La storia della stampa ha sempre attirato la curiosità degli studiosi di tutti i tempi, poichè quest’ arte ha avuto il grande merito di recuperare alla cultura, strati senpre pù vasti della popolazione, che erano da sempre condannati all’ignoranza.. Strati sempre più ,interessati a divenire strumenti dello sviluppo economico che nel medioevo si andava realizzando in vari settori del’economia italiana, in particolare quelli dell’industria e del commercio.
Le nuove scoperte tecnologiche e non ultima la diffusione delle idee, resero sempre più impellente individuare un nuovo sistema di stampa di libri che fosse più rapido e meno costoso di quello utilizzato sino ad allora e che sfuggisse all’ opinione ormai consolidata che la cultura fosse un bene riservato solo a chi fosse provvisto di mezzi economici.
Quindi, l’invenzione dei caratteri mobili di stampa, ad opera del tedesco Gutemberg di Magonza circa alla metà del sec. quindicesimo secolo, può considerarsi un’ autentica rivoluzione culturale, che ebbe come primo risultato di sconvolgere il pacido mondo degli amanuesi, ovvero dei religiosi rinchiusi nei loro cenobi, impegnati da secoli a trascrivere e a miniare splendidamente a mano ,codici e classici di Autori latini e greci con una una grafia quasi sempre perfetta.
Ciò non toglie che l’umanità abbia un immenso debito di riconoscenza nei confronti di questi monaci il cui apporto fu determinante perchè grandi capolavori di scrittori antichi non andassero perduti e che giungessero così alle generazioni future.
Ma i tempi cambiano, come dimostrano gli avvenimenti che precedettero l’invenzione di Gutemberg; infatti la stagnante economia che si era originata dalla caduta dell’Impero Romano e dalle invasioni barbariche, intorno all’anno Mille, si era messa in moto ad opera di una serie di fattori favorevoli e concatenati che si rivelarono determinanti per lo sviluppo di alcune nazioni d’ Europa che si affaciavano sul Mediterraneo come ad esempio l’Italia , e che coinvolsero più tardi, a catena, alcuni Paesi del Nord come le Fiandre, l’Olanda e l’Inghilterra,
Primo fra tutti, il riscaldamento del clima già partire dalla metà del nono secolo d.C. Si tratta di un optimum climatico che favorì la messa a coltura di terre abbandonate con un conseguente aumento della produzione agricola ; un surplus necessario a sfamare una popolazione che andava crescendo velocemente. Una nuova Società stava nascendo, seppellendo man mano le vestigia di quella “Vecchia”, attraverso una operazione quasi chirurgica effettuata da una classe emergente, le cui forze nascevano dai capitali originatisi dall’aumento della produzione agricola, dallo sviluppo dell’industria e dalle scelte liberistiche dei Governi, che favorirono la nascita del ceto medio dedito alla mercanzia. L’ Italia in particolare, si era messa in cammino e si andava gradatamente riscattando dalle antiche miserie. Lo sviluppo della penisola italiana era complementare, nel senso che il Nord si era votato all’industria, soprattutto nella produzione di panni di lana; il Sud prettamente agricolo e dedito alla lavorazione della seta e la cui produzione era avviata non solo verso I Paesi del Nord dell’Italia, ma anche d ‘Europa.
Da questo fermento economico erano nate nuove straordinarie energie che si manifestavano in tutti I campi, dall’agricoltura all’industria, dalla cultura alla tecnologia; con l’emergenza di un ceto economico importante legato alla mercanzia.
La cultura fu favorita da questi fermenti; si avvertiva la necessità di estenderla a ceti sempre più vasti della popolazione .Necessità che obbligò la cultura d’ Elite ad uscire dalle Chiese in cui dominava sovrana ed ad espandersi nelle città. attraverso la istituzione delle Università, come quelle di Bologna, Padova, Napoli, Salerno che conobbero vasta fama e notorietà, ma anche attraverso la nascita di laboratori di specializzazione in calcolo e matematica, che preparavano I giovani al commercio in grande sviluppo.. L’espansione dei mercati portò alla nascita della cambiale, della lettera di cambio, della partita doppia, dell’assegno bancario; tutte invenzioni italiane, e contribuì alla conoscenza della fabbricazione della carta attraverso gli stracci, invenzione cinese e importata dagli Arabi dapprima nei possedimenti di Sicilia e Spagna, e che sostituì i materiali sino ad allora conosciuti , di estrazione animale e vegetale molto costosi per la difficoltà nella lavorazione e di reperimentodella materia prima. Questa conoscenza comportò la diffusione della carta che giungeva agli studiosi in grande quantità e a bassi costi di produzione.
