Ho letto la sua bella, seppur sofferta, silloge, ancora inedita ma che merita attenzione e ne ho ricavato un mondo percepito e ricreato con quella totalità capace di coinvolgere la coscienza di sensazioni percepite e selezionate attraverso esperienze vissute nel suo mondo di donna ed educatrice. Come nei versi “Sorrisi di bimbi/ li vedi/ li senti/ li puoi respirare./ Ti entrano dentro/ ti toccano il cuore./ Danzano/ giocano/ fan girotondi./ Ti portano indietro/ nei loro mondi./ Arcobaleni nei loro occhi/ e tu li guardi/ e ne/ trabocchi./ Ti piace pensar/ che la loro innocenza/ possa nutrire l’indifferenza/ di chi nel mondo ha/ ormai scordato/ l’intimo senso del creato.”
Ed ancora. Tutto è solarità in un intreccio di sentimenti che si acclarano nella poesia “Autunno” laddove “Odore di terra/ sentore di vento…Il cuore si stringe/ il fiato si smorza/ a questa visione/ che irrompe con forza./ È il mero alternarsi / delle stagioni/ del bene e del male/ che abita in noi…./ Non arrendetevi/ al triste destino/ abbiate il coraggio/ sfrontato di un bambino/ che pur ritrovandosi/ in una stanza buia/ riesce a dipingere/ di limpidi colori/ anche ciò che l’anima/ ormai matura/ ha messo in un cantuccio/ nell’ombra più scura.”
Tutte le liriche della nostra giovane poetessa hanno una profonda filosofia di vita che si coglie tra i versi semplici e freschi; anche un fondo memoriale, fatto di echi, richiami, pensieri, meditazioni; insomma reali pulsazioni offerte con la dolce magia del cuore e con la mano nella mano, come nelle liriche “Fuoco vivo”, “A te mio piccolino”, “Eterno spettatore”.
Sto dicendo di Silvana Costa, svizzera di nascita ma originaria del piccolo borgo di Nardodipace, a quattro passi da Serra San Bruno e qui risiede ed opera con i bambini della Scuola d’Infanzia “Caterina Chimirri” la stessa frequentata da chi scrive questa nota e della quale conserva piccoli ricordi incancellabili.
Quel che piace della poesia della Costa è il tono colloquiale: un tono discorsivo con vibranti pulsazioni dove i sentimenti attingono ad una vitalità umana che si trasmette con facilità. Tutto nasce dalla consapevolezza di interrogarsi con un linguaggio d’amore verso il mondo e la vita nella sua complessità; la poesia diventa messaggio con parole di riflessioni interiori. Uno scavo di introspezione psicologica, insomma. Leggiamo insieme questi versi di una intensità emotiva, seppur lievemente triste, che fa riflettere: “A te che non sei mai nato/ avrei voluto dire tante cose / tante quante sono le stelle del cielo,/ tante quanto i granelli di sabbia/ su quella spiaggia/ dove io e te non potemmo mai giocare/ tante quanto tutte le lacrime versate,/ tante quanto le carezze,/ che con quelle tue tenere manine/ mi facesti quando vinta dal dolore/ avrei voluto morire…”
Son tutti versi ricchi di tanta comunicabilità e dai quali emergono i sospiri del cuore che fremono nei volti amati, nell’amore, nella verità di vita.
Leggendo qua e là fra le pagine del suo itinerario poetico e umano si scopre ancora di non essere di fronte ad espressioni estemporanee ma ad esperienze legate l’una all’altra da motivi quasi sottintesi che bisogna scoprire fra le righe in quanto fra esse c’è il dono di una speranzosa unità. Leggiamo la lirica “Muta” laddove la poetessa di Nardodipace scrive: “Muta/ immobile/ vuota./ Distante mille miglia/ da te/ da me/ dal mondo./ Mi lascio cullare dai ricordi/ coccolare dal vento/ baciare dalla pioggia/ che ignara mi riga il volto/ abbracciando le mie lacrime/ e parlandomi di te.”
Leggendo più avanti “L’immenso vuoto di te”, “Pioggia”, “Sola”, “L’alba”, “Sorrisi di bimbi”, e “Giorni” in cui: “E poi ci son quei giorni/ in cui sorridi e piangi./ Giorni in cui ogni goccia/ fa traboccare il fiume./ Quel fiume di parole/ dette senza pensare/ che molte volte vivere”, scopriamo pagine non ribelli ma di donna del nostro tempo, ferma ai suoi convincimenti ed in cerca di qualcosa di duraturo che possa resistere allo sfacelo. Sono versi coi quali la nostra poetessa avverte la sacralità della vita e la pienezza del dono, recupera la sua voce per farsi testimone responsabile in un ampio processo di ricerca e di restauro. Insomma fra le sue poesie l’amica Silvana annuncia la sua verità e testimonia di un mondo che forse cambia, ma che, in fondo, rimane vivo in un processo di un dramma esistenziale del nostro tempo difficile. E allora “Ci sono cose/ che non puoi cambiare/ cose che/ impotente/ devi stare a guardare./ Cose che ti fan/ tanto male dentro/ da volerti nascondere/ in un fuoco spento./ Ci sono cose/ che stringono il cuore/ tanto da renderlo/ piccolo piccolo/ da rallentarne/ persino il battito./ Cose incapaci/ di farti destare/ da quella voglia/ di stare a guardare/ il lento scorrere delle ore/ e di questa vita/ che vuole morire.”
È poesia che fa cantare il cuore e del cuore raccoglie i concitati palpiti in tutti i momenti e che diventa veicolo d’amore anche quando c’è “tempesta dentro/ dove danzano e lottano
malvagi demoni/ nascosti nell’intimo/ e celati allo sguardo indiscreto/ di chi si nutre del tuo sorriso/ di chi nei tuoi occhi vede il sereno/ di chi la tua anima non può scrutare/ né violare/ né consolare.”
Al postutto, dalla poesia di Silvana Costa si ricava una densità di pensiero ragguardevole che si coniuga felicemente a quell’esultanza di colore che attraverso la parola vince ogni sorta di pudore per farsi concretezza del divenire umano.
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