a piedi, dai dintorni anche lontani, si sono sistemate nell’ampio piazzale antistante alla chiesa, sotto i tendoni eretti a protezione dal sole. Scontata la presenza di alcuni politici locali.
Il Vescovo, insieme con numerosi preti, ha presenziato la lunga cerimonia. A un lato dell’altare le due sisters in rappresentanza dell’Ordine dall’Italia. Presenti tutte le consorelle del Kenya.
Due figure, credo Masai, muniti di lancia, scudo e copricapo tipico, erano posizionate a guardia davanti all’altare.
Innumerevoli ragazzi in divise multicolori erano disposti negli spazi appositi, pronti alle danze che accompagnano abitualmente i canti liturgici locali.
L’evento significativo dei voti, testè descritto, si è svolto a metà della messa, seguito da una folkloristica processione di un centinaio di persone che, all’offertorio, portavano in dono al celebrante i più vari prodotti agricoli della loro terra. Ho notato, in particolare, bambini con in mano un uovo o una tortorella.
La prolungata cerimonia si concludeva con i consueti discorsi di rappresentanza.
Le sisters, con ghirlanda da reginetta, venivano circondate dalle consorelle e coinvolte in una danza generale. Taglio della torta e fine dell’ufficialità.
Quindi, tutti all’assalto, si fa per dire, delle postazioni approntate per il pasto, debitamente offerto dalle sisters locali e dalla parrocchia. In realtà, ho verificato che tutti si disponevano in fila, senza creare alcuno scompenso. Sul prato abbiamo mangiato tutti con le mani, riso, fagioli, una specie di purè di banane, carne.
Ho rivisto in ciò la rappresentazione dell’episodio del Vangelo in cui si narra il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Le autorità, ovviamente, sistemate in un locale a fianco, hanno usufruito di bevande varie e qualche pietanza e comodità in più (anch’io, lo confesso, vi ho fatto una visitina).
Alla fine apparivano tutti soddisfatti e mi sono divertito a gironzolare curiosando tra la folla, attratto soprattutto dai vivaci bambini.
Si possono fare varie considerazioni su un evento come questo, ma è innegabile che l’essere in Africa è ciò che più attrae l’attenzione di un forestiero.
C’è un attaccamento notevole e spontaneo alle tradizioni popolari legate alla religione, mi sembra. Cosa che si nota, per confronto, ancora nel Sud Italia, in alcune rappresentazioni pasquali o nelle festività di alcuni santi.
Le tre sisters, comunque, hanno di che gioire: non è frequente, credo, un festeggiamento così partecipato e animato.
Per loro inizia o, piuttosto, continua con uno spirito rafforzato un percorso di spiritualità che è invidiabile in un mondo che sembra sempre più avviato verso un individualismo esasperato.
Mutamenti epocali già da tempo hanno modificato il volto della terra.
Qualcuno, però, insiste a riservare allo spirito un ruolo irrinunciabile per un cambiamento vero e strutturale del comportamento umano.
Visto che la civiltà occidentale sembra in crisi di valori, dopo aver dato eccessivo affidamento all’aspetto economico dello sviluppo, c’è da sperare che ci possa essere un ripristino rinnovato di ciò che insipientemente è stato messo da parte.
In ogni modo, pensate che l’Africa non si sveglierà?
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