La poesia è vita, dove vivono e si riassumono esperienze e ricerche, dove al di là degli esiti e dei sentimenti, c’è la speranza, la quale diventa certezza attraverso una fede sincera.
“Come un alberello piantato / nella terra nera ricca di humus, e coltivato / con profumi che appassionano i sensi / di un antico mistero di cui non conosco / l’essenza ma solo la consapevolezza di esistere / mi affaccio sempre a nuovi tentativi / di crescita per radicare la pianta / che è in me, per abbeverarmi di nuova / linfa, dove voglio rinnovarmi l’anima / in una metamorfosi d’amore” (dalla lirica Nel giardino d’Oriente che dà l’incipit alla silloge dal titolo intrigante e coinvolgente Dipinti &Introspettive edita nel 2012 da Rupe Mutevole)
E ancora. “Lentamente maturi al sole / come un frutto di stagione nel mio pensiero / di terra, di aria, di fuoco, in un’unica riflessione / che si lega al grappolo della mia vita / una terra dove tu cresci di continuo. // Tu diventi quel frutto che ha / profonde radici nel mio cuore fertile / di linfa, e tu accresci in me / nel mio unico seme d’amore, piantato / nella mia sensibilità d’amante”.
Nel proporre ai lettori della Rivista Santa Maria del Bosco queste poesie e quelle che seguono mi viene spontaneo di rivolgere l’attenzione alle espressioni che il Nostro, anche se talvolta nella forma ermetica, offre al mondo per soddisfare l’innato bisogno dell’individuo di comunicare attraverso l’immediatezza del “sentimento”, cui si affida per raggiungere una soluzione del proprio equilibrio con la realtà e con sè stesso. Già perché questa è poesia non impegnata a individuare i difficili accessi alla verità o ad un dato assoluto, ma semplicemente tesa ad un possibile dialogo che dà amore per chiedere amore.
È dialogo che si realizza in una scintilla di vita attraverso il dire e l’immaginare spontaneo, quale necessità di fuggire e liberarsi da moti e motivi che non sono soltanto del nostro poeta ma appartengono a tutti noi. Da questo dialogo nasce la vera poesia, quella del cuore, della riflessione e dell’analisi della vita, che ci offre un messaggio intimo, sofferto, palpitante, sentito e vissuto.
Siamo davanti ad una poesia un po’ particolare e singolare del crotonese Davide Zizza, giovane filologo e studioso delle lingue straniere che collabora con Patria Letteratura e con il periodico L’Estroverso; un suo saggio, “La lettura e la scrittura come etiche dell’ascolto” è stato inserito nel volume collettaneo “Ascolto per scrivere” dell’Editore Fara (2014). Ed ancora. Due suoi contributi critici, “Salvatore Quasimodo. Giorno dopo giorno e il tormento nella poesia” e “Laforgue e Lowell, due ritratti della modernità” sono apparsi sulla rivista greca Poesia e Letteratura. Inoltre sue poesie e articoli appaiono frequentemente su Poetarum Silva e su Samgha.
Zizza poeta vuole annotare i passaggi della vita, passaggi visti forse quasi frettolosamente ma pur connotati di forte incidenza umana. Come quando in cielo cominciano ad apparire le prime nuvole e, subito dopo, una pioggia raccoglie i frutti di tutto ciò che in precedenza era stato preparato, così le poesie che leggiamo ci regalano splendide perle di saggezza, come cadute appunto dal cielo. E già perché Davide, le sue riflessioni ce le offre guardandosi attorno durante il suo e nostro quotidiano.
Leggiamo in Dopo la notte, prima dell’alba: “ Il rumore liquido dell’acqua del lavandino, / mani e volto che si lavano tranquilli / alle ore in cui l’alba è un ancora un sogno / che possiede il colore l’ambra su uno sfondo / rosa, blu oltremare di notte svanita / e un timido albore riflesso sui miei / occhi castani irradia luce di fuoco. // La calma completa il senso del dolore, / come l’alba completa il cielo della notte, / mie invocate tenebre in un sogno, / incanto, attraversamento”.
Sto, stiamo apprendendo che per questo giovane poeta la poesia è vita, dove vivono e si riassumono esperienze e ricerche, dove al di là degli esiti e dei sentimenti, c’è la speranza, la quale diventa certezza attraverso una fede sincera perché “attendo segnali di fuoco all’orizzonte. / E prego, per i miei occhi che possano ritrovare / la luce naturale dei giorni”.
Vi è vivacità di immagini, di illuminazioni, invenzioni che arricchiscono una poesia già nutrita da un verso sciolto ed efficace e fatto cosmopolita per le sue esperienze riccamente vissute in diversi angoli del mondo e per le sue liriche espresse anche in lingue straniere. L’insieme è sobrio ed elegante e, dietro l’impressionismo apparente del pronunciato, svela le continue tensioni di un attento testimone ricco di stupori e di metafore.
Il poeta, l’amico Davide Zizza, con chiara scansione, costruisce un suo mondo entro cui ritrova pagine dell’esistenza ed anche i ricordi appaiono in un alone non di misticismo ma di equilibrata tensione emotiva. Così si scruta nell’universo, nei rapporti umani, nel vivere l’amore.
Al postutto, questa raccolta di poesie risulta essere il riscontro di un disegno preciso del giovane poeta, dove alla necessità del dire fa riscontro un tessuto poetico che insegue nei meandri delle occasioni quotidiane, un’urgenza viscerale da raccontare ed esternare.