In questa ottica di sviluppo economico si inserisce l’invezione di Giovanni Gutemberg, che si diffuse quasi subito in Italia ed in Europa,e che fu indubbiamente favorita anche dalla facilità con cui si otteneva la carta col metodo cinese. . Il sistema nato a Magonza, messo a punto dallo stampatore Gutemberg, si basava su caratteri mobili di metallo , legati inizialmente ad un torchio da vino usato come pressa .Era un sistema di stampa che si differiva da quello utilizzato da secoli dai cinesi e dai coreani, che utilizzavano caratteri fissi e non mobili, in legno I primi e in piombo I secondi. Il merito del tipografo tedesco fu quello di velocizzare la stampa di libri attraverso una facilità di composizione della scrittura , che relegò definitivamente in soffitta , come dicevo. il paziente lavoro degli amanuensi..
La stamperia di Gutemberg diede alla luce un’edizione della Bibbia che recava la data di stampa più antica che si conosce, ovvero il 1456-57; il tema era l’espressione della religiosità di uomo del medioevo quale era Gutemberg e che aveva definito la sua invenzione “ un’avventura ed un’arte”.
Le prime notizie di stamperie nel Meridione, che funzionavano con energia idraulica, secondo una ricerca dello studioso Renzo Frattarolo, sorsero a Napoli nel 1471, e furono favorite da Ferrante d’Aragona; a Cosenza e a Palermo le troviamo a partire dal 1478; a Capua ed all’Aquila nel 1482; a Cagliari nello stesso anno Come è facile immaginare, , inizialmente furono introdotte da tipografi tedeschi.
Il primo stampatore a Napoli fu infatti il prete tedesco Sisto Riessinger da Strasburgo, che aveva già operato a Roma tra il 1467 e il 1470 e che stampò a Napoli libri di soggetto religioso ma anche di poesie, giuridici e di letteratura varia, tra i quali il Decamerone. Stampò anche nel 1470 un’edizione della Divina Commedia di Dante, ovviamente oggi rarissima,nonchè delle Eroidi Volgari di Ovidio.
Anche Arnoldo da Bruxelles lavorò a Napoli ove pubblicò tra l’altro trattati di Medicina, di Botanica; e risiedettero a Napoli anche una lunga serie di provetti stampatori I cui cognomi indicano la provenienza
nordica fra I quali conosciamo Mattia Moldavo di Olmutz ,noto per I bei caratteri rotondi utilizzati nei suoi libri e anche per la stampa di Messali con incisioni in nero e rosso. A Napoli operarono tipografie ebraiche cone quella di Josef ben Jacob Gunzenhnhause, (1486-92)e di Isaac Cattorzi, nonchè di Josua Salomon ben Israel Nathan(1490-92) e quella di Samuel ben Samuel ( 1490).
. Ed è proprio ad un’ebreo, Abraham ben Garton ben Isaac, che si deve la prima stamperia in Calabria,sorta a Reggio Calabria nel 1475 e in cui venne stampato il primo libro del genere dato alle stampe che si conosca, ovvero il Commentum in Pentateuchum di Iarchi. A Cosenza la prima stamperia apparve tre anni dopo con lo stampatore Ottaviano Salomone, ebreo di Manfredonia. Queste stamperie di epoca non tarda, sono un indice che testimonia che la Calabria in quel periodo,pur percorsa da sanguinose lotte tra I feudatari locali,, era disponibile ad attività culturali, fenomeno che attravero alti e bassi, andò ad allargarsi nei secoli successivi, .Nel 1478 la Stampa approdò per la prima volta a Messina e a Palermo qualche anno dopo l’esperienza di Reggio Calabria.
Nei primi anni del cinquecento si registrano, ad opera del famoso stampatore Aldo Minunzio , alcune importanti innovazioni quali l’introduzione dei caratteri in corsivo. Successivamente apparvero libri con caratteri greci ed ebraici.
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