Un ricercato itinerario nel mondo dell’occultismo attraverso racconti ed esperienze
“Porte che si aprono da sole, scalpiccii furtivi e sussurri in soffitta, stanze immerse nel buio in cui albergano misteriose presenze. Il mondo dei morti si mescola a quello dei vivi in questa preziosa antologia che ha come nucleo centrale il motivo delle case infestate…Un tòpos letterario e cinematografico che si è consolidato tra Otto e Novecento anche grazie ai racconti qui inclusi, alcuni dei quali vengono proposti per la prima volta in Italia”( dalla quarta di copertina).
Si tratta, e lo dico subito, di una lettura densa e illuminante, anche se a tratti piuttosto impegnativa, che apre scorci inediti sulla cultura dell’occulto, del misterioso, del fantastico diffusasi soprattutto nel nord Europa tra castelli e vecchi palazzi e non solo. Da ogni pagina se ne ricava un triplice tuffo nel passato, nel presente e nel futuro. Insomma è un libro da leggere, rileggere e annotare, senza mai perdersi d’animo. Sto dicendo del libro antologico “Gli inquilini del piano di sopra. Case infestate nelle ghost stories”( Ed. Nova Delphi, Roma 2016) a cura di Gabriele Scalessa, ben noto in particolare ai Serresi, che gliene sono grati, per aver dedicato un’importante pagina al nostro poeta-scalpellino Mastro Bruno Pelaggi nel Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani (Volume 82 – 2015). Il libro, oggetto di questa nota, raccoglie storie, racconti, esperienze vissute da romanzieri di gran vaglia, tutte accomunate dal tema delle case infestate, stregate, possedute.
Nella sua corposa e avvincente introduzione, Scalessa, citando una costruttiva e ricca bibliografia di autori, anche stranieri che lo stesso ha tradotto, e che a vario titolo se ne sono interessati, sviluppa un’ampia panoramica di “quel complesso di manifestazioni misteriose e inesplicabili la cui caratteristica essenziale è di collegarsi in guisa speciale ad una località determinata” come definito da Ernesto Bozzano, esperto spiritista italiano. Tutto avviene in un ambiente ben preciso e relativamente chiuso, come, specifica Scalessa, “fra le quattro mura di un’abitazione come a bordo di una nave, in un antico sito archeologico come in una cittadina di pochi abitanti”. Il fenomeno, per la verità, si è manifestato, non solo nei secoli scorsi ma già dall’antica Grecia e dalla Roma di Plinio il Giovane che a proposito di una casa ateniese la definiva “spatiosa et capax, sed infamis et pestilens”, insomma infestata da fantasmi. Partendo da questo dato, lo Scalessa ci offre un ampio a arricchente studio sulle “case infestate tra letteratura scientifica e narrativa” e lo fa attraverso le varie caratteristiche, tipologie del fenomeno, quali il mesmerismo, l’odismo e la magia, ma anche attraverso l’illustrazione del sito particolarmente oggetto delle manifestazioni: la casa nelle sue varie sfaccettature edilizie e ambientali, una dimora di campagna o di città, un castello o una reggia, come quella, aggiungo io, di Drottningholm in Svezia dove ancora oggi sono ospiti particolari “inquilini”, i fantasmi; la casa inondata della luce del giorno o immersa nelle tenebre, perché “le ombre sono lì, nonostante la luce del sole” come affermava Violet Tweedale.
L’esauriente lavoro dell’amico Scalessa prende in esame ben otto racconti con relative specificità del fenomeno, otto esperienze letterarie che meritano attenzione: “Gli infestati e gli infestatori, o la casa e la mente” di Bulwer-Lytton, “Un autentico caso di infestazione” di Le Fanu, “La sedia dondolo” di Perkins Gilman, “La sala rossa” di Wells, “Il fantasma finto e quello vero” di L. Baldwin, “Rue Monsieur le Prince,n.252” di Cram, “Il caso dell’uomo che origliava” di Blackwood e “La presenza nella camera all’ultimo piano” di Morrison.
Mi fermo qui, perché il libro dev’essere soltanto presentato, annunziato e spetta al lettore verificarne la bontà e comprendere i molteplici contenuti. Una cosa è certa, vivo apprezzamento va speso con schiettezza all’amico dei Serresi, Gabriele Scalessa, che ha avvertito il bisogno di incamminarsi in un tortuoso sentiero, quale quello dell’occultismo e dintorni, per arricchire la voglia di sapere, di conoscere.
Chi è Gabriele Scalessa
Il giovane (1977) studioso romano ha conseguito il dottorato di ricerca in Italianistica presso la “Sapienza” di Roma. Si occupa principalmente di letteratura italiana dell’Otto-Novecento e ha scritto, fra l’altro, su Niccolò Tommaseo e il secondo romanticismo. Si occupa inoltre di poesia in dialetto: ha pubblicato diversi articoli su Salvatore Di Giacomo, Mario dell’Arco, Franco Scataglini, Luciano Cecchinel, la neodialettalità. È socio del Centro Studi “Giuseppe Gioachino Belli”, per cui ha curato il volume di atti Sergio Corazzini. Ha scritto saggi per i master on line “Scrittura, letteratura e la rete” e “Teoria, metodologie e percorsi della lingua e della cultura italiana per gli studenti stranieri”, entrambi organizzati dalla Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” in collaborazione con la Scuola IAD (Istruzione a distanza). Suoi scritti sono apparsi su «Periferie», «Il 996», «Studi medievali e moderni», «Pagine», «Polimnia», «Capoverso », «Studi (e testi) italiani», «Sincronie», «In limine. Quaderni di letterature viaggi teatri», «Il parlar franco», «L’abaco», «Rassegna della letteratura italiana», «Linguistica e letteratura».
Ha tradotto e curato per l’Editore Manni il volume di William Hope Hodgson, Carnacki. L’indagatore dell’occulto. Inoltre per Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani ha curato pagine dedicate , oltre che al nostro Mastro Bruno Pelaggi, a Geno Pampaloni, a Nino Oxilia, a Cesare Pascarella e altri.