Il poeta di Sorianello porta i giovani a coltivare la speranza, l’amore contro ogni egoismo, ideali alti e nobili, in alternativa al dilagante materialismo.
Sono in tanti, ormai, a conoscere Claudia Koll l’umile protagonista di un cammino “per gridare agli altri la sua vicinanza a Dio”, un cammino, dovunque la ‘mandi’ il Signore, per testimoniare quanto è importante “aprire il cuore al Signore e avvicinarsi all’Eucarestia”, un cammino che lei stessa ripercorre con serenità tutte le volte davanti a stupite assemblee di fedeli. Un cammino che non disdegna, insomma, di raccontare e raccontarsi un po’ dappertutto come novello apostolo. E galeotto fu l’incontro, nel 2004, tra Claudia Koll e Mimmo Nardo, giovane avvocato di Sorianello, in occasione dell’annuale assemblea del Movimento del Rinnovamento nello Spirito a Rimini. È qui che Nardo avverte “una pace innaturale, sensazioni dolcissime”. Insomma, attorno al giovane professionista “tutto acquistò, improvvisamente, una dimensione diversa, il velo che avevo davanti agli occhi era caduto, squarciato…in un istante”. Ed ancora “tutto acquista una dimensione e un sapore particolare, perché nella vita può accadere…anzi accade che un Amico speciale, solo per Amore, ti regala un raggio di Sole”. Da questa straordinaria esperienza nasce “Un raggio di sole”, una silloge di poesie di Domenico Nardo edita dall’Adhoc di Vibo Valentia. Una raccolta di liriche accompagnate da un intercalare didattico fatto di pertinenti brani biblici ed evangelici. È poesia che “è grazia, è preghiera, è lode a Dio, datore dei Lumi, è esperienza di vita vissuta” come scrive Mons. Giuseppe Fiorillo in presentazione. È una poesia che fa bene al cuore di chi la legge e l’assapora perché, ancora Mons. Fiorillo, “questa nostra civiltà, divorata dal consumismo, lacerata dall’egoismo, frastornata da mille luci della ribalta, ha bisogno di certezze”. E poi, il poetare del giovane vibonese, è, per dirla con le parole di Mons. Luigi Renzo, Vescovo di Mileto, “un momento di incontro con noi stessi”.
E più avanti Nardo ci regala la sua seconda creatura letteraria “Amarsi per amare” ( stesso Editore). Anche questa è preziosa raccolta di liriche che indicano come la Fede porta i giovani a coltivare la speranza, a coltivare l’amore contro ogni egoismo, a coltivare ideali alti e nobili, in alternativa al dilagante materialismo. La Fede che porta a costruire un futuro secondo il disegno di Dio. E non solo. Nardo, che è anche docente, indirizza la sua poesia ai giovani per “suggerire loro – aggiunge Mons. Fiorillo – una strada diversa da quella indicata dai mass media, con la suggestiva e subdola potenza di luci e di suoni”. “Amare per amarsi “perché, scrive Maria Cecilia Tagliabue in presentazione , “l’amore è una meravigliosa catena che non imprigiona ma trasmette: chi lo riceve impara ad amare se stesso e riversa questa emozione su ogni altro essere umano o vivente che incontra in quanto lo riconosce degno di amore esattamente come lui”. Il nobile obiettivo del percorso poetico di Nardo sta tutto nella lirica che dà il titolo alla raccolta. Leggiamola insieme. “Non abbiamo più speranza né certezza/ navighiamo nel buio.// Abbiamo occhi per vedere ma non sappiamo guardare/abbiamo orecchi per sentire ma non sappiamo ascoltare/abbiamo un cuore per amare ma non sappiamo amare.// Penso…// Perché in questo lamento/non proviamo a cambiare atteggiamento?// Non possiamo guardare se non impariamo a guardarci/non possiamo ascoltare se non impariamo ad ascoltarci/non possiamo amare se non impariamo ad amarci…”. E poi “…Un legame d’amore dura in eterno / ma ognuno ha un percorso in questo mondo. / Ha bisogno di spazio e di aria / per respirare e non soffocare. / Non preoccuparti, va pure per la tua strada, / il filo intrecciato non sarà mai spezzato”, scrive il poeta di Sorianello nella lirica “Io ci sarò”. Piace fermarmi qui per lasciare al lettore il gusto di assaporare, metabolizzare e cum-prendere la bellezza e la profondità di questa poesia. Una poesia mai banale o semplicistica, piuttosto dai suoi versi scaturisce il desiderio, il bisogno di Dio. Quella di Nardo è tutta una poesia in cui si può cogliere l’inebriante incanto dei molteplici elementi del paesaggio e l’armonia e la bellezza delle mille voci
della natura, assieme ad un’accettazione cristiana del dolore, del male e della fine che, in realtà, dentro una coinvolgente limpidezza espressiva, riesce a tradurre l’interrogativo sulla banalità della realtà quotidiana in un religioso approdo di saggezza. È come se Nardo volesse dare ascolto al santo sacerdote don Francesco Mottola, fervido apostolo e fondatore delle Case della Carità di Tropea, il quale scriveva: “Troppa poesia?/ Chi vi ha detto che la poesia sia un male? /…Ogni poesia è visione del mondo attraverso / il proprio soggetto./ Senza il proprio soggetto è nulla la poesia:/ Poca praticità!/ Che brutta idea quando per praticità s’intende/ azione alla giornata senza un’anima ideale”.