Il viaggio di Saverio De Bartolo che attraversa la storia, sospesa nel passato, in quel tempo che ancora sa incantare
Negli anni ci ha donato libri della riflessione e della memoria come Il Cerusico di Mizzana del 1997; I temi politici della sinistra extraparlamentare negli anni ’70: il caso del Manifesto( 1998); dello stesso anno Il Manifesto anni ’70: “una rifondazione politica” a sinistra del PCI. Analisi dei contenuti delle tesi del Manifesto; AmaraMente, Miscellanea di versi del 2003; “Kakovia” del 2004; Famiglia De Bartolo, via Kakovia n. 6 Ciro’( 2006) e ancora in questo stesso anno Se la buona Marta …; e poi nel 2007, dedicate al suo famoso conterraneo Le Cinque Novelle, con autobiografia di Luigi Siciliani e Carissimo Gigi, Lettere di Giovanni Pascoli a Luigi Siciliani; A froggia e Mastu Lorenzu del 2010 e Si sa che… Montedison, le ricerche, le persone… del 2012. Su questa traccia è la pubblicazione fresca di stampa (maggio 2016) per i tipi della CopyArt di Ferrara dal titolo “Civiltà contadina nel territorio di Cirò nel primo ‘900”.
Sto dicendo del cirotano Saverio De Bartolo, già ospite della nostra “Pagina della Poesia”, il quale ci offre un libro che può sembrare anacronistico e comunque lontano dagli interessi culturali e dalle problematiche sociali della nostra quotidianità. E invece non è così. È essenziale non perdere la nostra identità, la nostra storia, il nostro passato, il nostro essere, il nostro nome, i nostri genitori, la nostra terra natia. Ed è questo che vuole evitare l’amico De Bartolo. Egli si rivolge soprattutto alle giovani generazioni, non solo di Cirò, troppo distratte da consumismo, materialismo e facile edonismo. Insomma ricordare, fare memoria attraverso un viaggio che attraversa la storia, sospesa nel passato, in quel tempo che ancora sa incantare, che racconta la storia di Cirò, del Cirotano, della gente di Calabria.
Pagina dopo pagina, ogni angolo assume un volto familiare; emoziona e appassiona e diviene memoria e identità. Scorci di una strada animata, fra giardini ed orti, fra uliveti e stalle, fra vecchie case, luci e tanta vivacità, quasi un dipinto di quello che è stato e che purtroppo va scomparendo se non è già scomparso in alcuni tratti. Una vera miniera di dati, corredata anche da una ricca bibliografia, un interessante itinerario storico – antropologico che, nei trentaquattro capitoli che lo compongono, ruota tutto attorno alla fierezza di un popolo, tribolato ma mai sconfitto e sorretto da tanta Fede seppur corretta da pregiudizi; figure, luoghi, personaggi, giochi, chiese, feste e i vari e tanti lavori del contadino; gli animali come pregiudizio e tanto altro ancora.