Ad incipit di questa nota di recensione mi piace proporre, integralmente, la poesia che segue chè è molto significativa e suscita qualche riflessione.
“Quanta spazzatura/che mi ritrovo addosso/nelle dolci siepi di bosso./Qui tra le foglie verdi/han fatto una discarica./L’oblò di lavatrici scoperchiate/è un bel vedere/per le formiche nere./(Provviste nel secchio:/alimenti scompagni/come le scarpe vecchie,bucate dalla noia dell’usura)/”Alla discaricaaaa!!,/gridano torme di rifiuti.//Caldo fetore/nei venti acuti/si mescolano a formare/uno smog estivo./(Infatti se gli uomini/dàn di matto,/la sporcizia dà di puzzo)./Così il rosso del mio sangue,/che ogni mattina si sveglia,/non vuol dire più/rigenerazione/ma soltanto/riciclaggio.”
È la lirica titolata Vecchiaia:canto di un barbone errante della discarica, tratta, come tutte le altre oggetto di questa nota, dalla silloge, ricca di motivazioni, Manto di vita edita daLieto Colle di Como, raccolta che ha suscitato l’interesse anche di Giancarlo Pontiggia.
È poesia che sembra risuonare mesta fino a raggiungere toni elegiaci ma dotata di uno stile sicuro con tratti di voluta durezza, con immagini cariche di significati, di momenti legati alla natura, al proprioio , al bene dell’uomo, al bene comune, alle verità e alle attese di ogni giorno. Il Nostro, in questa lirica come nelle altre che andremo a leggere, si avvale di un linguaggio poetico interessante con l’uso sapiente dei giochi di parole e tutto con un procedere personale e accattivante attraverso un discorso ricco anche di una velata ironia.
Autore di tanto è Pietro Pancamodi, origini siciliane ma trapiantato in Umbria, dal curriculum di tutto rispetto, non nuovo a successi ed encomi per la sua attività letteraria. Ha fondato e coordinato il portale “L(’)abile traccia” citato anche dalla Zanichelli; conduttore e direttore editoriale di “Poesia, l(’)abile traccia dell’universo. Collabora con Maratea Web Radio, per la quale cura la rubrica letteraria “(Pod)cast away”, ed è redattore del mensile digitale italo-olandese “Il Cofanetto Magico”diretto da Maria Cristina Giongo, giornalista di Libero e Avvenire. Attualmente per la piattaforma culturale di Hong Kong «Beyond Thirty-Nine»- Le sue poesie sono ospitate in “Poetando. L’uomo della notte” dell’Editore Aliberti di Roma-Reggio Emilia ed in altre prestigiose antologie. Le sue poesie sono state recensite da “Poesia” (blog del canale televisivo Rai News), da “Tuttolibri” (inserto de «La Stampa»), da “Poeti e poetastri” (portale gestito dall’agenzia letteraria “Perroni & Morli Studio”, da “Scriptamanent» della calabrese Rubbettino, e da tante altre riviste e giornali.
La raccolta di Pancamo è un prodotto unitario dove i versi e le pagine sono sempre cariche di profonde suggestioni e il tutto si avvale di una intelligente lettura entro cui si riconosce al poeta un forte impulso di sentimenti che trasmigrano e si trasformano in tensioni, perché no, anche spirituali. Questa fatica letteraria ha l’aspetto di un’opera affascinante, complessa, perché le eterne domande dell’uomo sul suo destino sono analizzate con intensità di scavo psicologico. Basta leggere la lirica Somiglianze laddove è scritto che “A quest’ora/ogni paese/è un fagotto/di stelle e di buio.//Ma lo è un pure/questo cielo vagabondo/(guscio d’aria e di respiri)/che stringe in un solo mondo/città, mari e tempeste.//Ma lo è pure/questa via(intirizzita di pioggia)/col suo buio/incatenato ai lampioni/e un po’ di stelle/che sussurrano al mio palazzo/la ninna nanna:/vedo tante finestre chiuse fra perimetri di sonno.//A questa ora/ogni uomo/è un fagotto/di buio e di stelle.”
Sono frequenti, inoltre, versi che si aprono ad improvvise illuminazioni, bellissimi certi campi lirici: “L’impatto vibra di scherno:è un lazzo di sdegno voluto dalla mia notte.”, “S’alza al mattino un fumo di tigri dalle iridi aperte, in campagna; un’espressione grinzosa rimbocca la faccia dei contadini.”; ed ancora: “Nel vento, ossigeno vettoriale…fra me e l’orizzonte, la naftalina di vecchie allegrie mi tiene conservato il cuore.”,giusto per fare qualche esempio.
Al postutto, lo posso ben dire, Pancamo con la sua poesia è come aver scandagliato tra le pagine della vita e testimoniato di un discorso pacato e personale. Il poeta corre, di pagina in pagina, in un luminoso riflettere sull’esistere ed alimenta il voluto grigiore di quotidiane vicende anche attraverso i piccoli fatti della vita, annota, scava e sollecita tutta la realtà che lo circonda e ne trae stille d rugiada, orizzonti di spiritualità e ansia d’infinito.